Caligola (Anzio 31 agosto 12 – Roma 24 gennaio 41) terzo imperatore romano facente parte della dinastia giulio-claudia, governò dal 37 al 41, quando venne ucciso da alcune sue guardie del corpo. Le fonti storiche giunte sino a noi hanno evidenziato le sue stravaganze, eccentricità e depravazioni, fornendoci un'immagine di sovrano orientale. La penuria di fonti fa sì che Caligola sia poco conosciuto tra i diversi imperatori della dinastia. Le fonti sono infatti una «vexata quaestio». Le «Vite dei Cesari» di Svetonio sono l’opera più importante da cui si può trarre una serie di informazioni sul suo governo. Purtroppo gli scritti di Svetonio si concentrano su episodi marginali che evidenziano la spietatezza e la supposta pazzia di Caligola, tanto che parecchi storici contemporanei hanno mostrato dubbi sulla veridicità di questi racconti. Caligola fu sicuramente un personaggio dalle molteplici sfaccettature, molto amato dal popolo romano, ma contrastato dalla classe sociale di cui facevano parte gli storiografi. Disgraziatamente non è arrivata sino a noi la parte degli «Annales» in cui Tacito (storico del periodo considerato più scrupoloso rispetto a Svetonio), parlava di Caligola. Svetonio ci fornisce una serie di notizie sull'aspetto fisico di Caligola. Sembra che fosse alto un metro e novanta, quasi calvo (almeno negli ultimi anni di regno) e che avesse occhi incavati e penetranti. Fu un abile auriga (conduttore di quadrighe) e possedeva un fisico agile e scattante.
Busto del giovane Caligola
Caligola («piccola caliga», la calzatura dei legionari, un simpatico soprannome affibbiatogli giovanissimo dalle truppe del padre Germanico) fu il terzo figlio di Agrippina Maggiore e Germanico, comandante tenuto in grande considerazione dal popolo romano. Sin da ragazzino seguì i genitori nelle campagne militari in Germania (14-16) indossando le calzature dei legionari. Nel 17, dopo aver partecipato al trionfo di Germanico a Roma, insieme alla famiglia lo seguì in Oriente. Purtroppo due anni più tardi il padre perse la vita e Caligola, insieme alla madre, prese la via del ritorno in Italia. Nel 27 soggiornò nella casa della bisavola paterna Livia sul Palatino e nel 29 si stabilì nella casa della nonna Antonia Minore. Intanto l'imperatore Tiberio, posta la sua dimora nell’isola di Capri già nel 26, chiese a Caligola di vivere nella sua villa di Capri nel 31, anno in cui lo nominò «Pontifex» (sacerdote). Nel 33 fu questore e qui terminò il «cursus honorum» di Caligola. Nel 35 Tiberio dichiarò suoi successori nel testamento Caligola e il suo giovane nipote Tiberio Gemello. Caligola si sposò ben quattro volte. La prima moglie fu Giunia Claudilla, la seconda Livia Orestilla, la terza Lollia Paolina e la quarta Milonia Cesonia, la quale gli dette una figlia che ebbe come nome Giulia Drusilla, in ricordo della sorella defunta dell’imperatore.Morto Tiberio il 16 marzo 37, il Senato decretò nulle le sue ultime volontà, che disponevano che al comando dell'impero vi fossero Caligola e Tiberio Gemello, nipote del defunto imperatore. Il Senato riteneva che Tiberio fosse da tempo pazzo e stabilì «Imperator» Caligola il 18 marzo 37. Questi divenne imperatore per volontà di tutti: Senato, esercito e popolo. Le motivazioni di questa approvazione si possono spiegare con la sua tenera età (25 anni all'avvento), la popolarità del padre, la lunghezza del regno di Tiberio (23 anni), l'infanzia passata per lo più negli accampamenti, le disgrazie che colpirono la sua famiglia, la parentela sia con Augusto che con Marco Antonio e il suo amore verso i familiari.
