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fumo solo per darmi arie nei polmoni

Creato il 11 ottobre 2015 da Plus1gmt

Giorgio compra le John Player Special solo perché hanno il pacchetto nero e non stona quando lo estrae dalla tasca interna della giacca nera. È chiaro che non si tratta di una questione di brand. Quello, come altri, campeggia su certe auto da Formula Uno e lo si ritrova come sponsor di manifestazioni che lo snobismo di chi ascolta i Bauhaus considera su un altro pianeta. Io, per dire, della stessa marca ho un ombrello e uno di quei fazzoletti che la moda del mille-novecento-settanta-boh imponeva annodati stretti al collo. Per dire, ne ho uno uguale rosso della Coca Cola. La chiave di questa scelta anti-salutista non dev’essere nemmeno individuata nel tabacco. Le John Player Special fanno oggettivamente schifo ma nessuno, così schiavo degli abbinamenti cromatici, rinuncerebbe mai a far notare agli altri l’attenzione che ha posto anche in un dettaglio come quello.

Le Winston con il pacchetto morbido vengono invece da quella canzone dei Genesis in cui cigarettes fa rima con majorettes, ma diciamocelo, questa è più difficile che gli altri la colgano soprattutto ora in cui intanto Peter Gabriel si fa i fatti suoi e loro, rimasti in tre, si dedicano a certe ballate melense che non sto a raccontarvi. Ma non è solo la musica a determinare la marca di una potenziale condanna a morte, anche se il tempo degli annunci funebri sulla confezione è ancora lontano e in tv, a partire da Tribuna Politica per arrivare a qualsiasi intervista al TG, tutti si fanno riprendere con la sigaretta accesa in mano.

C’è pieno di amici che fumano MS o le Bis o le Diana perché costano sensibilmente meno, e da questo particolare capisci che non è più un vezzo per sembrare più grandi ma siamo già nell’ambito del vizio che poi non ti scolli più di dosso, figurati dai bronchi. Comunque tranquilli, alle Nazionali che rappresentano il fondo e che fumano solo i muratori nessuno c’è ancora arrivato. Le ragazze preferiscono invece quelle sottili come le Fine 120 o le Cartier, d’altronde sono state studiate apposta per loro e tutta la questione del diametro genera non poche volgari ilarità e doppi sensi nelle battute tra i maschi. Ci sono quelle che invece ostentano le sigarette alla menta, le Pack e le Marlboro verdi che si trovano solo in Costa Azzurra e si acquistano quando vanno in treno nelle discoteche di Juan Les Pins che mettono new wave. Io ho provato a fumarle ma il contrasto tra respiro caldo e sapore rinfrescante mi ha fatto vomitare al terzo o quarto tiro.

Le Camel e le Lucky Strike le comprano solo quelli che vogliono fare i duri, i metallari e quelli che fumano poche sigarette e tante canne, ma non vi nascondo che il logo delle Lucky che ricorda il bersaglio tricolore dei Mods è quello che mi piace di più. Infine c’è la nicchia che si gonfia la bocca in tabaccherie di cose come le Dunhill rosse o le Peter Stuyvesant solo perché si sente la pubblicità alla radio con quel jingle che non te lo togli più dalla testa. Fine della storia.

Oggi, e parlo dell’oggi vero, del 2015 insomma, chi fuma è trattato – giustamente o no – come un appestato, vedo ragazzetti in terza media con la sigaretta in bocca mentre vanno a scuola e spero davvero che mia figlia non prenda mai il vizio. È sempre più diffusa l’usanza di usare il tabacco sfuso, chi la segue ti dice perché così risparmia e fuma di meno per via dello sbattimento di farsi la sigaretta anziché trovarla pronta. Non so, qualche anno fa in un brevissimo rigurgito di ripresa del vizio facevo anche io così, e devo dire che, senza filtro, è l’unico modo per gustarsi appieno il tabacco, se ha senso farlo. Perché anche io ho iniziato in terza media – era l’estate del 79 – e ho smesso nel 94 durante una manifestazione contro il primo governo Berlusconi. Camminavo tra le bandiere rosse e ho preso il pacchetto ancora pieno e l’ho gettato via. C’erano già tante cose che facevano male al morale che ho deciso che, almeno il corpo, era meglio preservarlo sano.



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