Cecilia Campironi è nata a Milano nel 1985. Vive e lavora a Roma dove, nel 2008, insieme a Elena Campa, Amalia Caratozzolo e Bernadette Moens, ha aperto lo studio-laboratorio di illustrazione, grafica e animazione Arturo. http://www.behance.net/ceciliacampironi
Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Sono nata a Milano, vivo a Roma e insieme alle mie “arture” vado dove ci sono belle cose e belle persone con belle idee.
Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione?
Ho frequentato il liceo classico, durante le ore più noiose disegnavo signorine e ghirigori sui diari dei miei compagni. Niente di più semplice. Poi mi sono innamorata di un certo Dylan Dog e ho cominciato a copiare i suoi ritratti e quelli delle sue amanti, anche se ne ero molto gelosa. Finito il liceo non sapevo bene come e dove applicare la mia passione per il disegno e la manualità in generale. Una volta iscritta all’Istituto Europeo di Design di Roma ho compiuto un grosso salto, imparando quelle due, tre regolette che hanno dato la svolta alla mia mano. La curiosità poi ha fatto il resto.
Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
La mia deformazione da studentessa di liceo classico mi porta sempre ad analizzare le parole che girano intorno all’idea di un nuovo progetto. Dalle parole e dal loro significato tiro fuori i concetti che spesso rappresento con metafore e simbolismi. C’è sempre una profonda differenza tra i lavori che mi commissionano, quindi è molto difficile trovare una vera e propria metodologia, frequentemente devo mettermi in discussione e reinventarmi. In ogni nuovo lavoro l’imprevedibilità del risultato alimenta sempre dentro di me una certa “maretta” e non mi annoio mai.
Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Tutti gli artisti che sono stati miei insegnanti allo IED hanno influito in modo particolare sulla mia prima formazione. Ci sono poi tutti quelli che ho “incontrato” un po’ per caso un po’ per volere. I più classici come Klimt, Bosch, Escher; poi Enki Bilal, Dave McKean, Leo Lionni, Munari. Aggiungerei anche i decoratori di ogni paese e quei ragazzi che come me si muovono freneticamente nel girone della creatività in generale, come le “arture”.
C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
Curiosando tra i miei scaffali sicuramente non può mancare Corraini, essendo io un’amante di libri per l’infanzia e in particolare di quelli pop up. Trovo interessanti anche Logos, Rizzoli e le originalissime edizioni di Strane Dizioni. Da quando lavoro con lo Studio Arturo ho la bellissima possibilità di frequentare i festival dell’editoria indipendente dove ho scoperto un mondo fatto di autoproduzioni e prodotti unici. Ultimamente ho scoperto un amore incondizionato per i libri per bambini del marchio giapponese Muji, per non parlare dei giocattoli. Mi fermo perché potrei continuare troppo a lungo.
Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
Sì, sicuramente un po’ di italiano lo parla, per lo meno un italiano maccheronico. Direi che possiamo vantarci di avere illustratori validi anche a livello internazionale e sicuramente una storia dell’illustrazione ricca di figure interessanti. Certo, il periodo non è dei migliori per tutti e l’illustrazione viene spesso considerata effimera o in certi casi addirittura infantile. Cosa che all’estero non succede. Devo dire però che è sempre rincuorante vedere quotidiani, riviste e siti web che accanto ai loro articoli o post inseriscono illustrazioni anche a tutta pagina, e non piccoli quadratini all’inizio o alla fine. Per quanto riguarda le opportunità per i giovani illustratori in Italia bisognerebbe forse riconsiderare il termine “giovani”, visto che in questo paese si considerano tali quelli intorno ai quaranta. Se è così, noi di Studio Arturo siamo delle bambine.
Puoi consigliarci un libro?
Qui potrei aprire un centinaio di parentesi. A dire il vero è molto difficile per me consigliare un libro solo. Se devo proprio farlo consiglierei Giochi di carta di Taro Gomi, pubblicato da Rizzoli, se non altro per l’ironia della frase sul retro, «per tutti i giocherelloni dai 3 ai 103 anni».