sabato passavo per la piazza e qualcuno mi ha allungato un volantino, che ho rifiutato dicendo "non mi interessa". nulla di strano, capita spesso che ci siano dei banchetti di partiti o di associazioni e che io li scansi perchè non convidivo le loro finalità. la differenza questa volta è stata che non avevo idea dell'argomento di quel volantino e dell'associazione o partito che lo stava distribuendo; semplicemente, non mi interessava a prescindere. questo mio atteggiamento in parte mi ha meravigliato; sono sempre stata una persona attenta, ho fatto volontariato per anni, e anche quando è cessato il mio impegno in prima fila, ho continuato a informarmi, a firmare petizioni, a indignarmi, eccetera, e non ho mai smesso di credere che l'impegno del singolo, unito a quello di altri, non potesse non fare la differenza. poi succede qualcosa, qualcosa di molto specifico che si va a sommare alle frustrazioni e alle disillusioni di qualunque cittadino italiano di questi tempi. succede che quello Stato in cui un tempo avevo creduto, giudicando che la colpa dei mali del paese non fossero suoi ma di alcune mele marce, ti accusi di un reato che non hai commesso e non accetti nessuna spiegazione o prova in tua difesa perchè parte dal presupposto che ogni cittadino è colpevole. uno stato che criminalizza i suoi cittadini non merita più la maiuscola e non merita più nè la mia indulgenza nè la mia fiducia. ci sono principi ai quali non si dovrebbe mai venire meno, e uno di questi è che tutti sono innocenti fino a quando la loro colpevolezza non viene provata. ecco, nel mio caso, e in quello di molti altri come me, non è così. mi si accusa e mi si fa pagare per una colpa presunta senza ascoltare o verificare le mie ragioni, perchè vengo considerata colpevole a prescindere. perciò, arrivata a questo punto, io non ho più bisogno di questo stato, non mi ci riconosco, lo rifiuto; non m'importa più nulla di partiti e di politici (che tanto in certi atteggiamenti sono tutti uguali), di associazioni, organizzazioni, petizioni e quant'altro. ora io vivo nella repubblica autocostituita di Guchippai, dove godo di tutti i diritti umani fondamentali e di tutto il rispetto che merito. e il resto del mondo, per quanto mi riguarda, può andare a farsi fottere.
sabato passavo per la piazza e qualcuno mi ha allungato un volantino, che ho rifiutato dicendo "non mi interessa". nulla di strano, capita spesso che ci siano dei banchetti di partiti o di associazioni e che io li scansi perchè non convidivo le loro finalità. la differenza questa volta è stata che non avevo idea dell'argomento di quel volantino e dell'associazione o partito che lo stava distribuendo; semplicemente, non mi interessava a prescindere. questo mio atteggiamento in parte mi ha meravigliato; sono sempre stata una persona attenta, ho fatto volontariato per anni, e anche quando è cessato il mio impegno in prima fila, ho continuato a informarmi, a firmare petizioni, a indignarmi, eccetera, e non ho mai smesso di credere che l'impegno del singolo, unito a quello di altri, non potesse non fare la differenza. poi succede qualcosa, qualcosa di molto specifico che si va a sommare alle frustrazioni e alle disillusioni di qualunque cittadino italiano di questi tempi. succede che quello Stato in cui un tempo avevo creduto, giudicando che la colpa dei mali del paese non fossero suoi ma di alcune mele marce, ti accusi di un reato che non hai commesso e non accetti nessuna spiegazione o prova in tua difesa perchè parte dal presupposto che ogni cittadino è colpevole. uno stato che criminalizza i suoi cittadini non merita più la maiuscola e non merita più nè la mia indulgenza nè la mia fiducia. ci sono principi ai quali non si dovrebbe mai venire meno, e uno di questi è che tutti sono innocenti fino a quando la loro colpevolezza non viene provata. ecco, nel mio caso, e in quello di molti altri come me, non è così. mi si accusa e mi si fa pagare per una colpa presunta senza ascoltare o verificare le mie ragioni, perchè vengo considerata colpevole a prescindere. perciò, arrivata a questo punto, io non ho più bisogno di questo stato, non mi ci riconosco, lo rifiuto; non m'importa più nulla di partiti e di politici (che tanto in certi atteggiamenti sono tutti uguali), di associazioni, organizzazioni, petizioni e quant'altro. ora io vivo nella repubblica autocostituita di Guchippai, dove godo di tutti i diritti umani fondamentali e di tutto il rispetto che merito. e il resto del mondo, per quanto mi riguarda, può andare a farsi fottere.
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