La tragica eredità del PCI valdostano non è stata quella di mangiare bambini, ma di perdersi negli occhi dell’ alleato, di identificarsi ed annullarsi in lui. Come la sartine innamorate nei romanzi di Liala. In tempi di imminenti elezioni regionali, che probabilmente imporranno alla Sinistra ed al Pd di contrarre patti di alleanza, mi corre l’obbligo di ricordare la peggiore eredità del Pci valdostano, tramandata “per li rami” del PDS-DS-Gauche Valdotaine -PD fino ai nostri giorni. Di che si tratta? Di confondere le alleanze amministrative con la sindrome di Stoccolma. Insomma un processo adolescenziale di imitazione di modelli: ci si allea per realizzare un semplice piano regolatore e si finisce per compiacere talmente l’alleato da mutuarne ed imitarne non solo gli interessi edilizi, ma pure linguaggio, modo di vestire, tic linguistici, backround culturale, miti favolistici. Magari dialetto. In una parola, si indossa acriticamente la cultura degli altri. Nella regione delle identità inventate, il problema è dunque quello che la Sinistra ed il Pd (renziano e non renziano…) recuperino in pieno la propria fisionomia, liberandosi degli eccessi di sudditanza culturale verso il pensiero localista che l’hanno contrassegnata nell’ ultimo trentennio. Un esempio? Mai cadere nella trappola del sedicente federalismo etnico “integrale” della Destra europea di Guy Héraud, maestro di Borghezio. In base ad esso la priorità dell’agenda politica è sempre assegnata ai diritti collettivi di gruppo e di territorio, mai ai diritti universali dell’individuo. Si chiamano teorie volkisch, risalgono agli anni 30, furono humus di Hitler e suonavano così: “tu sei niente, il popolo è tutto.” Traduco? “La Vda avant tout…”.
Lo diciamo fuori dai denti? Si parla sempre e solo dei diritti della Vda verso lo Stato italiano. Mai dei diritti individuali dei valdostani dentro la Vda. Il trucco è evidente: in questa maniera si impedisce ogni critica verso il potere locale e si dirotta l’attenzione e il malcontento dei sudditi verso fantomatici nemici esterni, perennemente in agguato, in modo da mobilitare stabilmente le paranoie persecutorie e difensive della comunità. Una specie di stato d’assedio mentale e, come diceva Giolitti, “qualsiasi stupido è in grado di governare con lo stato d’assedio”.
Per questa ragione la vittoriosa campagna elettorale dei neo-eletti Lanièce e Marguerettaz è stata desolatamente priva di ogni contenuto che non fosse “l’autonomie est en danger”. D’altra parte chi si definisce “ni droite ni gauche ni centre”, ossia vuoto pneumatico, può solo imboccare questa via. Federalisti questi ? Localisti furbastri. (roberto mancini)
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