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FUORI CAMPO: intervista a Irene Rinaldi

Creato il 10 aprile 2013 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

FUORI CAMPO - Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

Irene Rinaldi è nata a Roma dove vive e lavora come illustratrice free lance.
http://yoirene.com/

FUORI CAMPO: intervista a Irene Rinaldi
Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Sono di Roma e qui abito attualmente; in questo momento sono in treno, sto andando a Milano per un workshop.

Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione?
Ho iniziato a disegnare copiando le figure dei libri, da piccolissima lo facevo per i miei compagni delle elementari, mi ricordo ancora la grande soddisfazione nel riuscire a imitare i segni che vedevo sulle pagine dei libri. Sono cresciuta con i libri di Munari e le filastrocche di Rodari, questo forse mi ha fatto restare un po’ bambina, ancora affascinata da quelle meravigliose immagini che si trovano nei libri. Ho sempre disegnato un po’ ovunque e continuamente; quando ho deciso di farlo diventare una professione non me lo ricordo, penso sia venuto da sé; stufa di copiare volevo essere io a creare le figure che vivono nei libri.

FUORI CAMPO: intervista a Irene Rinaldi
Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Ogni volta che mi propongono un nuovo progetto si avvia la mia routine progettuale, una sorta di rito creativo, più che un’abitudine è un vero e proprio sistema; la cosa da cui parto è la ricerca di riferimenti, immagini e ispirazioni che mi possano aiutare nell’elaborazione delle mia idea: progetti già realizzati da altri creativi, immagini trovate semplicemente cercando su google, libri, film, qualsiasi cosa possa essere legato al tema del progetto mi aiuta a vedere le varie sfaccettature possibili. Una volta raccolto il materiale inizio a buttare giù le idee, scrivendo o abbozzando velocemente, senza filtro, ragiono disegnando. Quando arriva il momento di lavorare sul definitivo cerco di svuotare la mente, di lasciare spazio all’intuito, un po’ come nel jazz improvviso sugli accordi, tenendo a mente i concetti e le linee guida che ho individuato nel momento della progettazione, ma cercando una tensione tutt’altro che razionale.

Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Questa domanda non smetterà mai di mettermi in difficoltà, non so mai distinguere tra gli artisti che amo e quelli che effettivamente influenzano e ritornano nel mio lavoro; in più sono talmente tanti che non so mai decidere quali citare né stilare una eventuale top 5 o top 10, quindi anche questa volta seguirò la tecnica “i primi che mi vengono in mente”: Frida Kalho, Louise Bourgeoise, Munari, Sergio Mora, Svankmajer e Sagmaister, lo studio Arturo nel quale ho lavorato per quattro anni, il mio insegnante di incisione Patrizio di Sciullo e Franco Venanti, pittore perugino che mi ha tenuto a bottega ogni estate tra i 14 e i 18 anni.

FUORI CAMPO: intervista a Irene Rinaldi
C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
In Italia tra le più famose Corraini, Topipittori, Orecchio Acerbo, Logos e la casa editrice indipendente Stranedizioni.

Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
La frase “pessimismo della ragione e ottimismo della volontà” racchiude e sintetizza la mia posizione rispetto alla situazione del mercato italiano dell’illustrazione. In generale direi che il mercato non parla italiano in molti campi, non solo quello dell’illustrazione, sicuramente ci sono opportunità ma sono poche e spesso è una gara al ribasso sia dal punto di vista economico sia da quello della qualità. Non ci sono buoni e cattivi in questa gara, solo la situazione è difficile ed è come camminare in un pantano: si va avanti ma faticosamente. Questo non significa che non ci sia nulla da fare ma che si deve essere preparati a faticare parecchio, con determinazione e che questa determinazione non sempre basta ma passo dopo passo ti porta un po’ più avanti. Ovviamente quando si parla di visibilità ce n’è per tutti (la solita storia dell’essere famosi per quindici minuti), altra cosa è se parliamo delle opportunità lavorative remunerate. Penso che con passione e fatica qualcosa si riesca a fare e che il percorso di ognuno sia diverso, bisogna essere la persona giusta al momento giusto, unendo capacità, fortuna, ambizione e agilità nel cogliere le occasioni. Se da un lato il lavoro manca, dall’altro il contesto creativa è fiorente e produttiva. Per questo motivo nascono moltissime realtà indipendenti di autoproduzione che sono, secondo me, l’unica risposta vera e attiva.

Puoi consigliarci un libro?
Piano Meccanico di Kurt Vonnegut, un libro di fantascienza scritto negli anni ‘50 e più attuale che mai: parla di una società futura totalmente meccanizzata e automatizzata, governata da una classe benestante di ingegneri cui si contrappone la classe povera che, a fronte di macchine che possono sostituire tutte le capacità, si ritrova priva di un ruolo nella società, quindi alienata e depressa. La tensione tra le due classi sociali sfocia in una rivoluzione dai risvolti inaspettati. Un capolavoro, ma io sono di parte perché amo qualsiasi cosa scritta da Vonnegut. Un altro libro che consiglio è Revolutionary Road di Richard Yates.

Qui le altre interviste.


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