Si riteneva che Caligola portasse a compimento la politica del padre, Germanico, ma le cose non andarono in questo modo. Il brevissimo governo di Caligola fu improntato a tutta una serie di massacri nei riguardi degli oppositori interni e da azioni che miravano ad umiliare la classe senatoria. Caligola aveva comportamenti assai strani, che ben presto le fonti antiche parlarono di «pazzia sanguinaria». Secondo una leggenda, infatti, decretò senatore il proprio cavallo (il cui nome era «Incitatus»), anche se appare certo che la sua nomina evidenziava il suo totale disprezzo per il Senato. In realtà Caligola una volta affermò che avrebbe potuto dichiarare il proprio cavallo senatore, essendo questi molto più intelligente dei senatori stessi. Altri racconti affermavano che fosse iracondo. Caligola si riteneva un monarca orientale, favorendo il processo di divinizzazione degli imperatori defunti. Inoltre ebbe atteggiamenti autocratici e volle che gli fosse dedicato un tempio. Egli sapeva farsi amare dal popolo con elargizioni e costosissimi giochi circensi. L’imperatore, per eliminare qualunque problema dinastico, adottò Tiberio Gemello e lo dichiarò suo erede. Per far sì che Tiberio Gemello non reclamasse la coreggenza voluta dall’imperatore Tiberio, nel 38 lo fece trucidare o lo costrinse a suicidarsi. Analoga fine fece il prefetto del pretorio Macrone. Molto probabilmente Caligola considerava un pericolo determinati personaggi, che con il loro potere, carisma o denaro avrebbero potuto eliminarlo. Più che di crudeltà, in questo caso, si può parlare di realismo politico. Rifacendoci alle fonti, Caligola avrebbe desiderato essere dichiarato Dio. Nel 38 impose che una propria statua fosse presente nei luoghi di culto di tutte le religioni dell'impero, anche nelle sinagoghe (Alessandria d'Egitto). Si potrebbe parlare di una ulteriore ed ennesima dimostrazione della sua follia, oppure dell’intento di allargare il suo potere presso i popoli ellenistici, avvezzi da lungo tempo a ritenere il proprio sovrano una divinità. Insomma appare come il tentativo religioso di un principe giovane di conservare il potere con ogni mezzo. Tutto ciò, comunque, causò molto scontento, in special modo presso quei popoli che già avevano problemi con la autorità civile di Roma, per esempio i Giudei, che si ribellarono più di una volta, provocando numerosi disordini.
Caligola deposita le ceneri della madre e del fratello
Gli storici moderni ritengono che queste strane manifestazioni di Caligola e di altri imperatori, nonché la malattia che ebbe nel 37, siano dipese da una intossicazione da piombo, che in termini tecnici viene definita saturnismo. Il saturnismo di Caligola sarebbe derivato dall'abitudine romana di bere il vino leggermente addolcito, conservandolo in otri di piombo. Caligola avrebbe avuto inoltre, secondo gli storici a lui non favorevoli, un comportamento che oggi chiameremmo sociopatico, cioè senza rimorso e rispetto per le regole della società e i sentimenti altrui, che potrebbe essere nato per il trauma di aver visto sterminata la propria famiglia e da ultimo per aver sopportato la morte per malattia dell'amatissima sorella Giulia Drusilla. Alcuni ritengono anche che fosse epilettico o malato di ipertiroidismo. È anche da supporre che le sue stranezze non fossero altro che una mossa politica per evidenziare il proprio totale disprezzo per la classe senatoria.Quando morì Tiberio nelle casse dello stato romano vi erano all’incirca 2.700.000.000 sesterzi, che Caligola consumò in un anno. Alcune spese affrontate dal nuovo imperatore furono inevitabili: una serie di elargizioni alla plebe romana, all'esercito, ai pretoriani (a cui volle dare un donativo doppio rispetto a quello promesso da Tiberio, 2.000 sesterzi a testa) e ai regni vassalli di Roma (regalò 100.000.000 di sesterzi ad Antioco IV di Commagene). Non si deve sottacere, inoltre, che Caligola rispettò il testamento di Tiberio, nonostante fosse stato dichiarato nullo dal Senato e consegnò quanto fosse stato stabilito a tutti. Non bisogna dimenticarsi dei banchetti e feste di vario genere, messe in atto per tenere buono e calmo il popolo. A tutto questo è opportuno aggiungere, tuttavia, diverse stranezze, ricordate dagli storici a lui contemporanei, come la stalla del suo cavallo in avorio e marmo, i due milioni di sesterzi regalati ad un auriga e il milione dato a Livio Geminio (che affermò di aver veduto Drusilla in cielo ed impegnata a conversare con gli dei). Va, inoltre, ricordata che fu cancellata la tassa sulle compravendite. Desiderando migliorare la situazione economica, come molti altri imperatori successivi, Caligola si impossessò degli averi di molti senatori, ritenendoli colpevoli di tramare per la sua uccisione (accusa non sempre falsa). Gli storici moderni non credono molto alle voci che evidenziano il dissesto finanziario delle casse statali, così come fatto credere dalle fonti antiche, poiché tutto ciò non troverebbe riscontro sia nella diminuzione del peso fiscale avvenuto sotto il suo regno, sia in quella determinatasi sotto il suo immediato successore.
