Valente questo autore, ma accidenti. Il protagonista del libro che sto leggendo è in fase terminale. Il libro è lungo una vita, e alla fine della vita cosa c’è? Mi accorgo solo ora di quanto mi sia affezionata a lui. Senza motivo: a me non ha offerto altro che la propria esistenza insulsa e spesso anche sbagliata.
E poi lo leggo mentre sono in giro, quando fa tanto caldo e si confonde tutto. Spazio e tempo.
Si fondono tra loro le facce della gente.
Mezzi sorrisi sgluteano alternandosi fuori dagli shorts e si confondono col commovente fisico del tizio belloccio in spiaggia.
Fusi pure gli ammiccamenti in metropolitana con quelli degli ambulanti stanchi sempre in giro.
Confuse io e Olga ieri sera, tra il suo calice di vino e la mia Corona&lime.
Fusi i discorsi frivoli con quelli pieni di contenuto.
Confusi tutti i perché, tutte quelle domande che affollano sempre più in modo pressante questi post.
E stamattina incontro Savio che, in sintesi, mi fa: Resistere non serve a niente (ma io quel libro non l’ho letto, e neanche lui, e poi aggiunge che se avallo la consultazione popolare faccio il gioco di chi vuole legittimare la Costituente impura, e se gli chiedo che alternativa ha oltre al non fare, non la indica. Ma concordiamo entrambi sulla nullità dell’italiano medio), e questo un attimo dopo che Maria mi ha messo al muro in bagno e mi ha convinta a leggere l’ultimo di Aldo Busi.
Sono ancora confusa. Che posso fare? Mi informo.
Busi, perso lo Strega, ha vinto il premio Boccaccio.
Il mio protagonista è in fase terminale, ma so come mantenerlo ancora in vita. Adesso prendo su Boccaccio, Siti, Busi, o chi per loro. Niente funziona altrettanto bene.