14 dicembre 1825
Quel giorno, lontano nel tempo e nello spazio, un manipolo di ufficiali cavalcava alla volta del Senato. Cadetti, coraggiosi nelle idee e temerari per gioventù, marciavano per le strade di San Pietroburgo al grido “Viva la costituzione!”.
L’animo fermo, lo stesso con cui avevano vinto l’invincibile: Napoleone.
L’odiato invasore si era ritirato dalle immense steppe di madre Russia ma presidiava ancora le loro giovani menti: le aveva conquistate con i virgulti di idee nuove, europee, di futuro e di libertà.
Quel manipolo ora marciava in tutta fretta per sfiduciare lo zar. Che Nicola non fosse incoronato, non giurasse ai senatori!
E invece in gran segreto, l’autocrate giurò. Beffati sul tempo, i giovani ufficiali nella piazza del Senato, non ricevettero ascolto ma cannonate. Si dispersero, poi furon presi ed arrestati. Li deportarono in Siberia con le mogli o li impiccarono.
Il popolo russo piange i suoi martiri. La storia li ricorda con un bel nome, decabristi (dal russo Dekabr: dicembre).
Una sinistra analogia vuole che il 14 dicembre 2010 si decideranno le sorti del nostro zar, del nostro piccolo padre Silvio Berlusconi.
Dovrà fronteggiare due simultanee rivolte al suo potere.
Dal 14 dicembre la corte costituzionale discuterà sul legittimo impedimento, probabilmente dichiarandolo incostituzionale. In tal modo lo scudo giudiziario del premier, finora zar al di sopra della legge, verrà polverizzato.
Il 14 dicembre, dopo aver ottenuto la fiducia al senato (beffando sul tempo la Camera), dovrà poi ottenerla anche a Montecitorio, dai deputati. E’ qui che avverrà la rivolta dei futuristi decabristi.
E’ qui che se la rivolta non fallisce come allora, sarà la crisi del governo: il Silvio IV cadrà.
Ma attenzione.
Silvio è una fenice, uno zar felino: ha 7 vite politiche e questo suo governo in rotta è solo il quarto.
Attenzione a non fare lo stesso errore dei decabristi: essere disorganizzati senza un’idea ben chiara in mente.
La Russia reale, fatta di milioni di poveri contadini, amava ancora lo zar nonostante tutto. I decabristi non vennero capiti.
I contadini morivano di fame alla prima carestia e quel poco che avevano lo spartivano con i nobili che li schiavizzavano e con lo stato che li tassava. Ma nonostante tutto amavano lo zar. Se lo stato era oppressore, se la loro vita quella che era, lo zar non aveva colpe: le sue buone intenzioni erano evidentemente ostacolate o traviate dai suoi malvagi consiglieri di palazzo, i parassiti, i traditori.
Ecco, questo è il rischio per i futuristi. E’ passare agli occhi dell’Italia reale per traditori, per i responsabili del cattivo governo del paese. Quante buone intenzioni aveva il premier, quante belle promesse! E questi traditori non gliel’hanno fatte mantenere, questo il messaggio.
Il messaggio non deve passare: nessun ribaltone. Un governo “tecnico” per cambiare la legge elettorale è un doppio boomerang. Primo perché gli italiani penseranno che avete ribaltato il governo e la loro volontà per farvi gli affari vostri e cambiare le regole del gioco appena prima del fischio d’inizio.
Secondo, siete così sicuri di vincere? Io sarei più sicuro del contrario. L’unico risultato a cui per ora potete ambire è un pareggio, un risultato che si può ottenere solo con questa porcheria di legge elettorale. Per adesso tenetevela, forse conviene più a voi che a Berlusconi.
L’unica idea chiara che dovete avere in mente è: Berlusconi non deve essere il prossimo presidente del consiglio e quindi il prossimo presidente della Repubblica.
Lasciate gli ormeggi, futuristi! Bersani ascolta per una volta Di Pietro. Andiamo a votare, subito.
Non traditori del voto, ma traditi dal governo.
L’Italia reale capirà. E se non capirà avrà quel che si merita.
Ma voi, per una volta, avrete la coscienza pulita: meglio sconfitti con onore che con disonore sconfitti comunque.