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Fuochi

Creato il 31 dicembre 2010 da Elgraeco @HellGraeco
Fuochi

31 Dicembre 2012

Passeggiare per Londra è pericoloso, soprattutto di sera. Ma l’ho fatto lo stesso. Dovevo comprarle un altro regalo, ora che è a letto con la febbre. L’unica cosa decente che sono riuscito a trovare nei negozi sempre più vuoti è una mini-scacchiera in mogano incisa, con pezzi in roccia, scolpiti. Di squisita fattura, pari a 1900 sterline, scontata del 10%. Mi sono fatto prestare i soldi dal suo agente, Richard. Non li riavrà tanto presto. Che vada a fare in culo.
A pensarci, non so neanche se Zooey sappia giocare a scacchi. Le piace l’antiquariato in legno, però, questo è sicuro. Non importa. Avremo tempo per imparare. E poi questo regalo non significa un cazzo.
C’è sempre tempo, per trovare il senso. È una bugia che mi dico spesso.
Bobbies, in un’inedita versione con mascherina, visiera protettiva, guanti, sfollagente, taser, pistola e scudo in plexiglass, coadiuvati dai reparti militari con fucili mitragliatori leggeri, sono sistemati a intervalli di cinque isolati. Di tanto in tanto mi fermano. Sono italiano: necessario il permesso di soggiorno.
Ho la tessera. Questo mi garantisce dieci minuti buoni di controlli. Poi, mi lasciano andare. Prego che l’arancione resti il colore giusto. L’altro giorno per fare dieci isolati ci ho impiegato un’ora e un quarto, a piedi.
Il traffico nel centro città è stato limitato ai soli mezzi pubblici fino alla fine delle festività.

Tre giorni fa, lungo la King James, intasata dal traffico, si è verificato un incidente. Un tizio ha aperto la portiera di un’auto in coda e ha tentato di rapinare il conducente. È stato scambiato per un infetto sia dalla vittima che da tutti gli altri nei paraggi. Non era giallo, era un semplice stronzo in cerca di soldi per sfamarsi o chissà che altro. È scoppiato il panico. Traffico in tilt, tamponamenti a catena, due persone investite da vetture fuori controllo salite sui marciapiedi, e il rapinatore massacrato dalla folla inferocita. Dicono che sia stato appeso a un cartellone pubblicitario e che gli abbiano attaccato al collo un cartello.
Ci sono i soliti beneficiari di permessi speciali per la circolazione.
Zooey ne ha uno, ma io non l’ho utilizzato. Pare che alcuni assegnatari siano diventati bersagli preferenziali di atti di violenza.
Così come i delatori che segnalano la presenza di infetti in un condominio. Quest’ultimo viene subito isolato da un cordone sanitario e sottoposto a verifica. In caso di positività, i residenti vengono fatti uscire con la forza, se necessario, e trasferiti. Destinazione ignota. Si pensa vengano condotti nei complessi ospedalieri nei pressi di Welling-borough, vicino Northampton, messi su per far fronte alla prossima estate, quando è previsto un nuovo picco della diffusione del contagio. Altri si fanno prendere dalle teorie della cospirazione: sostengono che i deportati (cominciano a chiamarli così) vadano in fumo…
Difficile credere che abbiano costruito nuovi forni.
Ma sto imparando a non dubitare della tenacia e della praticità inglese.
Non accade nulla, a livello ufficiale. Non deve.
Il tasso di violenza e aggressioni, stando ai telegiornali, è però incrementato del 27% in soli 7 giorni. Perché a Natale non c’è stato alcun miracolo.
Stamattina, al contrario, s’è diffusa la notizia che tre dei quattro farmaci messi a punto per contrastare il prione e infine abbatterlo, hanno fallito. Il prione è forte.
La pandemia sta riuscendo là dove secoli di idiozie scritte e parlate non hanno potuto. Sta imponendo la vera, indiscutibile uguaglianza sociale.
A casa, trovo Zooey ancora a letto. Luci accese, tv accesa, muta, sintonizzata sulla BBC. Stereo al massimo volume: una canzone dei MK. Finestre spalancate e tende svolazzanti. Dentro fa freddo come all’esterno.
Gioca coi cuscini imbottiti di piume. Svolazzano tutt’intorno, come una nevicata. Dice di sentirsi nuotare nell’aria. S’è messa in testa di imparare l’italiano.
A quanto pare è passato il medico con le ultime analisi e i risultati delle lastre fatte al centro medico di zona. Sembra sia solo una polmonite. Dice che dovrò indossare la mascherina, per poterla baciare…
Spengo lo stereo e mi precipito a chiudere le tre finestre. Di polmonite si muore ancora.
Le consegno il regalo subito, per distrarla. Non lo apre, ma lo butta di lato, tra le lenzuola si seta color crema.
Avanza verso di me in ginocchio, sul materasso. La stringo. Scotta ancora. Forse di più. E ha il fiatone.
In tv, l’orologio in sovrimpressione fa il conto alla rovescia. Manca ancora qualche ora. Le piume continuano a cadere.

