Fundacion Tony Manero, finalmente un articolo in italiano

Creato il 15 marzo 2012 da Postscriptum

the English translation of this article at bottom of the page…

Qualche giorno fa Mick Paolino, direttore di Post Scriptum, mi ha incaricato di andare in Spagna, nei paraggi di Barcellona, per intervistare la Fundacion Tony Manero. È una delle mie band preferite in assoluto, dunque non potevo che cogliere l’invito con estremo favore. Allora ho preso dal fondocassa tutti i soldi che mi potevano servire, mi sono portato appresso la mia ragazza e insieme siamo partiti in aereo. Quando ho cominciato a chiedere informazioni in giro, la gente mi ha subito detto che non avrei trovato facilmente Lalo Lopez. Le indicazioni più precise portavano ad un sobborgo, non lontano dal mare. Raggiunto il luogo mi resi subito conto che non era il posto che avrei potuto immaginarmi, case di un paio di piani massimo, tegole riarse dal sole sui tetti a spiovente, mura macchiate di tempo e di salsedine, elementi barocchi che rendevano il tutto così simile a certi angoli dimenticati di Sicilia. Mi sentivo a casa, per alcuni versi. Poi, da una bottega di un liutaio, proprio mentre stavo cercando di convincere la mia ragazza ad entrare per spendere i primi soldi, venne fuori un distinto tizio non vedente. Così mi disse:

Ecco come avevo appena perso l’infinito di un sogno che stavo vivendo. Al risveglio, ho pensato che fosse giusto cercare di ricordare il momento onirico, per mezzo dei formalismi di un articolo:

Intervenendo in una discussione sul web, riguardante la penuria di giovani lettori (ma anche di adulti), mi esprimevo in tal senso: L’errore di chi eterodirige (o vorrebbe farlo) e i motivi della disaffezione alla lettura, sono secondo me da cercare proprio nel comportamento dei primi. Parliamoci chiaro, il problema non risiede nei “programmi scolastici”, quanto in chi li applica. Quando i professori smetteranno di insegnare per insegnare, di spiegare l’arte per l’arte, la letteratura per la letteratura, finalmente addentrandosi nelle ragioni “politiche” di ciò che spiegano, allora forse si riuscirà ad intercettare qualche possibile, probabile, lettore del futuro. Spiegare Michelangelo, senza dir nulla dei suoi contrasti con Giulio II è da criminali; la bellezza delle linee e la plasticità delle forme sono assolutamente secondarie all’interpretazione delle intenzioni. L’episodio dantesco di Pia de’ Tolomei non mi ha mai commosso… come si fa a non spiegare ai discenti quanto del partito guelfo e di quello ghibellino ancora informa la società italiana? L’Orlando Furioso sarà sempre considerata una corbelleria dal gusto già retrò nel tempo in cui l’Ariosto la pensava, se non si chiarisce la presa per il culo alla corte estense, il desiderio di uscir fuori da una società frenetica e materialista.

I mass media, grandi eterodirettori di copiose percentuali umane, con più abilità di quanta ne è riscontrabile tra gli intenti dei professori di letteratura o negli eventi organizzati dai circoli culturali, inducono e spingono verso generi più semplici ed economicamente vantaggiosi. Il risultato è che ben pochi si chiedono cosa ci sia dietro qualunque tipo di opera d’arte. Ovviamente l’ambito musicale non prescinde dalla situazione delineata. Ed è a causa di questo che miriadi di artisti meritevoli sono spesso relegati in oscuri ambiti ed ivi rimarranno per i secoli dei secoli…amen.

La Fundacion Tony Manero, disco-funk band spagnola, avrebbe meritato probabilmente molto più che la pur dignitosa fama nazionale. Non perché i tizi propongano un sound innovativo, diciamocelo, quanto perché suonano davvero bene e le loro “canzoni” sono belle. Non una band dal retrogusto letterario e colto (strictu sensu), tutt’altro. Musica da party, nulla più, almeno sino alla svolta degli ultimi tempi. Questi musicisti sono epigoni di un sottogenere funkeggiante che affonda le sue radici nei mirabolanti Earth, Wind & Fire e, attraverso valli wonderiane, oscuri cunicoli sotterranei dalle pareti cesellate di Dexter Wansel, finalmente sfocia nella reinterpretazione in chiave jamiroquaiana.

