FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: intervista a Alice Beniero, grafica di Isbn (Milano).
Uno degli "Special Books" di Isbn nel suo cofanetto: Io sono febbraio di Shane Jones
Qual è stato il percorso che l’ha portata a diventare un grafico e cosa faceva prima di lavorare a Isbn?
Ho studiato Disegno Industriale al Politecnico di Milano, anni in cui ho acquisito un metodo di ricerca e sviluppato un senso critico verso la progettazione. Durante questo periodo ho conosciuto persone e fatto esperienze fondamentali per la mia formazione, ma il mio interesse primario è sempre stato quello di esprimere ciò che penso attraverso l’illustrazione, percorso che seguo da molto più tempo e motore del mio lavoro.
Non mi sento molto a mio agio a definire la mia figura “progettista grafico”, è un modo per catalogare una professionalità specifica dentro un bacino di applicazioni piuttosto ampio, mentre durante il mio percorso lavorativo mi trovo spesso a fare cose molto diverse tra loro, fortunatamente. Alla base resta comunque un percorso creativo per dare un’identità visiva a delle idee e gli strumenti per esprimerle sono potenzialmente infiniti.
Quello che mi piace delle attività che posso svolgere all’interno della redazione è l’eterogeneità con cui è possibile raggiungere dei risultati, esperienza che matura giorno per giorno con i colleghi e che in parte devo al percorso lavorativo precedente, dalle prime esperienze come cartoonist in alcuni studi di animazione alle collaborazioni con studi di grafica e comunicazione visiva. È stato molto intenso e significativo il tempo condiviso alla Sterpaia, un incubatore di idee che mi ha permesso di conoscere e lavorare con delle persone speciali, curiose, che non smettono di farsi domande e cercare delle risposte.
Una delle copertine della collana "Novecento italiano"
Lei è anche illustratrice; quanto interferisce questo nel suo lavoro? In che modo approccia un nuovo progetto? Prende fogli e matite o va direttamente al computer?
L’illustrazione è un linguaggio, fogli e matite sono strumenti che aiutano a dare una forma visiva al pensiero, ma bisogna avere padronanza della lingua per esprimersi in modo corretto, per farsi capire. Come in ogni storia che si racconta è l’idea che deve avere un potenziale: se è forte può arrivare lontano. In questo senso per me non c’è uno strumento specifico, la sperimentazione è alla base di tutto, il limite è spesso la fattibilità, ovvero quanto un’idea è commerciabile e quanto può costare in termini economici la sua realizzazione. E non sono limitazioni da poco: a volte è possibile aggirarle adottando delle soluzioni tecniche, altre volte costringono ad abbandonare un’idea (ma possiamo continuare all’infinito: se è possibile abbandonare un’idea vuol dire che non è estremamente efficace).
La prima veste grafica di Isbn: minimale, nuova, riconoscibilissima
Dalle copertine Isbn emergono pulizia e rigore. Qual è l’idea che sottende alla grafica della casa editrice?
Non credo che pulizia e rigore siano gli elementi che emergono dell’identità di Isbn, il valore del libro è espresso dalla sua natura di oggetto. La storia visiva della casa editrice si ispira alla ricerca artistica di Piet Mondrian, al De Stijl che anticipa il Movimento Moderno e il razionalismo della Bauhaus. Isbn riprende la lezione del passato e trova la sua forza nel dare al libro una forma pura, spoglia di quegli elementi iconografici che caratterizzano una copertina.
Questa esperienza è servita nel 2004 per prendere una posizione all’interno del mercato editoriale, per far conoscere Isbn come una realtà esperienziale, situazionista e immersiva, dentro la quale il testo e il contenitore sono inseparabili e fanno del libro un oggetto di culto. Nel corso del tempo però è stato necessario tracciare nuovi canali visivi, non solo perché la qualità dei titoli in catalogo è aumentata e si è frammentata in diverse collane editoriali, ma anche per stimolare la ricerca di un pubblico di lettori sempre più attenti e sofisticati.
Una delle uscite più recenti di Isbn
Le fascette utilizzate per i libri hanno di solito valore informativo o pubblicitario. Per Isbn ha iniziato a utilizzarle in modo creativo e insolito: che cosa l’ha ispirata?
La necessità di dare delle informazioni in più sul titolo, nutrire l’immaginario del libro senza tradire i principi dell’identità di Isbn, che nelle collane standard non prevede l’uso di fotografie sulla copertina. Un’idea semplice ed economica per acquisire maggiore visibilità in libreria.
Si parla spesso di copertine, dell’abito del libro, cosa le piace trovare in una copertina, o in un progetto grafico, e cosa a suo parere non funziona?
Una copertina funziona quando aderisce al contenuto e fornisce una chiave di lettura.
Non mi piace quando una copertina tradisce un testo, utilizza un immaginario lontano dal linguaggio e dal genere letterario, quando il progetto grafico è ridondante e non riesce a dialogare con il titolo e l’idea dell’autore.
Penso che a tutti sia capitato di entrare in libreria e acquistare un libro facendosi suggestionare da una copertina, però se il progetto grafico è distante dal contenuto resta una velata insoddisfazione e la sensazione di aver subìto un torto. Questo non succede solo con i libri di testo, a volte capita di avere per le mani bellissimi libri illustrati con una copertina che non rende giustizia alle illustrazioni, o dove il layout non si integra nel modo corretto con gli elementi visivi.
La collana "Special Books" di Isbn
La primavera scorsa Isbn ha vinto l’European Design Award nella categoria dedicata alle copertine dei libri per il 2011. Come ha accolto la notizia? Cosa crede che sia stato vincente nel suo progetto?
Ovviamente è stata una grande soddisfazione e un bel riconoscimento, del tutto inaspettato. Personalmente ho apprezzato molto che ci sia stata riconosciuta una certa cura nella progettazione degli elementi visivi e il riutilizzo insolito di alcune tecniche di stampa e rappresentazione.
Isbn a parte, qual è una casa editrice di cui ammira il lavoro?
Come illustratrice guardo molto alle autoproduzioni, un modello indipendente che permette ad artisti e scrittori di veicolare il loro lavoro in modo personale, senza compromessi commerciali. Recentemente nel panorama italiano è nata Teiera, un’etichetta di autoproduzioni creata dal felice incontro di Giulia Sagramola e Cristina Spanò, due giovani e talentuose artiste, questo il link del loro blog: http://teiera.blogspot.com/