***

Fuochi

31 Dicembre 2013

Malvern. Una cinquantina di chilometri a sud ovest di Birmingham. Ci arriviamo che è pomeriggio inoltrato. Il sottile strato di neve di qualche giorno fa è sparito.
Nessun tramonto a salutarci, all’orizzonte. Nessun colore porpora e oro. Il cielo è quasi sempre coperto, in questo maledetto paese.  Dalle prese d’aria del Land-Rover entra un odore acre. Intorno al veicolo c’è del fumo nero. Lei si affretta a chiuderle e attivare il ricircolo. Immagino la scena prima di scorgerla. Svolto. I cespugli e gli alberi si fanno da parte. Si vedono i mucchi. Bruciano.
Si irrigidisce alla vista dei militari. La tranquillizzo. Non è un posto di blocco.
Un soldato sul ciglio della strada, in tenuta mimetica completa, maschera antigas e mitragliatore, si sbraccia per farci cenno di proseguire senza fermarsi.
Altri in tuta blu e rossa, guanti e stivali verde fluorescente e simbolo del rischio biologico sul petto e sulla schiena, trasportano i corpi, avvolti in spessi teli bianchi, alle pire, le cui sommità iniziano a spuntare dai fossati scavati di recente.
Il cadavere, più simile a un fagotto, scivola verso il basso lungo il dorso del mucchio, rigido, già accarezzato dalle fiamme. Poco più in là, un escavatore è al lavoro per preparate una nuova fossa.
Dall’altra parte della strada, in un pascolo, un gregge di pecore. Sono state abbattute. Tutte eccetto una, che continua a brucare quel poco di erba bruciata dal ghiaccio, una ventina di metri più in là, col vello chiazzato di rosso. Forse hanno finito le pallottole. Oppure sono finiti gli infetti.
Crede non sia il caso di passare per la città.
Io non sono d’accordo. Se quei soldati si permettono di restare all’aperto senza uno straccio di barricata di contenimento, vuol dire che la città, come sostiene Cameron, è stata bonificata.
Almeno fino al prossimo focolaio… In ogni caso, si tratta di un paio di notti, giusto per riprendere fiato.
Si è scoperto che il prione serpeggia nei cibi in scatola. Proprio quelli preferiti dalla gente quando è in panico da sospetta pandemia.
Ottimo lavoro. La maggior parte di questa merda, ancora una volta, proviene dalla Cina, tramite contrabbando.
Dobbiamo trovare un posto dove lavarci e riposarci.
Abbiamo preso il carburante da una Jeep abbandonata nei pressi di Tewkesbury. Questo sei giorni fa.
Il fuoristrada era chiuso. Accanto c’erano due taniche rosse. Una rovesciata, l’altra piena di combustibile. All’interno, sistemati sul sedile posteriore, una coppia di adolescenti abbracciati. Gialli, e morti. Parte dei loro volti sporchi di sangue rappreso, soprattutto intorno alla bocca e sulla fronte. Altro sangue incrostato sulle nocche. Non sono riusciti a sfondare i vetri. O qualcuno deve averceli rinchiusi quando già non si muovevano più. Lo stesso che non ha finito il lavoro sporco.
Ho succhiato l’aria dal tubo di gomma morbido ficcato nella bocca del serbatoio e ho sputato la benzina, iniziando a riempire la mia tanica.
Lei ha sparato. Con la Beretta calibro 9. Regalo del suo sergente. Cinque volte, dentro l’abitacolo della Jeep. Due a segno.
È stata costretta, a sparare. L’ha ripetuto, mentre tremava, sul sedile accanto. Li ha visti muoversi. Solo che non è vero. Erano morti, quei due figli di puttana.
Non le ho detto nulla.

Fuochi

La stanza d’albergo è pulita, ma sa di chiuso. Il costo per due notti è stato la Beretta più gli ultimi due caricatori.
A parte sparare, nessuno di noi sa come pulirla e dove trovare altre pallottole. E lei spara troppo, negli ultimi giorni. Anche quando non deve. Il vecchio proprietario e la sua anziana moglie, a quanto pare, hanno gradito la pistola più della carne in scatola. Quest’ultima finirò col buttarla. Proviene dalle scorte militari. È sicura. Ma di questi tempi “sicuro” non significa un cazzo.
I nostri ospiti ci hanno preparato una zuppa di verdure e farro. Ce l’ha portata su in camera, col carrello, la signora. Accompagnata da fette di pane scaldate sulla piastra e una brocca d’acqua.
Se ne è andata subito.
Secondo i nostri ospiti, la popolazione di Malvern è ridotta al 30%. Qui è scoppiato un focolaio la scorsa estate, simile a quanto accaduto a Londra. Cameron ha usato il pugno di ferro, laddove nella capitale, complice la densità abitativa, il contenimento si è rivelato impossibile.
La maggior parte degli edifici sono deserti. E si esce in strada solo se necessario. L’aria è irrespirabile per via dei roghi.
Alla radio Bowie canta della sua cinese. E le spara, vestito da becchino, in un deserto. Bowie è sempre stato un profeta. Ora si sostiene che sia stato un precursore dello Yellow Panic.
Più tardi, esce dal bagno avvolta nell’asciugamano. Capelli bagnati tirati indietro. Si lamenta di non avere un pettine. Ha la pelle d’oca, ma non accenna ad asciugarsi o a coprirsi.
Si avvicina.
Dietro i vetri, osserviamo il cielo nuvoloso. Si avvicina la mezzanotte. I fuochi tingono le nuvole di un giallo smorto.