Ciò che però distingue la Fundacion, dalle tante fatue, mere imitazioni, è la capacità di apportare a questo sound una cifra stilistica latineggiante. Prima dei Jamiroquai si dovrebbero menzionare i seminali Brand New Heavies o gli essenziali Incognito, ma se non l’ho fatto è perché questi spagnoli – a torto o a ragione (secondo me a ragione) – hanno volontariamente deciso di semplificare l’acid jazz forse un po’ ridondante delle due formazioni citate.

Il clima umorale della prima Fundacion è caldo, esplosivo, sensuale, rispecchiante la situazione meteorologica locale (abbastanza simile alla nostra siciliana, in fondo), ma non solo. La costante party-situation di inizio carriera è rappresentativa di un momento politico ben preciso, coincidente con il c.d. boom economico sociale spagnolo. La carriera discografica si apre con album live, una dichiarazione di intenti, sincera enunciazione delle loro maggiori influenze: si va da pezzi storici della Disco come Le Freac, a Superstition di Wonder, colte citazioni come Superfly (ecco perché prima dicevo “strictu sensu”, voglio vedere quanti oggi si ricordano di Curtis Mayfield) e sorprendenti conoscenze quali Che Idea (Ma quale idea, in origine) di Pino d’Angiò (ca cchiù nun su ricordunu mancu in Italia).

Nel 2001 esce il loro primo lavoro in studio Looking For La Fiesta. In alcuni momenti i brani suonano come classici, da band di livello internazionale. E non mi riferisco alla classificheggiante eppur potente Supersexygirl(al minuto 1.51 circa, ha inizio una parte da farti accelerare i battiti cardiaci). La title track stessa è una goduria, non si può non voler andare di corsa in spiaggia, con un bel paio di persol vintage, baffoni e basettazze. Ogni cosa deve essere al posto giusto, come ogni minima componente del brano che funge da colonna sonora alla nostra estate anzitempo. Nel senso che, con questo pezzo, si può ambire alla bella stagione anche in mezzo ad un uragano in una triste giornata di Marzo. Conmotion è divertente, coinvolgente, ma troppo poco “personale” (leggi “poco originale”). Tuttavia è il tipico brano da chiusura concerto, un vero inno alla Disco Music. Impossibile non sentire un formicolio crescente alle gambe. Tropical Funky President prefigura le prossime direzioni sonore della band, nel suo coniugarsi maggiormente al filone rockeggiante, gran pezzone con un ritornello miracoloso. La canzone muta più volte, in corso di svolgimento, avvicinandosi talvolta anche al latin jazz. Viene in mente Jamiroquai, senza dubbio, ma rispetto il disegno tracciato complessivamente dalla band inglese, qui c’è una maggiore esuberanza ad avvolgere le calde tonalità del suono. Il capolavoro del disco è secondo me Lover’s Symphony, in cui l’attacco è a dir poco sorprendente. Le orchestrazioni iniziali sono il commento della Fundacion, la spiegazione di un qualcosa che ci sfuggiva sino ad ora, il trait d’union tra Duke Ellington (e Mingus) e gli Earth Wind & Fire. Un lavoro filosofico che rende onore anche ad una visione della vita – quella legata al Funk anni ’70 – troppo spesso ingiustamente degradata a mero sinonimo di sgambate allegre in discoteca. Lover’s Symphony è la loro That’s The Way Of The World, ma non nel senso che ne è una scopiazzatura, si tratta di analogie interiori, di sentimento, solo questo.

