Magazine Cultura
MyDi: Come nasce la vostra band e il nome …?Riportando i punti più importanti della nostra storia possiamo dirti che Il progetto ha origine a Bologna nell’anno 2000 grazie all’incontro tra i giovanissimi Michele Zappoli e Matteo Migliori. In seguito aderiscono al progetto Giulio Capitelli e Federico Melandri arricchendolo con idee e composizioni sempre più variegate e sperimentali. È con questa formazione che la band comincia a registrare i primi demo ed a esibirsi nei locali di zona. Con l’arrivo di Riccardo Grechi e Damiano Storelli, il progetto si stabilizza definitivamente nel 2009 con il nome diFURYU; ha così inizio il nuovo arrangiamento dei brani che fanno parte di “Ciò che l’anima non dice”.
Riguardo il termine FURYU, che in giapponese moderno significa “elegante”, questo era usato nelle poesie del tardo periodo Heian (Giappone, 795-1185), per indicare una visione della vita aristocratica e nostalgica: letteralmente significa “vento e acqua che scorre”. Lo Zen decise di farlo suo, probabilmente per le idee di naturalezza, istantaneità e bellezza effimera che porta con sé, nonché per la caratteristica del vento di essere sentito ma non visto, quella dell’acqua di essere senza forma, tangibile eppur sfuggente. Rappresenta, cioè, il nostro modo di intendere musica: pura capacità espressiva libera da ogni vincolo.
MyDi: A che musica vi ispirate maggiormente?Pensiamo che il punto di forza di questo progetto sia l'etereogenità dei componenti che lo compongono.Veniamo tutti da filoni musicali diversi e, di conseguenza, le influenze che ciascuno porta sono legate al proprio background culturale. Non ha perciò senso -nel nostro caso- parlare di uno o più gruppi di riferimento per quello che scriviamo, e questo ci ha aiutato a rendere il marchio Furyu qualcosa di diverso dai progetti che attualmente sono in circolazione in Italia.
MyDi: Quali sono gli argomenti, che trattate, delle vostre canzoni?Il concept dei cinque brani proposti nell’album è basato sugli stati d’animo di un protagonista, il susseguirsi delle emozioni che prova è narrato dalle musiche mentre le sintetiche frasi che caratterizzano titoli e testi ne descrivono le esperienze vissute durante il percorso. Nelle pagine del booklet, il susseguirsi d’immagini rispetta i tempi della narrazione musicale del CD rappresentandola tramite un sistema ispirato alla forma fumetto ove, di canzone in canzone, l’aspetto del protagonista muta in quello dei componenti della band.
MyDi: Che peso ha l’esperienza live per voi e se voi avete spazio per i live?Il progressive non è certamente uno dei generi più orecchiabili e "seguibili" della scena. E' e rimarrà un genere da ascolto analitico, da cd per intenderci. Nonostante ciò, nelle nostre esperienze live, abbiamo notato un pubblico completamente rapito e attento ai particolari come se stesse seguendo un'opera sinfonica.Questo ci ha spinti nella ricerca di un'esibizione che potesse riflettere, con maggior efficacia, i messaggi del nostro progetto. I futuri live saranno dunque una ricerca accurata, sia per ciò che riguarda l'esibizione che per quanto riguarda l'aspetto visivo e ovviamente quello musicale.
