Fuori menù 13: Torino e i suoi mille volti

Creato il 11 settembre 2014 da Wsf

Vorrei in qualche modo invitarvi a visitare con le nostre parole una città interessante sotto molti punti di vista, la città in questione lo avrete capito dal titolo: Torino.

Quarto comune italiano per popolazione ed è (o era visto la crisi che sta mangiando pian piano l’italia intera) il terzo complesso economico-produttivo del Paese. Capitale del Ducato di Savoia dal 1563, del Regno di Sicilia dal 1713 al 1720, del Regno di Sardegna dal 1720 al 1861 e, quindi, del Regno d’Italia dal 1861 al 1865.
Uno dei maggiori poli universitari, artistici, turistici, culturali e scientifici dello Stato. Sede nel 2006 dei XX Giochi olimpici invernali, fulcro dell’industria automobilistica italiana, importante centro dell’editoria (grazie all’annuale evento che si tiene al Lingotto – Fiera del libro), del sistema bancario ed assicurativo, delle telecomunicazioni, del cinema, della pubblicità, dell’enogastronomia, del design e dello sport.

Ph Emanuela Trossero

Torino sorge nella pianura delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (quest’ultimo attraversa la città da sud verso nord), di fronte allo sbocco di alcune vallate alpine: Valle di Susa, che collega la città con la Francia, le Valli di Lanzo e la Val Sangone. La città è anche bagnata dalla Dora Riparia, che scorre vicinissima al suo centro storico.

Il fiume Po accentua la divisione tra la parte collinare della città e la parte di Torino collocata in pianura compresa tra i 220 e i 280 metri s.l.m. che scende andando da ovest verso est. Il punto più elevato del comune è al Colle della Maddalena a 715 m nei pressi del Faro della Vittoria. Nelle giornate invernali particolarmente limpide, suggestiva è la cinta creata dalle vicine Alpi che contornano tutta la parte nord-ovest della città con le loro cime innevate.

Dista 57 km da Asti, 79 km da Vercelli, 84 km da Biella, 93 km da Alessandria, 96 km da Novara, 98 km da Cuneo, 155 km da Verbania.

PH Emanuela Trossero

PH Emanuela Trossero

PH Emanuela Trossero

Sono molteplici le cose che caratterizzano Torino, fra cui i viali, essi rappresentano un prototipo che precede persino i grandi boulevard parigini. Se questi ultimi risalgono alla sistemazione urbanistica degli anni sessanta del XIX secolo, ad opera di Haussmann, l’ideazione di quelli torinesi risale al 1808, secondo un piano generale che riprende i viali seicenteschi che collegavano tra loro le residenze sabaude.I viali torinesi hanno una lunghezza complessiva di 320 km.

Un’altra caratteristica di Torino è costituita dai portici che si sviluppano per oltre 18 km dei quali circa 12 interconnessi. I primi portici risalivano al Medioevo ma già dal XVII secolo si cominciò a costruire i portici monumentali tuttora presenti. La prima testimonianza è l’ordinanza di Carlo Emanuele I del 16 giugno 1606 in merito alla costruzione di piazza Castello secondo il progetto di Ascanio Vitozzi che comprendeva portici attorno a tutta la piazza. Anche nel progetto di piazza San Carlo di Amedeo di Castellamonte di qualche anno successivo erano previsti portici tutt’attorno. Negli stessi anni Filippo Juvarra costruì i portici di porta Palazzo. Nel 1765 Benedetto Alfieri ebbe l’incarico di rifare i portici di piazza Palazzo di Città mentre nel corso del XIX secolo si aggiunsero quelli dell’attuale piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto. Le due stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero congiunte con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, via Sacchi, via Nizza, via Pietro Micca e via Cernaia.

Il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu progettato in modo tale da proseguire anche nell’attraversamento delle vie per permettere al re di giungere fino al Po senza bagnarsi anche in caso di pioggia.

