La galassia Andromeda, a circa 2,3 milioni di anni luce da noi. Crediti: NASA
Galassia che vai abitabilità che trovi. Come sulla Terra non è indifferente un continente o un altro per definirne l’abitabilità così vale per le galassie. Stare nella Via Lattea è diverso che avere il proprio eventuale pianeta natio in Andromeda. Come infatti è più facile essere investito da un ciclone sulle coste del Nord America che nella penisola italica, così su Andromeda è più facile essere investiti dall’esplosione di una supernova che nella Via Lattea, e quindi nel primo caso meglio scegliere zone più periferiche.
Al di là del colorito paragone, tale risultato è frutto di un’approfondita ricerca pubblicata su MNRAS lo scorso maggio e dal titolo The galactic habitable zone of the Milky Way and M31 from chemical evolution models with gas radial fows” (Spitoni, Matteucci, Sozzetti, 2014, MNRAS, 440, 2588). Infatti secondo questo studio la zona di abitabilità galattica è definita come la regione con sufficientemente alta metallicità per formare sistemi planetari in cui oggetti simili alla Terra possono essere creati e dove la vita può essere in grado di svilupparsi e sostenersi, dopo essere sopravvissuta a eventi di esplosione di supernovae vicine.
Modelli di evoluzione chimica sono un utile strumento per studiare le zone di abitabilità in diversi sistemi galattici e nello studio abbiamo predetto le zone di abitabilità della nostra galassia e di Andromeda tramite modelli raffnati di evoluzione chimica.
I risultati sono stati ottenuti tenendo conto della distribuzione degli elementi pesanti e dei processi di distruzione da parte di supernova. E’ opportuno ricordare che si suppone che i pianeti abitabili abbiano un’atmosfera simile a quella della Terra. L’esplosione di supernovae vicine ha, infatti, come conseguenza l’emissione di radiazione altamente ionizzante la quale, una volta raggiunta l’atmosfera del pianeta, ha come effetto principale la dissoluzione dello strato di ozono. A questo punto, i raggi ultravioletti provenienti dalla stella attorno a cui orbita il pianeta possono penetrare i vari strati dell’atmosfera procurando danni irreversibili alla vita, fno alla sterilizzazione del pianeta stesso.
Si è visto che nella Via Lattea il numero massimo di stelle che possono ospitare pianeti abitabili si trova a 8.000 parsec (un parsec corrisponde a circa 3.3 anni luce) dal centro Galattico, mentre per Andromeda è localizzato a 16.000 parsec dal suo centro galattico.
Quindi dai nostri risultati si evince che, come ci si aspettava, la Terra occupi una zona privilegiata della nostra Galassia per lo sviluppo di forme di vite come noi le intendiamo, mentre nella galassia Andromeda, pianeti con forme di vita simili a quella terrestre potrebbero essere localizzati nella “periferia” della galassia stessa, dato che l’attività di distruzione da parte di supernovae è molto intensa nelle sue regioni centrali.
Fonte: Media INAF | Scritto da Emanuele Spitoni