C’e’ da dire che dal Giappone all’Australia sono passato ai due estremi per quel che riguarda il comportamento nei mezzi pubblici. Vi ricordate come funzionava nella terra del sol levante, no?
Li’ nessuno parla nei mezzi pubblici. Nessuno fiata. C’era l’autobus aziendale stipato di colleghi (non per nulla… era il bus navetta che faceva spola tra la stazione e la fabbrica, solo i dipendenti potevano prenderlo!) nel quale nessuno si salutava, nessuno fiatava, nessuno si guardava manco in faccia. Silenzio di tomba, religioso (e a volte ridicolo) silenzio. Tipo, vedevi questi colleghi di ufficio e a volte di scrivania che non si salutavano fino al momento di scendere. Poi una volta scesi si dicevano buongiorno e iniziavano a parlare. Idem al ritorno: si parlava, ma al momento di salire in bus scattava il silenzio, o si parlava sottovoce. Roba che se mettevano un’acquasantiera alle porte al posto delle obliteratrici la gente si faceva pure il segno della croce.
In Australia e’ tutto diverso, naturalmente. Qua la gente parla al telefono, fa conversazione, ride, scherza, fa affari, ci prova con le passeggere, affetta il salame, gioca alla playstation, scorreggia, rutta, litiga, fa proposte di matrimonio, eccetera. Solite cose che facciamo noi faciloni occidentali. Solo che anche in Australia vige una regola non scritta ma altrettanto potente e altrettanto universale: proprio come in Giappone esiste un galateo non scritto, una regola universale applicata da chiunque (aussie) salga in bus.
Sto parlando, naturalmente, dell’usanza di salutare e ringraziare l’autista. Ma non quando si sale: quando si scende. Avete capito bene: qua in Australia la cordialita’ e’ un must ad ogni occasione, esattamente come il silenzio e il rispetto sono la regola in Giappone. Da queste parti quando vuoi scendere schiacci il pulsante, aspetti che il bus si fermi alla fermata, e nel momento in cui le porte si aprono prima di scendere devi rivolgere lo sguardo all’autista (direttamente, se scendi da davanti, o attraverso lo specchio retrovisore, se scendi da dietro) e urlargli (si: urlare) qualcosa del tipo "Thank you very much", o "have a nice day", o anche solo "thanks", "cheers mate", eccetera. Sono belle le scene in cui scendono 4, 5 persone al colpo e senti sti cori di "thank you!" accavallati, o di saluti diversi uno sopra l’altro (non so se avete presente Unanimi di Elio e le Storie Tese), o in stile mitraglia ("thankyou-thankyou-thankyou" eccetera).
Ah, e naturalmente. Ecco un modo come un altro per capire se uno e’ un locale o uno straniero: basta guardare se ringrazia quando scende dal bus. Un po’ come le regole che impari a Tokyo per distinguere le nazionalita’, dove sai che se in treno vedi un asiatico non ubriaco che parla al telefono o chiacchiera ad alta voce, allora deve trattarsi per forza di un coreano, o di un cinese.