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Fuoco amico, ovvero ...

Creato il 18 dicembre 2012 da Bernardrieux @pierrebarilli1

FUOCO AMICO, OVVERO ...In questi giorni è uscito in libreria, "Fuoco amico", 244 pagine ad alta tensione  dove si raccontano  tutti i retroscena ovvero le alleanze, i complotti, le guerre che portarono alla disfatta il Pdl di Parma. Ne è autore, Giampaolo Lavagetto,  un protagonista della politica parmense.  Un protagonista vero,  nel bene e nel male sempre in prima fila, il quale mette nero su bianco  l'intera vicenda, dalla nascita alla disfatta,  del partito di  Berlusconi in terra parmense. Una storia di invidie, personalismi e arroganze su cui, anche qui a Fidenza,  riflettere. Dal libro, con il consenso dell'autore,  proponiamo alcune pagine.  Queste:  "... Nel giorno di Sant’Ilario del gennaio 2009, il Prefetto di Parma gli chiede di potere conferire in modo riservato per parlargli di una vicenda delicata. Da alcune settimane gli era stato segnalato che l’assessore forzista andava sostenendo dell’esistenza di un dossier presso la Prefettura compromettente per il Sindaco di Parma. Se confermato, questo era un chiaro caso di diffamazione da parte di un membro della Giunta verso il suo Sindaco, poiché, sosteneva il Prefetto, non esisteva alcun dossier di questo tipo. In quel momento Lavagetto capisce che qualcuno voleva delegittimarlo, per rovinare una sua eventuale corsa alle provinciali. Essere coinvolto in un caso di diffamazione verso il proprio sindaco, con esito di eventuale espulsione dalla giunta e relativa querela gli avrebbe tagliato le gambe in modo definitivo. Ma la consapevolezza dell’infondatezza delle accuse e la sicurezza della sua integerrimità come uomo politico, gli fanno sottovalutare l’ ostinazione di chi stava tramando alle sue spalle. Lasciato il Prefetto, Lavagetto si precipita nell’ufficio del Sindaco, chiedendo spiegazioni al primo cittadino sul fatto che gli era stata nascosta per settimane questa situazione. Pretende soprattutto di sapere chi era a sostenere tale accuse. Il Sindaco, preso in contropiede, riferisce di avere ricevuto notizie di voci che sarebbero state raccolte dal Consigliere Comunale del PDL Giuseppe Pantano, uomo fidatissimo del consigliere regionale Luigi Giuseppe Villani. A quel punto, Lavagetto chiama il consigliere Pantano e chiede il nome di questi presunti testimoni per sporgere contro di loro querela, visto le bugie sollevate. Sorpreso, il fidato collaboratore del consigliere regionale ridimensiona la vicenda, parla di presunte voci confuse, di amici, che avrebbero sentito dire certe cose da altri amici: in poche sostanze, aria fritta.  Lavagetto chiede al Sindaco di farsi carico di andare fino in fondo alla vicenda perché ne va del suo onore e del rapporto di fiducia con il primo cittadino. Nei giorni successivi, Lavagetto comunica al Prefetto il risultato delle sue indagini e gli annuncia la sua intenzione di presentare un esposto contro ignoti  presso la Procura. Dall'incontro con il Prefetto, Lavagetto capisce che in quel modo si sarebbero esposte le Istituzioni ad un polverone mediatico e quindi rinuncia al suo intento di rivolgersi alla Procura. Ancora una volta, Lavagetto non morde e lascia cadere tutto nell’oblio. L’ ingenuità più grande che commette è quella di pensare che la scelta del nome del candidato  Pdl sia l’ultimo ostacolo alla sua corsa. Mai avrebbe pensato cosa nel frattempo stava accadendo al suo telefonino....
...Il Prefetto la convoca per informarla di quanto stava succedendo: non ha avuto il benché minimo sospetto? Che la partita sarebbe stata dura ne ero consapevole, ma mi aspettavo che rimanesse circoscritta all’ambito politico. Mai avrei immaginato che si sarebbe potuto arrivare all’attacco personale. Soprattutto, che per farlo si sarebbero addirittura coinvolte le istituzioni locali. Quando, però, chiamai Pantano, prospettandogli una mia querela per diffamazione, il segretario del Consigliere regionale fu molto chiaro. Devo dire, che anche lo stesso Pantano mi sembrò colpito per il modo con cui la questione, a sentire le sue parole, era stata gestita dal altri”.
Perché non andò avanti con la querela per diffamazione dopo le voci riferite da Pantano? Per me quella all’interno del Partito, seppure pesante e agguerrita, rimaneva una questione politica e non personale. Ero interessato a far prevalere la mia idea di politica ma non ad avere come obiettivo il danno personale di altri.  L’intervento del Prefetto, l’idea di denunciare alla procura qualcuno, coinvolgere in una querela per diffamazione anche come semplice testimone quello che comunque era ancora il mio Sindaco, mi appariva come una cosa distante anni luce dalla mia idea di confronto politico. Da lì a qualche mese, presi atto che, invece, nei miei confronti ci fu chi si comportò assai diversamente”." http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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