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Gabriel's Inferno

Creato il 15 aprile 2013 da Ninapennacchi

Gabriel's InfernoVi avevo avvertite, questa sarebbe stato la mia prossima lettura, perciò non piagnucolate. Così è stato. E la mia opinione, espressa con logica e motivazioni, è: 
AAAAAAAAAAARGHHHHHHHHHHHH!!!
D'accordo, forse dovrei espandere un po' il concetto. Allora aggiungo: 
NON CI SIAMO!!!
Non basta, dite? E se ci metto anche un: 
MA PROPRIO PER NIENTE!!!?
In verità, come molti libri che non mi piacciono, non è che lo abbia proprio letto tutto. Diciamo che per arrivare al finale (che svelava misteri misteriosi, quindi dovevo fare mio) ho usato la tecnica della "lettura ranocchia". In pratica, quando un libro non mi piace ma voglio sapere come va a finire, non lo abbandono, ma lo finisco saltando come una ranocchia. Da pagina 56 a — cra cra — pagina 72 a — cra cra — pagina 97. Oppure leggendone una frase per pagina. 
Come posso poi darne un giudizio di merito, vi chiederete? In pratica non l'ho neppure letto. Avete ragione. In questo caso, però, la correttezza non mi ha impedito di fare questo post. 
Perché c'è una domanda fondamentale che mi gira in testa.
La faccenda è la seguente. Il problema vero di questo libro non è che la protagonista piange in continuazione e Mr Emerson ama e non ama con l'interruttore. Non è neanche lo stile, super spiegato e pieno di "tell". No: questo libro non è tanto noioso, o brutto, o irritante; è proprio caricaturale. Non è un romance, è la caricatura di un romance. Troppa dolcezza, troppi stereotipi, troppo tutto.
E qui scatta la domanda. Se l'autore (un uomo, così si dice), l'avesse fatto apposta? Se avesse voluto fare, volutamente, una parodia del genere rosa? Me lo vedo, chino sul foglio (con penna d'oca e fogli sciolti sul tavolo, lo immagino così, non chiedetemi perché) che ridacchia mentre scrive frasi di una melensaggine mai osata e pensa: "chissà quante volte posso ripetere queste zuccherosità prima che le lettrici si stanchino; chissà se le lettrici hanno bisogno di così tanti cuscini emozionali da accogliere con gioia non una, non due, ma dieci volte frasi sdolcinate e stereotipi anni '50". 
Magari, ho pensato, il signor Sylvain Reynard sta scrivendo una tesi sul genere rosa, e sul limite di zucchero e assurdità (se esiste) che si può propinare alle lettrici.
Se è così, Sylvain Reynard, sei un genio.

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