Dopo tre mesi di esposizione alla National Gallery di Washington, mercoledì 20 marzo è ritornata ai Musei Capitolini la statua del “Galata morente”, la scultura che incarna per eccellenza il coraggio della sconfitta e l’autocontrollo al cospetto della morte.
Dal 10 dicembre scorso, il Galata era esposto all’interno della famosa “Rotunda” presso il museo americano, e la sua permanenza ha decretato un successo: oltre 700 mila visitatori durante questi poco meno di 100 giorni. La città di Roma ha accolto l’”eroe” in patria, insieme a Flavia Barca, Assessore alla Cultura, Creatività e Promozione; e Claudio Parisi Presicce, Sovraintendente Capitolino.
Arrivata a Roma verso le 12,30 l’opera, che non era mai uscita prima dal Museo, è stata ricollocata nella posizione abituale che detiene sin dal 1815, quando rientrò da Parigi, dove era stata trasportata da Napoleone nel 1797.
Giunta in Piazza del Campidoglio, è stata trasportata da una gru in un container di 1.100 chili, ed ha raggiunto, dalla finestra, il primo piano di palazzo Nuovo. Verso le 15 la statua era quindi nuovamente al suo posto ai Musei Capitolini.
L’intento di questo prestito di altissimo valore è di favorire sempre più gli scambi culturali internazionali, ed è stato reso possibile grazie ad una intesa tra istituzioni all’interno del progetto “Dream of Rome” che ha portato nella Capitale, come unica tappa europea all’Ara Pacis, la mostra “Gemme dell’impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington”.
Attraverso questi scambi Roma si afferma sempre di più come capitale della cultura e della bellezza. La mostra all’Ara Pacis ha prodotto un rilevante aumento di introiti per la Sopraintendenza e quasi 120 mila visitatori. Il “Galata morente” è la copia romana in marmo di una scultura bronzea attribuita a Epigono, databile al 230- 220 a.c.
È una delle più celebri e visitate della collezione capitolina, rinvenuta nei pressi di via Veneto, nell’area di Villa Ludovisi, fra il 1621 e il 1623. Nel 1737 la scultura fu acquistata da Papa Clemente XII per il Palazzo Nuovo del Museo Capitolino. Facente parte di un ciclo decorativo, l’opera comprende anche la statua del “Galata suicida”, oggi conservata al Museo Nazionale Romano.
La scultura fu commissionata da Attalo I re di Pergamo per celebrare la sua vittoria sui Galati, che i romani chiamavano anche Galli. Vi è molto realismo, in questa figura, che rappresenta un guerriero galata in punto di morte, semisdraiato col volto rivolto verso il basso. La sua espressione è colta nell’attimo che precede la morte.
Il volto contratto dalla sofferenza, dovuta alla ferita mortale al petto. I suoi tratti sono tipici del guerriero celtico. Zigomi alti, acconciatura con folte e lunghe ciocche, i baffi. Il guerriero è completamente nudo, tranne che per una collana che porta intorno al collo, una “torque” tipica di quelle popolazioni. Accanto a lui, sulla base della scultura, si trovano alcune armi abbandonate, simbolo della battaglia in corso.
L’artista, seguendo quella che era la corrente del “pietismo” tipica della città di Pergamo, ha voluto evidenziare il dolore dello sconfitto, accentrandone il coraggio e il valore. L’ultimo anno ha visto diversi capolavori italiani in tour negli USA, e la politica dei prestiti d’arte internazionali diventare più che mai al centro dell’attenzione.
Nonostante lo scambio culturale sia fondamentale fra i popoli, la statua rappresenta una delle più rinomate opere dell’antichità, fonte d’ispirazione per artisti d’ogni tempo. E siamo felici che abbia finalmente fatto ritorno a casa.
Written by Cristina Biolcati