Magazine Cultura
Formazione:
Michele Zappoli - bass
Grechi Riccardo - drums
Federico Melandri - guitar
Giulio Capitelli - guitar
Damiano Storelli - samples
1: Illusione Dei Miei Giorni / 6'13"
2: ..E Poi La Luce / 8'43"
3: Un Momento: Vado A Fuoco / 4'10"
4: Finalmente Io Sono / 5'36"
5: La Vastità Del Mio Tempo + Ciò Che L'Anima Non Dice / 6'57"
Ascoltanto l'unico lavoro dei Furyu "Ciò che l'anima non dice" (5 brani 32:00 min.)si capisce che sicuramente questo quintetto bolognese è proiettato verso un progressive spinto, il che mi piace molto riuscendo a passare dal "silenzio" alla "potenza assoluta", io ci trovo una psichedelia spiccata in quanto, la band prevalentemente suona brani strumentali, tra l'altro con una ottima tecnica, lasciando molto spazio ai singoli strumenti, si sentono i vari assoli all'interno dei cinque brani del disco, anche se talvolta può risultare un tanto slegato, ma nell'insieme è assolutamente interessante. La sorpresa è stata nei pochi interventi vocali, in italiano, che si distaccano molto dall'idea "progressive classica" in quanto è più parlata, gridata direi, e crea un certo interesse perchè mi risulta comunque amalgamata alla musica "tecnico raffinata".Sperando di fare una intervista a breve con la band vi consiglio l'ascolto dei Furyu...Rock on
La Vastità Del Mio Tempo + Ciò Che L'Anima Non DiceIllusione Dei Miei GiorniLa loro biografia dice:Il progetto ha origine a Bologna nell’anno 2000 grazie all’incontro tra i giovanissimi Michele Zappoli e Matteo Migliori. In seguito aderiscono al progetto Giulio Capitelli e Federico Melandri arricchendolo con idee e composizioni sempre più variegate e sperimentali. È con questa formazione che la giovane band comincia a registrare i primi demo ed a esibirsi nei locali di zona. Con l’arrivo di Riccardo Grechi e Damiano Storelli, il progetto si stabilizza definitivamente nel 2009 con il nome di FURYU; ha così inizio il nuovo arrangiamento dei brani che fanno parte di “Ciò che l’anima non dice”.
Il termine FURYU, che in giapponese moderno significa “elegante”, era usato nelle poesie del tardo periodo Heian (Giappone, 795-1185), per indicare una visione della vita aristocratica e nostalgica: letteralmente significa “vento e acqua che scorre”. Lo Zen decise di farlo suo, probabilmente per le idee di naturalezza, istantaneità e bellezza effimera che porta con sé, nonché per la caratteristica del vento di essere sentito ma non visto, quella dell’acqua di essere senza forma, tangibile eppur sfuggente.
Nei brani proposti in “Ciò che l’anima non dice”, emerge la spiccata attitudine rock-metal della band la cui ricerca è incentrata sulla volontà di creare sonorità orecchiabili, composte in estrema libertà, con buona tecnica, senza mai cadere nell’atonia. Il concept dei cinque brani proposti nell’album è basato sugli stati d’animo di un protagonista, il susseguirsi delle emozioni che prova è narrato dalle musiche, mentre le sintetiche frasi che caratterizzano titoli e testi ne descrivono le esperienze vissute durante il percorso.Contatti:
http://www.furyu.it/
http://www.myspace.com/projectfuryu
http://www.facebook.com/pages/Furyu/75188780085
http://www.youtube.com/user/furyuproject
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