In città ci sono le svendite dei negozi di articoli sportivi che stanno per chiudere per sempre
per riaprire in un’altra strada
ma con un altro nome e quando vai a vedere c’è Gabriele che ti dice che anche quest’anno andrà a sciare
a Cortina che suo padre è morto
e gli ha lasciato questioni cose dell’eredità.
(Un giorno tutto questo sarà mio, questa collina che abbiamo in giardino, la gobba
di un morto di troppo nascosto in casa)
Qualche volta ancora inciampiamo, mentre giriamo in questo dolore
con la cazzuola e il trinciagambi in mano ripulendo
le schegge naturali improprie del naturale improprio progredire. Inciampiamo
tutti sporchi col trinciagambi nel polpastrello col sangue sul colletto bianco la pettorina verde il muretto di cemento cede
la cazzuola non serve più al più la si può usare
per spalare gli escrementi del cane che ha disimparato
(non a costruire, costruire non serve più)
a chiedere l’acqua il guinzaglio la passeggiata la pantofola il giornale
il cane che si leggeva il giornale ogni sabato mattina («La Stampa» sono secoli che esce «Tuttolibri») e si rendeva conto
di quello che vuole la gente che compra i libri e la domenica mai una messa un centro commerciale una tazza di cereali una scopata
ma puntuale l’inserto del Sole con le sue pagine gialle che accolgono capelli scoperti e rasoi.