FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto
Guido Scarabottolo (a sinistra) con Andrea Kerbaker
Guido Scarabottolo, mi dicono, è sfuggente e taciturno. Ma forse perché di questo silenzio abbiamo bisogno come di una necessità. In tempo di tweet, di “dieci libri che ti hanno colpito” da sciorinare agli altri senza spiegazioni, di recensioni scritte da chiunque – si pensi allo Stroncatore (sottotitolo: la critica letteraria ai tempi di internet – recensioni dalla rete), ecco, mai più che in questi tempi il detto «un bel tacer non fu mai scritto» risulta esser valido e attuale.
E in effetti, la prima domanda rivolta dal pubblico è uno specchio di questa tendenza del contemporaneo, al pretendere di dire (e di sapere) tutto su qualsiasi cosa. Si toccano temi del tipo “qual è il futuro del libro”, come se gli addetti ai lavori avessero la formula magica per conoscere il futuro dell’editoria – e mi viene da pensare che ci potremmo risolvere dei gran grattacapi, a risolvere un quesito del genere.
Ma più che le interviste, le parole dette, per Scarabattolo parlano i suoi lavori. Che in questa mostra, originale e ben studiata, acquisiscono un valore di narrazione aggiunto. La narrazione, brevi didascalie concatenate sotto i disegni di Scarabattolo, stampati in un plot lungo 22 metri, è del padrone di casa Andrea Kerbaker. Che, tra il serio e il faceto ha sottolineato quanto il fatto di essere grafico di professione, in Scarabattolo – che notoriamente lavora per sottrazione, che scarnifica i suoi disegni fino a lasciare solo pochi segni eloquentissimi, che ha dato un’impronta riconoscibile al marchio Guanda, non solo con le sue illustrazioni ma anche con quelle commissionate ad altri – abbia influenzato anche questo lavoro: le didascalie di Kerbaker sono scritte in caratteri piccolissimi, ma armoniosi con i disegni.
Disegni scelti da Guido perché contraddistinti dal trait d’union del libro, a tema libro, appunto. In una successione narrativa e temporale, essi si susseguono con una logica che sembra seguire quella della narrazione, mentre è sicuramente vero il contrario: infatti, come nella collana sperimentale dei Topi Pittori I libri a naso, in cui era invece l’editore Giovanna Zoboli a scrivere le storie, partendo dalle illustrazioni. Nata quasi per caso, alla vigilia dei lanci delle strenne natalizie, la collana usciva, a detta di Zoboli, quasi sempre alla fine delle vacanze di Natale: “Perché I libri a naso sono stati degli oggetti un po’ surreali e selvatici, poco convenzionali, non molto in linea con le atmosfere festive e le feste in famiglia.”
Allestimento della mostra di Guido Scarabottolo
La storia che racconta invece Kerbaker è in bilico tra la storia editoriale di Scarabattolo stesso, che è entrato nel mondo dei libri in maniera non convenzionale, e quella universale, quella dei libri che nel tempo si trasformano, delle copertine che diventano prime pagine di e-book. Gli ultimi disegni mostrano oggetti non identificabili, se non sono accesi. Non si capisce se si tratti di tablet, di e-book reader, o di qualsiasi altro supporto elettronico: il punto è l’invisibilità di quel che si legge, caratteristica che contraddistingue l’oggetto elettronico da quello cartaceo. E l’interrogativo preponderante della storia è: come si fanno a portare dentro di sé i libri, una volta finiti?
Lo stesso astante che aveva chiesto del futuro dell’editoria ha notato, nel paragone fatto da Scarabattolo tra libri e musica in vinile, che «il vinile sta tornando di moda»: sì, certo, gli replica, ma solo per una nicchia (i bibliofili stessi, che si riuniscono spesso a casa Kerbaker, rappresentano ormai una nicchia ridottissima).
Non è soltanto la narrazione, poetica e sognante, a essere un meraviglioso motivo per visitare questa mostra. Sono i mille temi di riflessione che questi disegni sfiorano uno per uno. Dal libro com’era in passato, al fatto che il suo futuro sia incerto e incognito ma che certamente la forma libro per come l’abbiamo conosciuta finora sta cambiando radicalmente. Fino al lettore, al suo essere costantemente protagonista di questo “fare arte” che non deve divenire “fare mercificazione” (anche se sappiamo benissimo che non è così).
Scarabottolo osserva e disegna la realtà, la rappresenta con pochi guizzi; un tempo univa pezzi fotocopiati e poi colorati, assemblava a mo’ di collage quei disegni: oggi utilizza soprattutto il computer, ma in modo sempre artigianale, con tecnica e maestria. Questa mostra è l’ennesima prova di come l’arte sia importante nella diffusione della cultura, di come i sodalizi tra designer, illustratori ed editori siano importanti: mi viene in mente Bruno Munari e il suo stupendo sodalizio con Einaudi, che fu poi oggetto di una mostra la scorsa primavera proprio qui, alla Kasa dei Libri, con la collana Tantibambini. E non è un paragone esagerato. Perché se un marchio editoriale assume un’identità forte come in questi due casi, il merito va, oltre che a scelte editoriali forti e ben precise, anche a chi ne cura l’immagine.
Guido Scarabattolo
Tema libro
Fino al 3 ottobre 2014, tutti i pomeriggi da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19
Kasa dei Libri – Largo Aldo De Benedetti, 4 | Milano