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FUORI STRADA: intervista a Mario Bonaldi, editor di Isbn

Creato il 30 gennaio 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: ISBN – Milano

ISBN
Sebbene lei sia l’editor e non l’editore di Isbn, possiamo iniziare con una classica presentazione della casa editrice?
Isbn è una casa editrice milanese. È nata nel 2004 ed è stata un marchio del Gruppo editoriale il Saggiatore fino al 2008, dopodiché è diventata una società indipendente. Ci teniamo molto a sottolineare questo.

Il progetto editoriale Isbn appare molto articolato e diversificato, rivolto soprattutto a una nuova generazione di lettori. Chi sono questi “nuovi lettori”?
Come ogni azienda abbiamo un target di riferimento, ovviamente. Ma parlando più in generale, i nostri lettori sono quelle persone che oggi sentono la mancanza, nel panorama italiano, di un editore di progetto.

L’ultimo punto del Manifesto Isbn  recita:  «L’intellettuale non butta via niente. Di ciò di cui si può parlare, non si deve tacere». È un appello agli intellettuali contemporanei o una dichiarazione di intenti di Isbn per le proprie pubblicazioni?
I nostri prodotti migliori mescolano perfettamente cultura alta e cultura “bassa”, letteratura e arte e musica e pop culture. Due esempi: “I Simpson e la filosofia”, un saggio rigoroso e invitante allo stesso tempo, e “L’ultimo lupo mannaro”, un romanzo avvincente, sexy, perfettamente letterario.

Quante e quali sono le collane della casa editrice?  C’è un libro o una serie di libri in particolare attraverso i quali si può riconoscere lo stile Isbn?
Abbiamo la collana rossa, narrativa prevalentemente letteraria e italiana. La collana gialla, saggistica e non fiction. La varia, o blu (ma non sono più molto blu), illustrati e progetti speciali. E poi abbiamo gli Special Books, romanzi per un pubblico più ampio, con un plot solido e uno sguardo cinematografico. Ma sempre scritti molto bene.

Passando agli aspetti operativi, ci descrive rapidamente come è organizzato il lavoro in casa editrice, quante sono le persone attualmente coinvolte nel progetto?
Siamo in otto. Nessuno ha ruoli precisi, e il lavoro non è compartimentato. Tutti sanno fare più o meno tutto. Quasi nessuno proviene dall’editoria. L’età media è 29 anni.

In qualità di editor avrà a che fare quotidianamente con numerosi “aspiranti esordienti”. Quali sono i canali migliori per trovare esordienti di qualità? Quando legge manoscritti inediti, quali sono le caratteristiche che deve trovare per prendere seriamente in considerazione la pubblicazione?
Premesso che la categoria esordienti di qualità è quasi inesistente in Italia (motivo per cui pubblichiamo pochi italiani), cerchiamo autori giovani che preferiscono tenersi lontani da circoli e ambienti letterari, e che sappiano mantenere un po’ di autoironia e di distacco.

Le è mai capitato di scartare un manoscritto e ritrovarlo in libreria pubblicato da un’altra casa editrice? E se sì, ha pensato di aver commesso un errore o che semplicemente quel libro si adattava meglio a un’altra linea editoriale?
È capitato diverse volte, e non mi sono mai pentito.

Qual è stato il percorso che l’ha portata a diventare editor e, in particolare, a lavorare in Isbn? Quale consiglio darebbe a un giovane che desidera lavorare nell’editoria?
Prima di arrivare a Isbn non sapevo se volevo lavorare nell’editoria, e forse non lo so nemmeno adesso. Comunque ho iniziato quasi 6 anni fa, con uno stage.

Che cosa pensa quando sente parlare di “decrescita felice”, editori virtuosi, rapporto diretto con librai e lettori?
Dichiarare di voler pubblicare meno libri, ma belli, mi sembra come ammettere che prima si pubblicavano anche libri brutti. Non ha molto senso. (È solo una deduzione logica.)

E quando sente parlare di TQ?
Mi viene in mente il numero 49. Scherzi a parte, io sono per la liberalizzazione delle professioni: farmacisti, tassisti, notai, e lavoratori dell’editoria.

La comunicazione culturale via web si sta trasformando in una vera rivoluzione. Il proliferale di social network, blog e siti letterari sta imponendo agli uffici stampa l’utilizzo anche di questi strumenti. L’editore Isbn è più contento se il tal libro ha avuto una recensione sul Domenicale o ha raggiunto 2000 followers su Twitter?
Dipende anche dal libro in questione. Certi libri hanno ancora bisogno della recensione di un quotidiano importante, altri forse viaggiano anche meglio sul web.

Un’ultima domanda vorremmo dedicarla ai Premi letterari in Italia. Sono utili, prestigiosi, imparziali, liberi, troppi o troppo pochi?
Il prestigio credo dipenda dal premio. Se fossi uno scrittore sarei contento di vincere il Premio Bagutta, per esempio. Ma sono importanti soprattutto dal punto di vista editoriale, per vendere copie.


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