Nell’album successivo, del 2002, nascostamente dietro i soliti temi del funky (cioè il sesso, poi il sesso ed il sesso e anche l’amore), ci sono delle intelligenti critiche alla società che si andava formando, dopo le esaltazione del primo momento. Che non era tutto oro ciò che luccicava, nella Spagna di Aznar, era cosa più che sospettabile. Ma credo neanche la Fundacion immaginasse un esito così sconfortante, conseguente al periodo Zapatero. Forse l’ultima occasione per la Socialdemocrazia, l’ultima opportunità di dimostrare la capacità di governo. Ma nel 2002 siamo ancora lontani, lontani persino dagli attentati dell’11 Marzo 2004. Si concretizza la gioia di una Spagna ormai definitivamente fuori anche dagli ultimi strascichi di franchismo, una incontenibile voglia di vivere che neanche un governo reazionario può fermare. United Soul è il brano apripista dell’album. Il suono della chitarra è fortemente compresso e poi filtrato da una specie di auto-wha (o qualcosa del genere), la maturità raggiunta si avverte sin dal prima plettrata. Entrano anche gli altri musicisti e – non c’è dubbio – la band è giunta al suo periodo classico. Tutto ciò per annunciare un pezzo degno del miglior Jason Kay. Adesso non si può che ambire all’esportazione della band. Segue Master Mike, estremamente divertente! Poi tocca a Sunday Disco Dawn – sezione fiati come al solito calibratissima, precisa e ficcante – uno dei momenti migliori del disco insieme ad United Soul e Sweet Movimento. Quest’ultima deve molto a certe cose dei Jamiroquai, ma è un debito discreto, coronato da un riff estremamente iberico. E poi il ritornello bisogna canticchiarlo per forza: I like, I like, your sweet movimiento… e siamo pronti per ridiscendere in pista! O in spiaggia!!! I fiati ben posizionati sono la caratteristica predominante di una band che fa dell’insieme la sua marcia in più. Le canzoni non sono mai noiose, basti pensare ad Everyone is Movin (il tema è sempre quello…la cultura letteraria, che avete capito?!?), quando al minuto 02.20 circa c’è la prima avvisaglia di una grande parte strumentale che subentrerà definitivamente a 3.23 (assolo di tromba e ritmica serrata di chitarra)… la compagnia di Jamiroquai qui si sente parecchio, in vero, ma che importa! Quando una cosa piace, piace!!! E per parlare di nuovo di influenze, è impossibile non sentirne – dal lato Incognito – nella notevole Slip Life. Ci si chiede come mai di una band che suona così non si trovi nulla (o quasi) online. E soprattutto perché qui da noi nessuno li conosce? Fonky Macarron è il momento più retrò, utilissimo per fugare ogni dubbio sulla personalità originalissima di questa band che suona il funk da un punto di vista assolutamente filologico. Sweet Movimiento è senz’altro il miglior lavoro della Fundacion, assolutamente da ascoltare.

Arriva il 2004, con i suoi problemi, in tutti i sensi, da quello politico a quello strettamente musicale. Click non è all’altezza dei precedenti e forse strizza un po’ troppo l’occhio ad una elettronica troppo indulgente verso il commerciale. Sube El Tocadiscos ed Expectorante sono i due momenti migliori. Appena interessante la rievocazione del fantasma di Prince in Chungo de Guitar. Non si tratta solo di una questioni di sonorità, ovviamente, quello che si sente è una certa stanchezza di idee.

Le cose vanno meglio con Pandilleros del 2009, un lavoro del tutto diverso da ciò che era stato fatto sino ad allora, tanto da farli sembrare un’altra band. La Fundacion è molto più incline al rock che al funk, predisponendo la colonna sonora per una sceneggiatura di un film inesistente trattante un grave fenomeno dei sobborghi di Barcellona degli anni ‘80, quello delle bande criminali (pandillas). Un progetto che comprende anche altre espressioni artistiche quali quelle legate al mondo del fumetto e del teatro. Su tale base viene ideata la struttura di ventisei brani potentissimi, in una chiave del tutto inedita che potrei definire “progressive-funk”. È uno dei migliori lavori ascoltati negli ultimi anni. Funk, jazz, latin, rock, in un coltissimo melting pot, questo è Pandilleros. Non c’è più largo per la spensieratezza di Supersexy Girl, una sensazione che riflette i sentimenti di una Spagna che esce ridimensionata dalle aspettative deluse degli ultimi anni.

Ancora mi sembra di passeggiare per i viottoli eterni di una ciudad que yo creí mi pasado es mi porvenir, mi presente. E intanto, mentre cala la sera, colgo nell’aria le parole del cieco, un vento soffia dal sud portando el olor del jazmín y la madreselva, el silenzio del pájaro dormido, el arco del zaguán, la humedad – esas cosas, acaso, so nel poema.

Traduzione (avventata):

Mick Paolino – director of Post Scriptum – a few days ago asked me to go to Spain, in the neighborhood of Barcelona, to interview the Fundacion Tony Manero. It is one of my favorite bands of everytime, so I took the invitation with great favor. I have withdrawn from the fund cash all the money that could be useful, I brought along my girlfriend and together we flew out. When I started to ask around, people told me immediately that I would not find easily Lalo Lopez. The more precise indication ended in a suburb not far from the sea. Reached the place I soon realized that was not the place that I could imagine, little houses of a couple of floors up, parched by the sun roof on sloping roofs, stained walls of time and salt air, Baroque elements that made it all so similar in some forgotten corner of Sicily. I felt at home, in some ways. Then, from a workshop of a luthier, just as I was trying to convince my girlfriend to come in and spend the first money, a distinguished old blind man came out. So He said:

«Quién, al andar por el crepúscolo o al trazar una fecha de su pasado, no sintió alguna vez que se había perdido una cosa infinita?».

