Il Fargo cinese narra di una società brutale
Vincitore dell’Orso d’oro a Berlino 64, Fuochi d’artificio in pieno giorno giunge nelle sale italiane estive. Un prodotto surreale che sfrutta in modo funzionale l’ellissi temporale e che pesca a piene mani dal cinema dei fratelli Coen.
Nell’estate del 1999 un detective viene lasciato dalla moglie, comincia a lavorare per un caso in cui i pezzi di un uomo vengono trovati nel carbone e viene coinvolto in una sparatoria, nella quale tutti i suoi compagni perdono la vita. Cinque anni dopo, lo stesso detective (imbolsito e palesemente ubriaco) è sul ciglio della strada. Un uomo gli passa a fianco e gli ruba la moto. Successivamente incontra un suo vecchio collega e scopre che l’indagine di cinque anni prima è ancora in corso e la sospettata è la moglie della vittima.
Calmo e riflessivo nella narrazione, Fuochi d’artificio in pieno giorno è un mix narrativo tra Fargo dei fratelli Coen (l’ambientazione gelida impregnata di brutalità e sospetto) e Memories of Murder di Bong Joon-ho (spunti e tematiche affini). Difatti il film diretto da Yinan Diao pesa in modo brillante la banalità del male innestata nelle pieghe della vita di provincia, specchio metaforico di una società sull’orlo del baratro. Il regista cinese racconta in modo surreale e, a tratti, ironico una civiltà oppressiva, nella quale l’individuo è nulla a confronto con la società che gli ruota attorno.
Brillante spaccato che, a causa del suo sviluppo ponderato, può apparire difficile nella fruizione, Fuochi d’artificio in pieno giorno è cinema di momenti e situazioni, è allegoria laddove il riscatto del singolo è un inutile tentativo di appagamento. Quello di un detective ossessionato dal serial killer, un uomo in cerca della redenzione a tutti costi, ma che non riesce a trovarla realmente.
Pellicola che, come la filmografia del connazionale Zhangke, misura il polso caotico e frustato della Cina, Fuochi d’artificio in pieno giorno è un noir a tutto tondo, che esibisce un montaggio sincopato e una fotografia grigia e inesorabile. Caratterizzato da due interpretazioni degne di nota, il film diretto da Yinan Diao è pregno di sguardi e di impietose sconfitte, di sotterfugi e svolte impreviste. Un film con qualche neo, ma che convince grazie a una delineazione della società contemporanea in disarmo. E latitudine e longitudine hanno poca importanza; la caratterizzazione marcia di Diao ha molta attinenza con il mondo occidentale. E tutto ciò è palese a qualsiasi spettatore.
Uscita al cinema: 23 luglio 2015
Voto: ***1/2