***

Fuochi

31 Dicembre 2015

C’è un video di Zooey che ancora gira su YouTube. Lo guardo spesso. Per ricordare com’era. Per ragioni opposte, lei non vuole guardarlo.
Occhi meravigliosi. E parlata stentata, di quelle che di certo non ti aspetti da una star.
Che ci è successo?
Lei è fuori a giocare col cucciolo. C’è il sole, ma la neve non s’è sciolta. Ha ripreso a rivolgermi la parola due giorni fa.
Le ho detto che sono andato a cercare rifornimenti. Non mi ha creduto, ma non ha voluto approfondire.
Le voglio bene, per questo.
Dice di sentirsi in forma. Voglio credere che sia così.
Tra una settimana andrò al villaggio. Spero di trovare del cibo per cani, o il nostro nuovo amico avrà un’esistenza molto breve. Non posso preoccuparmi di sfamare anche lui. Ogni giorno percorro a ritroso il sentiero di cinque, sei chilometri. Aspetto un paio d’ore per assicurarmi che non arrivi nessuno per ammazzarci.
Non credo sia infallibile, come metodo d’intercettazione. Ma non posso fare molto altro, da solo.
Forse lì in paese stanno ancora giocando coi regali di Carla.
Alla BBC trasmettono ancora. Repliche, di sicuro, di vecchi show televisivi. Sono stato a fare zapping per circa mezz’ora, a casa del prete. Ci sono solo tre canali. Troppa aria di casa, in fondo.
Poi l’interferenza e quell’immagine dei soldati gialli, conciati come antichi crucchi.
Ho pensato a Carla, che si credeva una Banshee. Se così fosse, è per uno di noi due che stava piangendo. È una stronza foriera di lutti. Fine del video. Zooey dice “It is romantic.” Sono d’accordo con lei.
Ho pensato ai pochi gialli che finora ho osservato da vicino.
È possibile che alcuni di loro possano credere a tal punto di essere qualcuno o qualcosa, da divenire quello in cui credono?
Quel prete bastardo non aveva tutti i torti, quando chiedeva loro chi fossero. Solo che neanche lui c’era arrivato.
Finora, gli autori di quei manifesti idioti non hanno sortito altro effetto che fomentare odio e violenza.
Un delirio dal quale ho deciso di uscire.
Questo dei soldati può essere l’ennesimo, ridicolo tentativo da parte di chi non ha mai abbandonato la lotta politica. Il potere è l’unica ragione che li tiene in vita, inutili bastardi. Cameron è il nemico.
Non è cambiato nulla.
Neppure quelli che ancora si dannano l’anima scrivendo su internet, come faccio anche io. Sanno solo produrre vuota retorica, come fossero in villeggiatura. E la vacanza fosse andata storta. Oppure si limitano a frignare. Di colpo, sono diventati tutti filosofi. E tutti filosofi pessimisti, per giunta. Un tipo, poi, pare addirittura uscito da una soap opera. Sono loro, quei morti sui quali cade la neve. Il guaio è che la neve copre anche i vivi.
Ieri notte abbiamo sentito dei rumori, tra gli alberi, tipici dei ricordi cinematografici di entrambi. E tali da farci rabbrividire. Sembravano un gruppo di persone intente a correre, da una parte e dall’altra del bosco…
Ho creduto che fosse Carla, di ritorno dalla sua missione. La strega. Ho preparato una cartuccia speciale per lei. Nel caso mi fossi sbagliato sul suo conto, ci ho scritto sopra la parola meth, col pennarello blu, e ho caricato, pronto a ficcargliela in fronte.
Non s’è visto nessuno.
Forse è solo l’isolamento. La montagna, bianca e silenziosa. Che ci sovrasta. La paura di essere trucidati nel sonno. Quella di perdere quel poco che abbiamo. Forse è tutte queste cose insieme.
Domani è il 2016. Ma è solo un altro giorno. La prospettiva non ha più senso.

fine sesto episodio

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credits: Heiko Muller (per la figura degli incappucciati)

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