Torna da oggi, martedì 5 maggio, per concludersi domenica 10, a Bologna, il Future Film Festival.
Diretta da Giulietta Fara e Oscar Cosulich, giunta alla XVII edizione, la kermesse, nata nel 1999, primo e più importante evento in Italia dedicato alle tecnologie applicate all’animazione, al cinema, ai videogame e ai new media, si conferma così un osservatorio irrinunciabile sul futuro (non solo) della settima arte. Tema d’indagine della XVII edizione, nell’anno di Expo 2015, è Eat The Future: un “famelico” sguardo sul cibo attraverso la lente deformante di due generi d’elezione del festival, l’horror e la fantascienza.
Un omaggio sarà poi dedicato al grande autore israeliano Ari Folman, di cui si vedranno Valzer con Bashir e The Congress, oltre alle immagini in anteprima del suo nuovo ambizioso progetto: un film animato sulla figura di Anna Frank. Anche quest’anno il FFF sceglie di inaugurare nel segno dell’Europa, con la proiezione di Song of the Sea, il film che è valso all’irlandese Tomm Moore la seconda nomination all’Oscar dopo Secret of Kells. Nove i film che partecipano al Concorso Lungometraggi e che si contendono il Platinum Grand Prize. Tra le sorprese della selezione di quest’anno, una presenza importante del cinema italiano, che dopo qualche anno di assenza torna protagonista anche in questa sezione, oltre che in quelle collaterali, segno di un rinnovato interesse per l’animazione e il “genere”.
Ecco quindi il raffinato Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio: già vincitore di molti riconoscimenti internazionali (dal Grand Prix della Settimana del Cinema Fantastico di Nizza al premio come miglior film al Boston Science Fiction Film Festival), il film intreccia le storie di tre personaggi che – in tre epoche diverse – sono uniti da un sogno di libertà e da un incompiuto capolavoro letterario. Molte anche quest’anno le proiezioni fuori concorso e, restando fra i nostri colori, si segnalano Burqa di Marco Pavone, un autarchico e coraggioso lungometraggio animato che – attraverso le avventure di un immaginario ma non troppo capo di governo, Alan Burlesque – racconta vent’anni di storia italiana. Nel mirino, però, più che la classe dirigente (e un presidente diviso tra politica, sesso e affari), una società civile che tutto permette, con colpevole indulgenza. Vi è poi Index 0 di Marco Sportiello: ambientato nel 2035, è un cupissimo racconto distopico che – attraverso un uso invisibile e intelligente degli effetti speciali – immagina un futuro da incubo per gli Stati Uniti d’Europa. Per la gioia di chi ama i sapori forti, tornano quest’anno due Follie Notturne: Gothic Lolita Battle Bear segna il ritorno del “folle” Noboru Iguchi (il regista di Zombie Ass e Dead Sushi), stavolta deciso a ibridare il cinema dei morti viventi con il mondo delle “gothic Lolita”, in un delirante trionfo di alieni, orsi di peluche e tute di latex; Tokyo Tribe – tratto da un manga di culto e diretto dal talentuoso Sion Sono – mette invece in scena un violento viaggio nella Tokyo del futuro, al ritmo trascinante dell’hip hop.
La sezione del Future Film Festival dedicata ai cortometraggi presenta una ricca selezione delle migliori opere internazionali realizzate negli ultimi due anni con tecniche di animazione, dal tradizionale disegno animato (drawings) alla stop-motion, dalla flash animation alla computer grafica 3D; il concorso Future Film Short vede assegnati due premi: il tradizionale Premio del Pubblico, e il Premio della Giuria, quest’ultima composta da esperti del settore.
Winsor McCay
Tra gli Eventi Speciali del Festival, da non perdere il tradizionale appuntamento con Archeologia del futuro – a cura di Mario Serenellini – che quest’anno riscopre Winsor McCay, autentico pioniere del cartoon che con Little Nemo in Slumberland, apparso per la prima volta negli Stati Uniti il 15 ottobre 1905, ha rivoluzionato estetica e logica del fumetto, influenzando maestri come Disney, Moebius e Miyazaki. Oggi, 110 anni dopo, il FFF mostrerà l’integrale dei suo film.
E ancora, per ricordare i 70 anni di Hiroshima, il FFF ospiterà la proiezione di Barefoot Gen (1983) e Barefoot Gen 2 (1986), un dittico – tratto dal capolavoro manga di Keiji Nakazawa – che racconta la storia del piccolo Gen, il quale dopo essere sopravvissuto all’atomica dovrà superare il dolore per la perdita di tutti i suoi cari e ricominciare a vivere; un’indagine sull’anima ferita del Giappone postbellico, insieme crudele e umanista.
Inoltre ci saranno anche dei laboratori creativi in cui i piccoli cineasti potranno cimentarsi in attività ricreative alla scoperta del making of dei loro cartoon preferiti.
Informazioni: Future Film Festival
Estratto da un articolo pubblicato il 05/05/2015 su Storia dei Film, sito d’informazione e critica cinematografica