Fuori Minzolini dentro Maccari. Silvio è vivo, vegeto, più bello e splendente che pria.
Creato il 11 dicembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
A chi con buona pace ha brindato subito dopo le dimissioni di Silvio vogliamo raccontare un fatto, uno solo. Non occorre parlare di patrimoniale o dell'asta mai bandita per le frequenze televisive, teniamoci alla larga dagli ultimatum dati al Professore ("se mi rompe le palle stacco la spina") e tuffiamoci serenamente nelle dolci acque del TG1. Come ormai tutti sanno, l'Augusto Direttore, alias il Direttorissimo, è stato rinviato a giudizio per peculato. Di come sia andata effettivamente la faccenda non ce ne frega una mazza, quello che ci è dato di sapere è il fatto che Minzolini ha sforato di 60mila euro il budget che l'azienda gli aveva assegnato per le piccole spese di rappresentanza legate al suo ruolo in servizio. Minzolini si è difeso dicendo che quei benefit gli spettavano però poi, chiamato in causa dalla magistratura, ha provveduto a saldare di tasca propria quanto indebitamente speso. Appresa la notizia del rinvio a giudizio del direttore dell'ex TG più seguito d'Italia, l'azienda, cioè la Rai, ha comunicato che si sarebbe costituita parte civile nel processo, vistasi lesa l'immagine e le notorie onestà e correttezza. Anche un bambino capirebbe che in queste condizioni un direttore indagato e poi rinviato a giudizio, non può rimanere al suo posto ma, perché un ma c'è, quello stesso direttore è stato messo lì dove si trova, per meriti amicali, da un certo Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio a tempo perso, trombator fiero e poderoso a tempo pieno. Silvio non ci sta ad assistere passivamente alla defenestrazione di Minzolini. Fa telefonare alla Lei, Essa, Voi, Loro e le fa dire chiaro e tondo che se proprio deve schiodare "Augusto suo" da quel posto, il sostituto deve essere un uomo di altrettanta tempra e provata fedeltà berlusconiana. Il centrosinistra, come si usa in queste circostanze, prova a tirar fuori nomi di professionisti seri, noti per non essere dei pasdaran ma persone che sanno fare il loro mestiere in modo equilibrato e distaccato. Al centrosinistra si unisce il giudizio favorevole di Pierfy Casini il quale, avendo al soldo solo mezzeseghe, accetta di buon grado i suggerimenti del Pd. La terna di nomi viene portata quindi sul tavolo di suor Lorenza che, attentamente, li legge. Trattasi di Massimo Franco del Corriere della Sera, di Mario Orfeo del Messaggero e di Marcello Sorgi della Stampa, tutti e tre serissimi professionisti, tutti e tre cerchiobbottisti quanto basta per non essere accusati di faziosità. Insieme alla Lei però, della manovra-proposta del Pd più Terzo Polo, viene tempestivamente informato anche Silvio il quale, letta la terna, sembra abbia esclamato: "Ma manco po' cazzo". E per dimostrare di essere non solo vivo e vegeto, ma anche più bello e splendente che pria, Berlusconi ordina: "O alla direzione del TG1 ci va Alberto Maccari - fedelissimo del Cavaliere, vicario di Clemente Mimun, prossimo alla pensione - o resta Augustuccio mio". I vertici della Rai, presidente Garimberti in testa, approvano e quindi Maccari, in attesa che Silvio tiri fuori dal cilindro un altro nome dei suoi, terrà l'interim della direzione del TG1 fino al 4 gennaio, data prevista per il pensionamento. Il più incazzato di tutti è Augusto Minzolini il quale, ben conscio che dalle parti del Pdl la parola "dimissioni" è da sempre esclusa dal dizionario dei quacquaracquà, ha tuonato: "Tutto questo è una porcata. Sono un perseguitato politico massacrato da quei brigatisti delle toghe rosse e dalla controinformazione del Comintern". Ovviamente a Silvio interessa solo che il TG sia ancora saldamente nelle sue mani, per cui si è ben guardato dal rispondere a Minzolini che gli chiedeva insistentemente un appuntamento. Se questa fosse una favola, ma non lo è, potremmo dire che la morale è quella che tutti hanno avuto la possibilità di leggerci: Silvio c'è e non se ne va. Se non fosse una favola ce la caveremmo con una tiritera: "Me ne infischio se è nevischio se c'è nebbia il vento fischia perché il vento se ne infischia anche lui di me" (facilissimo indovinello cinematografico)
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