Here’s how I lost the infinitive of a dream that I was experiencing. Upon awakening, I thought it was right to try to remember the dream now, through the formalism of an article:

Writing in a debate on the web concerning the lack of young readers (as well as adults), I spoke to this effect: The error of those who direct the others (or would do so) and the reasons for disaffection to read, in my opinion is to look right in the behavior of the first. Let’s face it, the problem lies not in the “school programs”, as in those who apply them. When teachers stop teaching to teach, to explain art for art, literature for literature, finally delves into the “political” reasons of what they explain, then maybe it will be possible to intercept any probable future reader. To Explain Michelangelo, saying none of its contrasts with Julius II, it’s a criminal job, the beauty of the lines and the plasticity of the forms are absolutely secondary to the interpretation of intentions. For the episode of Dante’s Pia de’ Tolomei, I must say was never touched in my soul … how can a techer not explain to students what the Guelphs and Ghibellines that still informs in the today Italian society? The Orlando Furioso will always be considered a retro flavored trifle, if it don’t becomes clear the great take the piss to the Este court, the desire to get out from a hectic and materialistic society.

The media directs large percentage of abundant human resources, with more skill than it is to be found between the intent of the professors of literature or in the events organized by cultural circles, lead and push to more cost-effective and simple products. The result is that very few people wonder what is behind any kind of artwork. Obviously the field of music is not out of the outlined situation.
And it is because of this that myriads of deserving artists are often relegated to dark areas and remain there for ever and ever, in secula seculorum … amen.

The Fundacion Tony Manero – Spanish disco-funk band – probably deserved a lot more dignified that even national reputation. Not because the guys bring an innovative sound, let’s face it, but because they sound really good and their “songs” are beautiful. Not a literary or cutured aftertasted band (not in strictu sensu). Party music, nothing more, at least until the turn of the last times (we’ll talk). These musicians are followers of a funky subgenre that has its roots in the amazing Earth, Wind & Fire, and through wonderian valleys, dark underground tunnels with  walls chiseled of Dexter Wansel ideas, finally leads to a jamiroquaian reinterpretation.

But what distinguishes the Fundacion, from the fatuous and mere imitations, is the ability to bring a latin mood in their sound (in different ways, instead of Jason Kay, of course). Before Jamiroquai I should mention the seminal Brand New Heavies and the essential Incognito, but if I didn’t it is because these Spaniards – rightly or wrongly (I think rightly) – have voluntarily decided to simplify the perhaps redundancy of the  typical acid jazz of the mentioned two formations.
The humoral climate of the first Fundacion is hot, explosive, sensual, reflecting the local weather (quite similar to ours in Sicily, after all), but not only. The constant party-situation of early career is representative of a precise political moment, coinciding with the Spanish social-economic boom. A live record album opens the career, with a sincere statement of their biggest influences, ranging from historical pieces such as the disco classic Le Freac to the Stevie Wonder’s Superstition, picked quotes like Superfly (that’s why I said earlier “strictu sensu”. I want to see how many people today remember Curtis Mayfield) and surprising knowledge such as Che Idea (Ma Quale Idea, in origin) by Pino d’Angiò (ca cchiù nun su ricordunu mancu in Italia. Olvidado en Italia). In 2001 they released their first studio album Looking For La Fiesta. In a few moments the songs sound like classics of an international band. I am not referring only to the powerful hit track Supersexy Girl (you can risk an heart attack, at about 1:51 minutes). The title track itself is a pleasure, I already see myself on the beach, with a nice pair of vintage persol, a big mustache and two enormous sideburns. Everything must be in the right place, as every little part of the song, that serves as a soundtrack to our early (imaginary) summer. In the sense that, with this piece, you can aspire to the good weather also in the middle of a hurricane in a sad day in March. Conmotion is entertaining, engaging, the typical closing song for a concert, a true ode to Disco Music. Impossible not to feel  growing a tingling in the legs. Tropical Funky President foreshadows the bands future directions sound. The song changes several times, in progress, sometimes approaching to latin jazz. Jamiroquai comes to mind, no doubt, butm over the whole design traced by British band, there’s a greater exuberance to wrap the warm tones of sound. Lover’s Symphony is the album masterpiece, the attack is amazing. The initial orchestrations are the review of the Fundacion, the explanation of something that escaped us until now, the trait d’union between Duke Ellington (or Mingus) and Earth Wind & Fire. A philosophical work that also pays homage to a vision of life – the one linked to the Funk ’70s – too often unfairly downgraded to a mere synonym for the well nice disco sgambate. Lover’s Symphony is their That’s The Way Of The World, there are analogies in the inner feeling.