La congiura contro Caligola
Con gli stati alleati non ebbe un’unica linea politica, furono molto importanti per lui la simpatia e la fiducia che ogni sovrano sapeva trasmettergli. Mandò in esilio Mitridate, re d'Armenia. Fece uccidere Tolomeo, re della Mauritania, ed il suo stato divenne provincia e dichiarò re di Commagene, regione divenuta provincia nel 18, Antioco IV, al quale regalò 100 milioni di sesterzi. Volle che fossero re anche i tre giovani principi traci che aveva conosciuto durante la sua giovinezza, a casa della nonna Antonia. A Polemone II offrirà il regno del Ponto e del Bosforo nel 38, a Rhoimetalkes metà dell'antichissimo regno di Tracia e a Kotys l'Armenia Minore. Venne in aiuto ad Erode Agrippa, al quale dette, in primis, la Palestina nord-occidentale, che dalla morte di Erode Filippo II (34) era governata direttamente da Roma, successivamente anche i territori del tetrarca di Galilea, Erode Antipa, colpevole di voler disporre dei territori di Erode Agrippa, il quale in un primo tempo andrà in esilio e poi fatto uccidere nel 40.Caligola aveva antenati che erano diventati famosi grazie alle imprese belliche ed è quindi facile ipotizzare che fosse intenzionato a ripetere le loro gesta ed anche a superarle. Se Druso maggiore e Germanico avevano operato in Germania, egli per superare le loro gesta necessitava, non solo di conquistare definitivamente la stessa regione, ma varcare l'oceano e mettere piede in Britannia. Sarebbe stato il primo imperatore, dopo le campagne di Augusto in Spagna nel 26-25 a.C., a comandare un esercito in battaglia. A quanto ci racconta Svetonio egli raccolse un ingente numero di soldati in tutto l'impero ed ammassò un notevole quantitativo di vettovaglie. Cassio Dione ritiene che egli arruolò per le sue campagne militari tra i 200 e i 250.000 uomini. Nel 39 Caligola dovette reprimere con ferocia una rivolta fra le sue truppe nell'alto Reno e condusse gli eserciti verso la costa settentrionale della Gallia, molto probabilmente desideroso di conquistare la Britannia. Invece, desiderò che le truppe cercassero conchiglie in acqua, come ben ci informa Svetonio, o è molto più probabile che non volle continuare una spedizione mal progettata.
Claudio scoperto dai pretoriani
Caligola venne assassinato in una congiura di Pretoriani capeggiati da due tribuni, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, il 24 gennaio del 41. Insieme a lui furono uccisi sua moglie Milonia Cesonia e la loro figlia bambina, Giulia Drusilla (così chiamata a ricordo della sorella di Caligola). Dopo di lui venne nominato imperatore lo zio Claudio, che aveva trovato riparo dietro a una tenda del palazzo imperiale, pensando che sarebbe stato ucciso dai pretoriani, i quali invece lo vollero imperatore. Ebbe la «damnatio memoriae».Giampiero Lovelli
BIBLIOGRAFIA
A. BARRETT, Caligola: l'ambiguità di un tiranno , Mondadori, Milano 1992;
A. FERRILL, Caligola: imperatore di Roma, SEI, Torino 1996;
A. FILIPPONI, Caligola il sublime: una biografia, Cattedrale, Ancona 2009;
A. WINTERLING, Caligola: dietro la follia, Laterza, Bari 2005.