Numerosi sono gli edifici di culto presenti nella città di Torino. Si tratta, nella stragrande maggioranza, di chiese cattoliche. Se si escludono le numerose chiese moderne costruite ex novo dopo la seconda guerra mondiale a seguito della forte espansione abitativa della città, conseguente il grande flusso immigratorio degli anni cinquanta e sessanta, la maggior parte delle chiese di Torino sono state costruite nei secoli XVII e XVIII; lo stile architettonico prevalente è il barocco ma non mancano esempi di stile rinascimentale e neoclassico o di commistioni fra uno di questi ed il barocco (tipo facciata neoclassica e corpo barocco).
Vi sono quattro musei nazionali (Museo del cinema, Museo dell’Automobile, Museo della Montagna, Museo del Risorgimento) e numerosi altri musei di rilevanza nazionale ed internazionale come il Museo Egizio, l’Armeria Reale, il Museo d’Arte Orientale, il Museo dell’Astronomia e Planetario, il J-Museum e il Museo dello sport.

Ma nella città di Torino nulla viene lasciato al caso.
L’orientamento dei suoi palazzi, delle sue chiese e dei suoi monumenti, la pianta delle sue piazze seguono precise direttive sconosciute agli occhi del semplice turista.
Gli architetti appartenenti alla Massoneria si tramandavano il segreto dei simboli esoterici necessari per arrivare ad una conoscenza purificatrice.
Edifici all’apparenza normali come il museo Egizio, la Gran Madre, Palazzo Barolo, nascondono significati esoterici per i simboli che nascondono.
Luoghi come piazza Statuto, piazza Solferino, le grotte alchemiche o il portone del Diavolo sono l’inizio di un viaggio dentro una città fra le più misteriose d’Italia.
Osservarla attraverso questa nuova lente significa rivalutarne il contenuto culturale e artistico, riportare l’attenzione ai suoi edifici, ai suoi monumenti, alla sua storia, ma soprattutto alle leggende e ai miti che, come nebbia, l’avvolgono. La tradizione esoterica più antica vuole Torino essere il vertice contemporaneamente del triangolo di magia bianca (con Praga e Lione) e di magia nera (con Londra e San Francisco).
Ai due triangoli ufficialmente riconosciuti va aggiunto un terzo di recentissima costituzione il triangolo UFO. Gli altri due punti che compongono il triangolo degli UFO sono La Spezia e Bergamo. Molti furono i personaggi che soggiornarono a Torino: nelle Torri palatine di Torino avrebbero soggiornato sulla strada dell’esilio Ovidio e Ponzio Pilato: Ricordiamo, inoltre, Paracelso, Cagliostro, Casanova. Nel 1556 a Torino arrivò anche il medico, astrologo e veggente più noto della storia: Michel Nostradamus (1503 – 1566).
Chiamato dal Duca Emanuele Filiberto perchè la moglie, Margherita di Valois, non riusciva a dargli un figlio maschio. Fu ospite nella villa Morozzo che sorgeva all’inizio dell’attuale via Lessona. Oggi le mura sono state distrutte. Al suo posto sorge un giardino pubblico. C’era anche una lapide che ricordava il passaggio di Nostradamus. Qualcuno vuole che sia ancora intatta con il suo testo sibillino e conservata in una casa segreta in città.
Nelle sue profezie predisse il trasferimento della Sindone a Torino, ritenuta dagli esoterici anche un simbolo magico. Per ultimo, il Dott. Gustavo Rol (1903 – 1994), l’incredibile e riservato personaggio torinese conosciuto in tutto il mondo per le sue straordinarie doti extrasensoriali.
Sono 33 i luoghi interessanti…il numero perfetto moltiplicato per 3 volte. L’11 il numero di Torino.