The album later, in 2002, secretly, behind the usual themes of funky (sex, then sex and sex and even love), there are some intelligent criticism for the forming society, after the exaltation of first times. It was not all gold that glittered, in the Spain of Aznar, it was more than suspected. But I think even the Fundacion never imagined an outcome so depressing, following the Zapatero period. Maybe the last chance for the Social Democrats, the last opportunity to demonstrate leadership ability. But in 2002 we are still far, even far away from the attacks of 11 March 2004. The joy of a Spain, now definitely out from the last traces of the Franco regime, there is an irrepressible joie de vivre that a reactionary government can’t stop. United Soul is the track dozers. The guitar-sound is highly compressed and then filtered through a kind of auto-wah (or something similar), I felt the reached maturity from the first plettrata. When enter the other musicians there are no doubt, the band fly in it’s classical period. All this words to announce a piece that is worthy of the best Jason Kay. Now they can only aspire to export the band. Following Master Mike, brings a lots of fun! Then it’s up to Sunday Disco Dawn – horn section, as usual, is highly precise, accurate and insightful – one of the best moments of the disc along with United Soul and Sweet Movimiento. This owes much to certain things of Jamiroquai, but it is a discreet debt, crowned with a very Iberian riff of guitar. And then, the chorus it’s to be singed: I like, I like, your sweet movimiento … and we are ready to back down on the dance floor! Or at the beach!

The always well positioned horns are the predominating extra.gear of the band. The songs are never boring, just think about Everyone Is Movin (the theme is always that…the literary culture!!!), when at about 2:20 minutes there is the first sign of a great instrumental part, successor to 3.23 (solo trumpet and a great rhythm guitar) … here I fell a lot the company of Jamiroquai, it’s true, but who cares! When something like, it like! And speaking of new influences, it is impossible not to hear in Slip Life some echoes from the Incognito side. I wonder why, it’s unreachable online, a band that sounds in this way. And above all, because here (in Italy) no one knows Lalo Lopez & Co.? Fonky Macarron is the most retro songs, very useful to dispel any doubt about the personality of this highly original band that plays funk from a philological point of view. Sweet Movimiento is certainly the best work of The Fundacion, it’s a must to listen to.

The 2004 comes with its problems, in every sense, from the political to the purely musical point. Click is inadequate, not at the level of previous works, and maybe squeeze a bit ‘too much the eye to the electronics. Sube El Tocadisco and Expectorante are the two best moments. Just a bit interesting is the evocation of Prince ghost in Chungo de Guitar. It is not just a questions of sound, of course, what I feel is a certain weariness of ideas.

Things go better with Pandilleros (2009), a work completely different from what they had been done until then, so that they sound like a different band. The Fundacion now is much more inclined to rock than funk, providing the soundtrack for a screenplay for a movie – that does not exist – treating a serious problem of Barcelona suburbs in the 80s: the criminal gangs (pandillas). A project that also includes other artistic expressions such as those related to the world of comics and theater. On this basis the structure is conceived of twenty-six powerful songs, in a completely new key that I could define “progressive-funk”. One of the best works in recent years. Funk, jazz, latin, rock, cultured in a melting pot, this is Pandilleros. There is no more space for a Supersexygirl, a feeling that reflects the sentiments of a Spain that comes resized by unmet expectations.

Yet I seem to wander off into the eternal paths of a ciudad que yo creí mi pasado es mi porvenir, mi presente. E intanto, mentre cala la sera, colgo nell’aria le parole del cieco, un vento soffia dal sud portando el olor del jazmín y la madreselva, el silenzio del pájaro dormido, el arco del zaguán, la humedad – esas cosas, acaso, so nel poema.


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