Un'inarrestabile treno in corsa è il mondo alternativo su cui viene trasferita l'intera popolazione sopravvissuta alla glaciazione del pianeta terra. Questo treno però ha un padrone, un capo, che a sua volta per mantenere l'equilibrio ha fatto in modo che la divisione per classi sociali rimanesse invariata e continuasse anche oltre quello che è stato a tutti gli effetti un reset a tempo indeterminato. Qualcuno dei più sfortunati tuttavia è stanco di sopperire ad anni e anni di maltrattamenti e oppressioni e per ribaltare la situazione decide di preparare una rivolta ed insorgere contro chi, avendo salvato l'umanità, si è automaticamente eletto nuovo Dio.
E' questo l'assunto di "Snowpiercer", prima opera in lingua inglese del regista e sceneggiatore sudcoreano Bong Joon-ho, una storia dove a prevalere è l'efficace intrattenimento ma che non si tira assolutamente indietro quando gli viene concesso il credito di discutere in modo deciso e serio di ecosistema e delle regole e istituzioni che dovrebbero essere applicate ad esso per fare in modo che una civiltà continui a prosperare e a muoversi sul proprio territorio senza creare caos o disordine. Perché oltre alla parte più spettacolare, quella in cui i passeggeri della coda del treno si ribellano alla condizione e iniziano a darle di santa ragione a chiunque - armato o non - gli impedisca di raggiungere la testa in cui risiede la stanza dell'assoluto, onnipotente Signor Wildmore, nella sceneggiatura scritta da Bong stesso assieme all'aiuto di Kelly Masterson non mancano i riferimenti agli istinti reazionari di una specie (quella umana ovviamente) incapace di sopravvivere e di collaborare se priva di un comandante che sappia tenerla in pugno e manovrarla attraverso ordine e paura.
Con tocco cupo, ragionato e brutale Bong si dimostra quindi ineccepibile nell'innalzare un'atmosfera sospesa e tesissima attorno a un contesto spalmato su di un'ambientazione dal gusto post-apocalittico e claustrofobico. Si contorna di un cast che non lo tradisce sotto nessuna scelta - Chris Evans alias Captain America in particolare - e porta avanti, con uno stile futuristico piuttosto sobrio ma che si permette anche qualche piccola stravaganza (specie nel personaggio di Tilda Swinton), la lotta verso un concetto di libertà che non manca di restituire amarezze, angosce e riflessioni morali.
Così "Snowpiercer" scorre e avanza su binari solidi e magnetici, rallentando la corsa in alcune curve e allungandosi forse di un tanto di troppo in quella che è la sua tratta. Eppure riesce a non perdere mai il pregio di mantenere costanti i motivi per convincere lo spettatore, facendosi amare e proclamandosi prodotto intelligente e, per molti versi, rilevante.
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