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Alla fine la tanto da tutti auspicata "fusione" ancorché sui generis tra le due squadre di Parma si farà.
Un esito doveroso nel senso dell'adagio "l'unione fa la forza", caldeggiato con sollecitudine anche se non troppo scopertamente dalla Federazione, la quale nei suoi vertici ha particolarmente a cuore la cittadina emiliana, dove sta investendo per farvi la propria "capitale amministrativa" oltre che politica.
La stagione scorsa, ricorderete, le due realtà di Parma - le ex Overmach e Gran - evitarono l'inevitabile nella miglior tradizione italica fondendosi ma non tra dirimpettai, tentando la cura ricostituente mediante l'apporto (rilevante), la "confluenza" con due club del territorio, creando l'una i Crociati con Noceto, l'altra la GranDucato con Colorno. Se la prima "fusione" procede, in virtù anche del risultati sportivi e del conseguente apporto economico derivante dalla prossima partecipazione alla Euro Challenge (elemento non da trascurare: può pesare quasi un terzo del bilancio), la seconda invece annaspa, avendo mancato detto risultato per soli tre punti e una vittoria in meno (mors tua ...).
Ne deriva che i dialoghi "spintanei" verso la fusione son risultati squilibrati, tra ricchi e poveri: era chiaro dove era necessario arrivare - il "Progetto Parma" - ma non come e soprattutto coi soldi di chi. Alla fine la soluzione è stata la resa, più per mancanza di rifornimenti che per forza: i Crociati si son seduti sulla riva del fiume, la più economicamente fragile Granducato si ritira dalla massima serie italiana.
Recita il comunicato della società: "La decisione è stata presa per rendersi disponibili a partecipare al Progetto Parma, pur non essendo stata ancora costituita la nuova società, progetto che ci auguriamo possa vedere la luce al più presto". E tocca poi leggere la frase sibillina, un po' - absit iniuria verbis - alla Calvisano un paio di stagioni fa: "si vogliono tutelare i propri tesserati, lasciando loro comunque la possibilità di giocare nella squadra unica di Parma". Cioè liberi tutti, ognun individualmente per sè a disposizione del "cherry picking" dei Crociati, la "squadra unica" (rimasta) di Parma.
C'è da immaginare il lavorìo dietro le quinte della Fir, preoccupata non tanto di tutto questo (ecchè ce pò fà? Mica è una Lega delle Società! Tanto meno un sindacato giocatori. Poi dice del conflitto di interessi), quanto soprattutto del cosiddetto "titolo sportivo", cioè il diritto alla partecipazione al campionato di Eccellenza: a chi va? Aprire "buchi" nel numero delle partecipanti alla massima serie italiana avrebbe potuto risultare problematico negli attuali frangenti, dando stura a polemiche su ripescaggi e magari rivelandoli impraticabili. Di fatto le vicissitudini in corso di Roma e l'Aquila o del retrocesso Venezia-Mestre, eventuale primo nella lista dei ripescabili, lo testimoniano: la partecipazione all'Eccellenza par oggi un onere più che onore.
La soluzione "all'italiana" escogitata, ha il vantaggio di lasciar le mani nette a tutti: è la cessione diretta del titolo dalla Granducato a una "parente" della "costellazione emiliana" (entità unita nella un po' litigarella "famiglia Aironi"): è Reggio Emilia (in foto tratta dal loro sito), club targato Cosmo Haus in A2 che s'è conquistato in stagione la A1. Il quale accetta con entusiasmo il doppio salto (speriamo non mortale) all'Eccellenza, ma mette le mani avanti: niente accelerazioni e discontinuità. Dichiara infatti il presidente Giorgio Bergonzi: "(cercheremo) di strutturarci per l’alto livello, ma continuando nel nostro progetto tecnico, puntando su ragazzi del territorio" e aggiunge: "Essendo in buoni rapporti con le Società Amatori Parma e Rugby Colorno resterà aperta la collaborazione con il GranDucato".
E vissero tutti felici e contenti: ovviamente se non ci saranno "discontinuità" (cioè mercato in ingresso), non sarà necessario approfondire i titoli economici di Reggio a partecipare all'Eccellenza - mica abbiamo soglie minime a garanzia del livello, o una occhiuta DNACG come in Francia. Con buona pace per la qualità del torneo. L'importante è che per un club che si ritira ce ne sia un altro che arriva, fino al prossimo crollo (di scricchiolii se ne sentono diversi in giro, cfr. nomi sopra riportati: dove si è ridotti gioire in caso di sopravvivenza, non certo di crescita). Seccapitasse ancora, ovviamente la situazione verrà gestirà ancora "ad hoc", senza ridefinizioni e ripensamenti generali riguardanti l'ambito strategico -economico generale del rugby italico. Alla faccia della qualità e della "messa in sicurezza" di un edificio sempre più crepato. Si stava meglio ai tempi della Lire, quando si stava peggio.
Tant'è; la Presidente del GranDucato Cosetta Falavigna ha sottolineato il passaggio di consegne con un quasi liberatorio: «faccio un grosso in bocca al lupo agli amici di Reggio Emilia per la nuova avventura», al quale non ci rimane che associarci.
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