Ogni anno a Londra c’è quella cosa fantastica che si chiama Open House London, un week-end in cui palazzi storici (e non), musei, gallerie ed edifici di culto di tutte le fedi aprono al pubblico quelle parti che non sono normalmente accessibili (come gli uffici della BBC per esempio o la torre della BT, la British Telecom) o lo sono dietro il pagamento del biglietto d’accesso. E lo fanno gratis. Azione di marketing certo, ma anche perfettamente in linea con la democratica idea britannica che certe cose cose di patrimonio comune e allora si condividono. Anche se una volta all’anno...
Unilever House, Londra
Quest'anno, tra le altre cose, sono andata a vedere il Foreign & Commonwealth Office, altrimenti detto Foreign Office o FCO, il dicastero responsabile della promozione degli interessi del Regno Unito all'estero. Progettato da Sir George Gilbert Scott (quello dell'Albert Memorial e della Stazione di St Pancras) & Matthew Digby Wyatt nel 1862-68, l'edificio è una vera e propria chicca del revival gotico vittoriano, visibile ai non addetti ai lavori solo di rado, in occasioni come queste delle case aperte.
Foreign Office & India Office, Londra
E visto che ho scoperto di avere una vera e propria passione per il periodo vittoriano cosi ne ho approfittato per infilarmi anche a 18 Stafford Terrace. Nascosta in una strada secondaria dietro la trafficata High Street Kensington, 18 Stafford Terrace è la meravigliosa dimora del fotografo e disegnatore satirico vittoriano Edward Linley Sambourne (1844-1910), che vi si trasferì nel 1875.
Il soggiorno di 18 Stafford Terrace, Londra.
Decorata secondo i principi dell’Estetismo, con vetrate decorate da colorati girasoli, le pareti coperte da carta da parati di Morris & Co. e una grande abbondanza di ceramiche cinesi e giapponesi, cuscini colorati e stampe e fotografie di famose statue italiane (che i due erano stati un viaggio di nozze nel Bel Paese) la casa è una fantastica accozaglia di colori, tessuti e oggetti diversi che sembrano usciti dalle pagine de Il Ritratto di Dorian Gray. Un vero e proprio schiaffo al minimalismo...