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FUORI STRADA: Emanuele Tonon – La luce prima

Creato il 03 febbraio 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: ISBN – Milano

FUORI STRADA: Emanuele Tonon – La luce prima
Recensione di Emanuela D’Alessio

«Il tempo è finito. Il tempo non conosce redenzione», è questa la dolorosa constatazione del figlio Tonon che ha perduto sua madre e il tempo di dirle tutto il suo amore.
«Mi hai chiamato prima di continuare a morire. Mi avevi chiamato, mentre stavo per riprendere sonno, dopo averti lasciato attraversare il portico. Mi si chiudevano gli occhi, la ragione cedeva al sonno e in quel mentre ho sentito, chiarissimamente, una voce, la tua voce, che supplicava: Manu, Manu…».
E quella supplica, soltanto immaginata, si è trasformata in un lungo, straziante e acuto grido di dolore, quello del figlio che non ha saputo salvare la madre, quello di chi non riesce a fare altro che scrivere per provare a colmare il vuoto incolmabile che separa i morti dai vivi, quello di chi trova nella parola il solo modo per celebrare la donna che lo ha generato, amato con tenacia e coraggio, istruito con umiltà e intelligenza.
«è mia madre che mi ha comunicato l’amore per la parola scritta e non ha mai scritto una riga in vita sua, escluse le lettere che mi scriveva quando stavo in convento» ricorda l’autore in una delle sue recenti interviste.
La luce prima è un “oggetto” narrativo insolito, sfugge a qualsiasi definizione. La scrittura sfrenata e irriverente colpisce e afferra, lo stile incurante e tumultuoso evoca un fiume in piena, una cascata scrosciante, un vento incessante. Per la contemplazione del vuoto generato dal lutto, per svelare a sé stesso e forse agli altri questa sofferenza estrema Tonon sembra aver bisogno di una lingua inedita, come il dolore che sta provando.
«Quello che ti sto scrivendo vorrebbe essere la lingua incomprensibile che però miracolosamente tutti capiscono, amore, vorrei che tutti capissero, ma so che alcuni diranno che sono ubriaco. Ma questa è la mia lingua degli angeli, prima del silenzio in cui potrò ritrovarti e stringerti, eternamente. Io non so se c’è altra letteratura possibile e non mi interessa nemmeno più saperlo».
Non c’è consolazione né ristoro in questo vagare confuso e disordinato tra i ricordi del suo «amore dolcissimo, piccolissimo, morbidissimo» e le lacerazioni di una colpa inestinguibile. Perché lui è il nemico che non ha salvato sua madre, «il nemico che cominciò a succhiarti la vita da quando stava nel tuo ventre di ragazzina, il figlio che avevi battezzato con il nome perfetto: Emanuele, il Dio con noi. Il Dio che facendosi Figlio non ha operato la redenzione, perché tutto è irredimibile».
Un libro intriso di lacrime e rabbia, miseria e solitudine, che porta scompiglio, che lacera pudori e timori. Tonon non sembra preoccuparsi delle conseguenze della sua scrittura, aspra e sferzante, lucida e delirante, fredda e commossa, impegnato soltanto a utilizzarla per imparare a piangere.
«Amore, in questo tempo che ci separa; in questa mia solitudine di orfano, voglio provare a dirti le ultime parole che so. [...] Io ho bisogno di fare memoria di te, di renderti la vita che mi hai dato, almeno così. Posso amarti solo nella ricomposizione di te, nel riempimento di te, lasciandomi andare nello scavo della memoria, alla ricerca dell’introvabile tra i muri freddi di questa casa dal soffitto basso. [...] Il tempo obbliga alla distanza, esige l’accettazione dell’assenza, non ammette cedimenti. A me cedono le gambe, mamma, posso ricordarti solo in ginocchio».
Ma anche a questo serve la letteratura, ad arrecare sollievo a quella pena devastante e intollerabile che è, a volte, continuare a vivere.  

Nota sull’autore
Emanuele Tonon è nato nel 1970 a Napoli, vive in provincia di Gorizia. Operaio, frate francescano, programmatore di computer, ha esordito come scrittore nel 2009 con il romanzo Il nemico (Isbn). Nello stesso anno ha vinto il premio Es-ordire.
«Io sono un semplice lettore, prima di essere uno scrittore. Devo leggere, è proprio un bisogno, non potrei farne a meno. Allo stesso modo devo scrivere, indipendentemente dalla canonizzazione editoriale di quanto vado scrivendo (ho scritto per mezza vita senza nemmeno immaginare uno sbocco editoriale). Nell’atto della scrittura non sono interessato ad altro che alla scrittura stessa, non esistono possibili lettori o recensori di riferimento».

Per approfondire:
leggi la recensione su Lankelot
leggi la recensione sul Sole 24 Ore
leggi la recensione su Fuori le Mura

Emanuele Tonon, La luce prima
Isbn, 2011
pp. 118, euro 15, 90

 


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