
restituendo briciole solo a una piccola parte dei pensionati, ma ora rilancia con una furbata che aggira l'ordine dei supremi giudici: il furto sarà graduale con il lievitare dell'assegno. Ma, al di là dei tecnicismi, il fatto è che Renzi considera ormai i pensionati - che già sono fiscalmente i più tartassati del mondo - il bancomat del suo governo. Siamo alle solite: con una mano taglia, con l'altra preleva e trasforma il canone Rai in una tassa fissa estorta forzosamente a chiunque nella bolletta della luce. E il saldo di questi maneggi è ovviamente sempre a suo favore, come è successo con i famigerati 80 euro. A parte che ci vuole coraggio a considerare "ricchi" ex lavoratori con un reddito netto tra i 1500 e i 2500 euro, è evidente l'arroganza di uno Stato che, ancora una volta, non rispetta i patti che stipula con i cittadini, considerati alla stregua di sudditi. Può permetterselo perché parliamo di un premier e di un governo mai eletti. I loro mandanti sono stati l'ex presidente Napolitano e Angela Merkel, cioè un pensionato milionario a vita e il capo di uno Stato estero. Sai a loro che gliene frega se un lavoratore italiano aveva deciso di andare in pensione anche contando, per campare con dignità, sull'adeguamento del suo assegno... E pensare che anche il giovane Matteo Renzi aveva chiaro il valore della pensione. Al punto che pensava di farsela pagare dagli italiani. Ci ha provato facendosi assumere dall'azienda del padre pochi giorni prima di diventare presidente della Provincia di Firenze. Grazie al "distacco politico" i contributi non li avrebbe pagati lui ma noi. Beccato con le mani nella marmellata si è stranamente vergognato e ha rinunciato, o almeno così ha detto di voler fare. Al momento pare non si possa fare nulla per fermare questo ennesimo furto. Ci consola che la storia insegna: chi mette le mani nelle tasche dei cittadini non ha vita lunga. Per fortuna.