Gianluca Foli è nato a Roma nel 1978. Lavora come illustratore. www.gianlucafoli.com
Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Dico sempre che sono di Roma ma in realtà sono nato a Marino, un ridente paese dei Castelli Romani. Da poco mi sono trasferito a Grottaferrata, sempre in zona. Vado dove sento di andare.
Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Credo si inizi senza nemmeno accorgersene. Ma ho un ricordo di me bambino, seduto al tavolo della cucina, con una vecchia agenda, una scatola di pastelli, una matita e mia madre a fare la maglia. È un modo di vivere la vita. Non se ne fa a meno, c’è già quando nasci, come il cuore, il fegato o lo stomaco. Ci cresci insieme, lo scopri giorno per giorno, anno per anno. Puoi decidere se approfondirlo e diventare un professionista, ma il modo con cui percepisci il mondo è e rimarrà sempre legato a come lo puoi riprodurre.
Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Preferisco acquerello, matita e inchiostro su carta, ma raramente per le commissioni lavoro su un unico supporto. Semplicemente utilizzo i livelli di Photoshop come fossero fogli di carta, sovrapponendo i diversi elementi analogici per comporre la figura finale. Ho adottato questo metodo essenzialmente per i lavori commerciali, dove i cambiamenti incombono sempre ed è più veloce modificare un dettaglio senza rovinare il resto dell’immagine. Ultimamente però sto cambiando anche questo modo di creare, cerco di mantenere tutto in equilibrio su un singolo foglio. Sta diventando più importante il “come” fare le cose anche se, lo ammetto, con il sovrapporsi dei lavori, cresce il livello di pressione. Quando avvio un nuovo progetto mi divido tra la voglia di mettermi in gioco e la paura di fallire. Aspetto di metabolizzare il nuovo soggetto e nel frattempo pulisco rigorosamente il piano di lavoro e i vari strumenti. Quando arriva l’ispirazione butto giù le prime bozze. È un processo che negli anni ho imparato a velocizzare.
Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Ho dovuto decidere quale valenza avesse per me il disegno e che cosa volevo cercare. Ho guardato tutto, liberamente, partendo dalle pitture rupestri, passando per i pittori rinascimentali, espressionisti, moderni fino al fumetto popolare, intellettuale, italiano, francese e giapponese. Non volevo assomigliare a nessuno in particolare e ho iniziato il mio percorso. Negli anni mi sono accorto che involontariamente si raccolgono molte eredità, di chi ha aperto nuove strade o di chi ha approfondito quelle esistenti. Penso a Ferenc Pintèr, Renè Gruau, Ivan Bilibin, David Downtwon, Louise Legrand e a molti altri che ora mi sfuggono.
C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
Direi più di una. Mi piacciono molto le proposte della Tunuè e anche il coraggio di alcune scelte. Mi piacciono Orecchio Acerbo, Topipittori, Rue du Monde e OQO per la ricercatezza e lo stile dei loro libri. Feltrinelli per l’ottimo lavoro di editor e art direction svolto negli ultimi anni. Seguono nella classifica Edizioni BD, Einaudi, Taschen, Wilkins Farago, Coconino per la sensazione di avere sempre fra le mani qualcosa fatto come si deve.
Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
Lo ha sempre parlato fra alti e bassi. Oggi più che mai abbiamo grande voce in capitolo e alcuni dei migliori illustratori contemporanei sono italiani. La cosa strana – ma storicamente poi nemmeno tanto – è che si lavora molto di più per l’estero che per il proprio paese. A lavorare in Italia ci si arriva in un secondo momento, quando fuori ti sei fatto le ossa e sai come si lavora seriamente, da ambo le parti. Fondamentalmente se si è onesti con il proprio lavoro si può arrivare molto lontano, superando senza paura anche la prova del tempo. C’è spazio per tutti soprattutto per i giovani che riescano a sviluppare una propria consapevolezza, rivolta alla ricerca individuale e non all’omologazione dell’immaginario o alla copia dell’illustratore di turno.
Puoi consigliarci un libro?
Le Cronache di Harris Burdick, edito da Il Castoro.