MyDi: Come affrontate la composizione e lo studio di registrazione?La scrittura di un brano non è cosa semplice, meno ancora se si tratta di un pezzo strumentale. Questo dev'essere fluido e orecchiabile nonostante la mancanza del cantato. I nostri pezzi vengono “elaborati” dal gruppo a lungo prima di trovare la loro forma. Ciascun membro è responsabile della propria sezione musicale e non c’è mai imposizione da parte di qualcuno; in parole povere il pezzo non arriva in sala già bello e pronto ma viene presentato in una forma embrionale. Pochi riff e un’idea su come procedere; il resto viene creato dall’alchimia della band che solo buona tecnica e tanto affiatamento -musicale e non- possono dare. “Ciò che l’anima non dice” non è la nostra prima esperienza di registrazione ma rimane comunque il brivido della prima volta, e l’importanza che abbiamo dato alla qualità delle registrazioni -nochè ai brani- è dovuta al fatto che siamo convinti che il suono di un album determini ancora buona parte della riuscita del progetto, a prescindere dalla capacità di chi suona e dalla particolarità dei pezzi proposti. Ci è stato detto che "la racchetta non fa il tennista", in merito al fatto che il suono di un gruppo non determina le sue capacità... Beh non credo che questa affermazione sia valida. Immaginatevi i nostri pezzi registrati in cantina :)MyDi: Che importanza date alla tecnologia nella musica?Personalmente credo che la tecnoligia nella musica sarà, in un futuro neppure troppo lontano, una chiave d'espressione accessibile a tutti. Intendo dire che la softweristica si è sviluppata al punto tale da permettere anche a chi, per questioni di tempo e/o denaro non ha famigliarità con il proprio strumento, di esprimersi al meglio. Oramai bastano poche nozioni di base per poter creare, tramite programmi dedicati, tutto ciò che la mente del musicista voglia poter esprimere. Anche il puro compositore potrà dar forma alle proprie idee.Simulatori di suoni e strumenti, midi per batterie, bassi e chitarre ed effettistiche varie hanno dato via libera, anche se ancora in "fase beta", all'espressività musicale di massa;. Penso che sia un grande passo per i musicisti e la musica in generale. Guardandoci alle spalle, quanti musicisti sono passati alla storia come grandi compositori ma mediocri esecutori?
MyDi: Qual è il vostro rapporto con le case discografiche e qual è la vostra situazione?Siamo una band completamente autoprodotta e autopromossa e intendiamo rimanere in questa situazione a lungo. Date l'esperienze passate di ogni singolo componente del progetto possiamo dirti che, in Italia, difficilmente si trovano etichette, o promoter in generale, che possano davvero darti una mano..se non a cifre folli fuori dalla portata di ogni band emergente o che si definisce tale. Le proposte continuano comunque ad arrivare e le prendiamo in considerazione tutte ma per ora nulla che attiri la nostra attenzione. Con questo preambolo avrai capito che tendiamo a diffondere il più possibile la nostra musica e con essa il nostro pensiero. Il "free download" è per noi la chiave della musica emergente futura, o comunque, vendita di cd a prezzo di costo. E' vero che "Ciò che l'anima non dice" è in vendita su i più grandi store internazionali ma questo rappresenta solo un modo, per chi volesse sostenerci, di farlo, comprando le tracce, o il cd intero, a basso prezzo.
MyDi: Cosa ne pensate della scena musicale della vostra zona e quella italiana?La grande fortuna -nonché grande sfiga- dell'Italia è quella di avere band davvero valide ma che purtroppo non sanno (o non vogliono) promuovere le proprie idee. il tutto viene ampliato dall'inesperienza e incapacità dei promoter stessi.
MyDi: Quali sono i vostri progetti futuri?"Ciò che l'anima non dice" è un'uscita molto recente quindi, per ora, siamo totalmente concentrati sulla sua promozione.In ogni caso non mancheranno live e apparizioni varie.
MyDi: Ed ultima la domanda da un milione di dollari, Cosa rappresenta la musica per voi?Per noi la musica rappresenta la via che esprime, con maggior successo, ciò che intendiamo comunicare.Potrebbe sembrare la risposta più banale ed ovvia che una band emergente possa dare ma, guardandoci attorno, notiamo che la realtà riflette l'esatto opposto. La musica, in quanto arte, è comunicazione. infatti il vero problema è che la maggior parte delle persone non ha più nulla da dire, e si aggrappa ad idee altrui. Parlo dei filoni musicali di moda, degli stereotipi, delle etichette sociali e via dicendo. Penso che il messaggio più forte che "Ciò che l'Anima non Dice" vuole comunicare sia semplicemente SIATE VOI STESSI. Suonate ciò che vi piace e sentitevi liberi di esprimervi come meglio credete, abbiate un vostro stile e componete in TOTALE assenza di pregiudizi e paranoie inutili!
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