L'altro ieri era il 26. E il 26 di due mesi fa, è nata Tea. Un sacco di roba.
Lei sta bene. Noi pure.
Le notti diventano sempre più spaventose, nel senso che spaventa il loro arrivo. Perché a dover essere obiettivi, Tea non è una bambina routinaria - come i bambini dovrebbero essere. Lei certe volte dorme ed altre no. Dunque la paura all'imbrunire, sta tutta in quella precarietà del non sapere quel che ci aspetta. Devo dire, però, che ultimamente mi trovo sempre più spesso a non ricordare già a mezzogiorno, quello che è successo la notte precedente: segno evidente che mi sto abituando. E lo vedo come un bene.
Perché tanto è così che deve essere: dobbiamo abituarci noi a lei, più di lei a noi. E' più giusto, è più semplice, è anche più comodo. Se questo significa rinunciare a molto, forse la risposta è sì: è inutile girarci troppo intorno. Così come sarebbe inutile dire che quelle rinunce hanno come fine un qualcosa di talmente straordinario, e grande, e importante, che diventano piacere. E chissenefrega del resto! (Perché c'è anche un "resto"?!)
Insomma tutto procede secondo protocollo, regolare e abbastanza lineare - poi un giorno dovrò scrivere anche qualcosa su 'sta cosa del protocollare tutto.
Certe volte mi sembra già grande.
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