Odiare il protagonista di un libro è un bene o un male? Il soggetto in questione è Fabio, al centro delle vicende narrate in Fuori tempo massimo, il secondo romanzo di Stefano Iannaccone edito da La Bottega delle parole. Non me ne voglia l'autore, anzi lo prenda come complimento per essere riuscito a ideare un personaggio così complesso.
Ci vuole maestrìa e una buona conoscenza del mondo dei trentenni per creare un romanzo all'interno del quale si intersecano personaggi tipici della nostra era. Conosciamo Fabio mentre lo stanno rapinando, e man mano ci racconta come è arrivato a quel punto, in quella strada, con quell'oggetto. Non vi rivelerò cosa è l'oggetto, basta sapere che appartiene ad un amico che non si occupa di affari che le vostre madri approverebbero. È fidanzato con Valeria che probabilmente vede più come una santa con cui condividere una routine di messaggi e telefonate che un vortice di passione. Sarà proprio il voler trasgredire alla quieta normalità che stravolgerà le esistenze di tutti i personaggi. Che, occorre dirlo, in qualche modo sono tutti collegati tra loro, come in un gigantesco labirinto dove tutte le strade portano in una buia non-via d'uscita.
Stefano Iannaccone ci racconta di vite che si intrecciano, vite che per un malessere generale non hanno sbocchi fruttuosi, nessuno dei personaggi emana positività. Oggetto della narrazione è il malessere dei trentenni, la loro insoddisfazione, la loro confusione, la loro paura di starsi accontentando. E fa paura, perché è vero, perché anch'io ho trent'anni e vivo sempre in bilico tra l'immaturità e la necessità di crescere un po' di più, nel terrore costante di essere "fuori tempo massimo".
Fabio è davanti a questo bivio, tra la fortuna di avere un buon lavoro e l'incapacità di gestire il suo potere, quella bramosìa che spinge fuori dai confini lavorativi e si spande all'esterno ammorbando anche la sfera privata. Dall'altro lato però le sue elucubrazioni mentali, i suoi dubbi, le sue poche certezze vengono raccontate ad una bambina di due anni, la nipotina, che non può certo aiutarlo a comprendere la gravità delle situazioni in cui si è invischiato: ulteriore prova della sua immaturità e del suo non essere capace di dialogare con un mondo adulto.
E l'autore ci racconta questa storia con l'uso di una prosa dinamica, arricchendola di un lessico very young che attualizza ancora di più l'opera. Del resto, Stefano Iannaccone non è un novellino del mondo della scrittura e del web; infatti, oltre ad aver scritto un altro romanzo dal titolo Andrà tutto bene (edito sempre da La Bottega delle parole), è un giornalista e collabora con varie testate e blog. Inutile aggiungere che anche lui è un poco più che trentenne.
Pollice su per Stefano che il suo tempo lo sta sfruttando bene. Pollice verso per Fabio che è davvero fuori tempo massimo, come tanti di noi.