Mangiar bene e bere meglio sono due piacevoli attività che a Torino e nel Piemonte sono tenute tradizionalmente in grande considerazione, ecco allora che vi propongo dei piccoli assaggi…il resto andrete a cercarlo voi ;-).
E’ un punto di convergenza fra la cucina di corte e nobiliare, quella borghese e quella popolare. E, all’interno della prima, Torino e il Piemonte hanno fatto da tramite con la vicina Francia, dove nel Settecento si era affermata la nuova cucina.
Il cibo e’uno dei piatti forti della citta, che recupera e sintetizza un po’ l’intera cultura piemontese: non si puo raccontare Torino e senza far cenno alla ricette che ne hanno segnato la storia e ne racchiudono la tradizione, percio, anche se vi fermate per poco sotto la Mole, la cucina torinese merita qualche ora del vostro tempo.
La situazione gastronomica attuale di Torino e sostanzialmente tripartita: in primo luogo ci sono i grandi ristoranti cittadini, che rappresentano la vetta della gastronomia piemontese; in secondo luogo ci sono le trattorie, quelle tradizionali e quelle piu innovative, che uniscono la passione per le vecchie ricette a un tocco di modernita; infine i numerosi locali etnici che propongono un’alternativa interessante a chi voglia esplorare nuovi territori gastronomici.
I grandi piatti della cucina torinese nascono dalla sintesi tra cucina del territorio e cucina di corte, filosofia nata nella Torino capitale del Regno dei Savoia.
Torino non e refrattaria al nuovo, ma lo rielabora: ne attenua gli eccessi e lo rende subalpino. Ad esempio, prima le ondate migratorie dal Sud hanno portato il gusto per il pesce di mare fresco, che oggi si puo trovare anche nei ristoranti della gastronomia piu tradizionale.

Vi offro qualcosa di tradizionale…Brasato al barolo:

800 g manzo, 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, 2-4 foglie di salvia, un rametto di rosmarino, 2 foglie di alloro, 2 chiodi di garofano, un pezzo di bastoncino di cannella, 4 bacche di ginepro, sale, pepe, una bottiglia di Barolo, 50 g burro, qualche cucchiaio di olio di oliva

Affettate la cipolla, il sedano, la carota e metteteli in un contenitore dove aggiungerete anche tutti i sapori. Aggiungete la carne e ricoprite il tutto con il vino.
Lasciate riposare per almeno due ore, dopodiché togliete la carne, asciugatela e fatela rosolare in una casseruola con olio e burro, salate, pepate e dopo alcuni minuti aggiungete la verdure e gli aromi della marinata.
Bagnate con un po’ del vino della marinata.
Fate cuocere a fuoco bassissimo per un ora e mezza, se asciuga troppo aggiungete ancora un po’ del vino della marinata.
A cottura ultimata togliete la carne, tagliatela a fette, passate al setaccio il fondo di cottura con tutte le verdure e gli aromi, ricoprite le fette di carne spruzzate ancora un po’ del vino della marinata e fate ancora cuocere per una mezz’ora sempre a fuoco bassissimo.

Servite con un po’ di polenta o purea di patate.

Proseguiamo poi con il Bonèt:

1/2 l di latte
5 uova
200 g di nocciole tostate
100 g di cacao amaro

100 g di zucchero a velo
40 g di zucchero semolato
50 g di amaretti
4 amaretti per decorare

1 cucchiaio di miniconfetti colorati per decorare
brandy

In un tegamino mettete quattro cucchiai d’acqua con lo zucchero semolato, ponete sul fuoco, fate caramellare, versatelo in uno stampo alto da budino in modo che ne ricopra fondo e pareti.

In una terrina montate le uova con lo zucchero a velo fino a ottenere un composto liscio e omogeneo, diluitelo con il latte versato a filo, aggiungete nocciole e amaretti tritati. Mescolate in modo che tutto si amalgami molto bene. Continuando a mescolare aggiungete infine il cacao e il brandy. Versate il composto nello stampo caramellato e cuocetelo a bagnomaria per circa un’ora o quando infilando uno stecchino nel budino lo ritirate asciutto.

Togliete lo stampo dal bagnomaria, lasciatelo raffreddare, poi mettetelo in frigorifero per almeno tre ore. Sformate il budino sul piatto da portata e cospargetelo con i restanti amaretti sbriciolati e con i miniconfetti.

Non posso non accennare alla vita culturale torinese…musica letteratura.

La letteratura è uno dei punti forti, con la Fiera del Libro che si svolge a maggio al Lingotto, ma Torino offre anche una serie di eventi e librerie dove la letteratura la fa da padrone.

E per quanto riguarda la musica, non posso non citare i Subsonica, i Linea 77, i Bluebeaters, i Perturbazione, Motel Connection (gruppo formato con Samuel dei Subsonica, l’ex Pierfunk e un dj torinese Pisti) e Frankie Hi-NRG MC.


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