[Fuori Concorso] Las Brujas de Zugarramurdi - La Recensione

Creato il 11 novembre 2013 da Giordano Caputo
Il messaggio inviato da Álex de la Iglesia è piuttosto chiaro.
La crisi artistica di cui ha sofferto e che lo aveva snaturato dall'idea di cinema a cui apparteneva è finalmente terminata. Certo è, che i sintomi di una ripresa, se non totale ma comunque notevole, si erano intravisti già da dall'ultimo "Ballata dell'Odio e dell'Amore", nel quale, tra l'altro era tornato anche a scrivere la sceneggiatura senza nessuna influenza secondaria, ma per avere certezza di guarigione assoluta noi diffidenti stavamo attendendo ancora una conferma di sicurezza.
Conferma che arriva puntuale con "Las Brujas de Zugarramurdi" commedia horror, ironica, imbottita di trovate schizofreniche e assurde e che si fa beffa delle leggende sulle streghe utilizzandone lo sfondo per comunicare tutt'altro appunto. L'incipit ricorda leggermente "Dal Tramonto All'Alba" di Robert Rodriguez, con una rapina ad un negozio di Compro Oro architettata da un gruppetto di squinternati mascherati capitanati da Jose, un padre di famiglia separato e indispettito dalla scarsa frequenza con cui riesce a vedere il piccolo figlioletto che nel frattempo ha portato con sé sul luogo del misfatto per infiltrarlo nel negozio come occhio insospettabile. Durante la fuga in taxi, con percorso deviato a causa della polizia alle calcagna, Jose, il figlio, il complice Tony e i due ostaggi rapiti, terminano però in un posto oscuro gestito da un personale altrettanto raccapricciante che, come prevedibile, fa tutto ciò che è suo potere per imprigionare e sacrificare i malcapitati.
Eppure "Las Brujas de Zugarramurdi" non ci prova mai a spaventare davvero, e non lo fa nemmeno quando inevitabilmente deve avvicinarsi ai palati più raffinati del genere dando scarico al rituale malefico accennato in principio, rituale in cui streghe, pezzi di corpo umano e mostri inguardabili si alternano scambiandosi la scena e creando caotico scompiglio. La pellicola di de la Iglesia infatti, per i suoi dialoghi e per i suoi personaggi, è assolutamente paragonabile a una seduta psichiatrica maschile, in cui i protagonisti (praticamente solo uomini) dichiarano le loro frustrazioni, il loro disprezzo e l'incessante rabbia covata nei confronti delle (rispettive) donne, non a caso dipinte (e raffigurata) come male in prima persona, inequivocabile e spietato. Ha voglia di divertire e di divertirsi il regista spagnolo, è ovvio, e per cui non ci pensa due volte a levarsi qualche sassolino dalla scarpa, sebbene non si tiri indietro quando c'è da restituire al genere maschile qualche piccola frecciatina di stampo immaturo.
Da entrambi i punti di vista, dunque, "Las Brujas de Zugarramurdi" è senz'altro molto divertente e assai godibile, e se proprio gli si vuole rintracciare qualcosa di negativo potremmo aggrapparci all'eccessiva carne al fuoco inserita nel rutilante e dilatato finale, dove si appesantisce e fatica a tenere unito e ordinato il suo puzzle.
In questi casi, tuttavia, è più importante santificare il ritorno di un autore che sembrava ultimamente essersi abituato un po' troppo a fare il commesso, mentre adesso pare aver riacciuffato, per fortuna, quella virtù visionaria che lo aveva lanciato.
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