Magazine Cinema
Origine: USA, Cina, UK
Anno: 2014
Durata: 134'
La trama (con parole mie): nel cuore della Germania nazista ormai messa alle strette dagli Alleati l'avanzata dell'esercito americano è resa difficoltosa dalla resistenza degli ultimi gruppi di soldati tedeschi ancora dotati di carri decisamente più potenti e pericolosi di quelli in dotazione agli statunitensi.A bordo del Fury, che dallo sbarco in Normandia ha viaggiato attraverso mezza Europa senza smettere di combattere, si trovano il sergente e comandante dell'equipaggio Wardaddy ed i suoi uomini Bible, Gordo e Coon-Ass, rimasti privi del loro tiratore, morto durante una delle ultime azioni della squadra.Per sostituirlo viene assegnato al manipolo di soldati il giovanissimo Norman, un ragazzino spaurito che nell'esercito ha fatto solo il dattilografo catapultato da un giorno all'altro nello stomaco certo non ricco di attrattive della guerra sul campo.Il giovane, inizialmente terrorizzato dalla situazione e dai compagni di viaggio, finirà per crescere sotto l'ala protettrice dello stesso Wardaddy, imparando sulla pelle il dolore di un'esperienza così terribile.
Con ogni probabilità, la Guerra è fin dall'alba dei tempi una delle realtà in grado di portare a galla l'indiscutibile peggio dell'Uomo, i suoi lati oscuri, l'istintività animalesca da Legge della giungla che guarda solo alla sopravvivenza e al dominio.L'Orrore, per dirla come il Kurtz di Apocalypse Now.Eppure, nonostante questo fatto sia quasi indubbio, anche lo spettatore più distante dalle pellicole legate a doppio filo alla stessa finisce, una volta posto di fronte al "fatto", vittima di un fascino quasi irresistibile, fosse anche poi negato da una successiva critica ferocemente negativa: e, onestamente, non ne sono affatto stupito.In fondo, quei lati oscuri e quel peggio cui accennavo poco sopra, fanno parte di ognuno di noi, ed ognuno di noi, con le diversità legate al carattere ed alla formazione, in situazioni estreme - e non c'è nulla di più estremo della Guerra stessa - dovrebbe fare i conti con loro, inevitabilmente: la varia umanità mostrata da David Ayer a partire dall'equipaggio del suo Fury ne è una dimostrazione lampante, dal giovane Norman, timido dattilografo pronto, passo dopo passo, a trasformarsi in "Machine", fino a Don "Wardaddy", paterno quanto militare, nel senso più autoritario e crudele del termine, passando per Bible, Gordo e Coon-Ass.Protagonisti che non sono affatto positivi, ma che, dal tesissimo pranzo in casa delle due donne tedesche - forse la scena più intensa della pellicola - allo scontro con lo squadrone di SS, mostrano tutte le sfumature - che, per l'appunto, non devono essere necessariamente positive - dell'umanità, soprattutto se portata sul campo di battaglia: si potrebbe, in questo senso, considerare Fury una sorta di versione molto più badass e sporca di Salvate il soldato Ryan, l'ennesimo ritratto - ed il secondo in poco più di un mese di uscite in sala, insieme ad American Sniper - della grottesca realtà generata dal conflitto, con gli squilibri fisici e psicologici portati a galla, i massacri, il fatto che, da un lato e dall'altro della barricata, finiscono per trovarsi persone che lottano principalmente per riportare a casa la pelle e convinte di essere dalla parte giusta - interessante, in questo senso, proprio il confronto tra il già citato pranzo pronto a stimolare i più bassi istinti della squadra di Wardaddy ed il finale, con una salvezza giunta grazie alla pietà mostrata da uno dei membri delle mostruose SS -, e che la situazione di stress, il contatto con la violenza e la paura rendono inevitabilmente più pericolose di quanto loro non si sarebbero probabilmente mai immaginate di essere.La cornice, poi, ben si adatta, con il suo fango ed una fotografia decisamente autunnale, all'atmosfera densa e pesante che stringe il cuore dei soldati, costringendoli a proteggersi mostrando un'aggressività a tratti assurda ed esagerata - sono rimasto decisamente colpito dal charachter di Norman, passato dalla paura di sparare alle sventagliate di mitragliatore al grido "Fuck the Nazi" lanciato abbattendone a decine -: la Guerra, come concetto e realtà, resta una delle piaghe più terribili con le quali finiamo per fare i conti, ed effettivamente dovremmo ritenerci fortunati ad essere cresciuti in un'epoca che non ha avuto conflitti "mondiali" sull'altare dei quali sacrificare milioni e milioni di vite.Certo, illudersi che possa un giorno tutto finire e la Pace trionfare è onestamente assurdo - e lo scrivo con profondo rammarico -, principalmente per colpa della nostra Natura: in fondo, per quanti progressi si possano archiviare, restiamo comunque animali, spinti da un'istintività che porterà inevitabilmente ad un confronto certo non civile con chi, ai nostri occhi, avrà minacciato quello che consideriamo nostro, e che vorremmo sempre proteggere.Ed è curioso quanto Norman, nell'epilogo, venga ribattezzato "eroe".Perchè la Guerra non lascia eroi, da una parte o dall'altra.O vincitori, o vinti.Solo sopravvissuti.Alla "furia" dell'Umanità stessa.
MrFord
"Breathe in deep, and cleanse away our sins
and we'll pray that there's no God
to punish us and make a fuss."Muse - "Fury" -
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