Game of Thrones: A Telltale Games Series Episode 2 – The Lost Lords

Da Videogiochi @ZGiochi
di Lorenzo "quadrazza" Quadrini

Eccoci arrivati al secondo episodio della serie di Telltale Games dedicata alla celeberrima saga fantasy di Martin: Game of Thrones. Il gioco del trono in questo secondo episodio si fa in verità molto più piatto rispetto al primo, risultando piuttosto scialbo e poco intrigante. Pur rimanendo un lavoro di qualità, garantendo insomma la sufficienza che contraddistingue i lavori della software house, si nota subito una certa patina, che si rifiuterà di andar via lungo tutta la durata del prodotto. Premettiamo già da ora che la recensione cercherà di evitare spoiler, ma che dovrà tenere molto conto della trama e dell’intreccio narrativo, essendo questi ultimi lavori della casa americana improntati ad un evidente stile cinematografico, abbandonando i canoni soliti delle avventure grafiche, per arrivare ad un prodotto di intrattenimento, facilmente accostabile al “film interattivo”.

I figliol prodighi ritornano

In questa seconda puntata seguiremo le storie del povero Gared, finito nel bel mezzo della fredda Barriera, di Mira, intento a sopravvivere nel covo di serpi che è Approdo del Re, di Asher, che ha ricevuto la visita dello zio e si prepara a tornare a casa e, sorpresa delle sorprese, di Rodrik, incredibilmente sopravvissuto alla ferita al costato ed al cavallo sul groppone. I quattro episodi si alterneranno come loro solito, cercando di massimizzare da un lato la suspance e la forza narrativa, dall’altro impedendo che ci si fossilizzi troppo sullo stesso personaggio, facendo sì che la storia risulti più variegata ed eterogenea di quanto davvero non sia. Gared dovrà quindi affrontare le prove di iniziazione dei guardiani in nero, facendo tra l’altro la conoscenza del belloccio Jon Snow. Asher invece si destreggerà in una serie di QTE di pregevole fattura, con l’obiettivo di raggiungere la magione dei Forrester (un lungo viaggio) senza essere ucciso nel frattempo dai nemici procuratisi in veste di lama mercenaria. Mira continuerà a tessere trame, più o meno fortunate, rivelandosi combattuta tra la voglia di risultare simpatica alla bella Tyrell e la necessità quasi obbligata di portare assistenza alla madre ed alla disastrata famiglia. Rodrik, infine, raccoglierà il fardello lasciato dalla morte del giovane fratello: una situazione politica instabile e minacciata dalle angherie dei Bolton e dei loro alleati, la presenza militare dei nemici all’interno del castello, nonché la propria lunga e dolorosa convalescenza.

Pur se sulla carta sembrerebbe esserci sufficiente carne al fuoco, vedremo subito come, rispetto al primo episodio, manchi mordente e pathos. Anche se non si tratta certo di una trama banale o poco plausibile, la caratterizzazione dei personaggi, molto più scarna e poco incisiva, renderà l’immedesimazione bassa e niente affatto d’aiuto per la giocabilità. Mira e Gared sono ancora lontani dall’esprimere una personalità, risultando piatti e non convinti. La mancanza poi di vere conseguenze rispetto alle scelte del gioco (che influenzano leggermente le relazioni, ma che sostanzialmente ancora non portano a veri e propri bivi della trama) acquisisce il senso di inutilità della giocata. Giocata che riprende in parte verve ed animo quando vestiremo i panni di Rodrik, unico vero caratterista del prodotto, piombato in una situazione difficile ed ai limiti dell’umana sopportazione. Asher è appena delineato, e sebbene i suoi QTE siano davvero ben fatti ed adrenalici, siamo ancora lontani dal poter dare un giudizio sulla pecora nera di Casa Forrester.

Il gameplay del gioco è rimasto ovviamente identico. Purtroppo la critica mossa alla trama si lega in maniera indissolubile allo stile di gioco proposto dalla serie di Telltale Games. L’approccio della software house punta ad offrire una sorta di storia interattiva, facendo in modo che l’effetto di “scelta” sia vincolato non tanto alle reali possibilità dei dialoghi (che spesso variano per interpretazione, ma non per conclusione) quanto alla capacità di farci immedesimare e di farci vivere in maniera realistica la narrazione offertaci. Ovviamente si tratta di un sistema non solo apprezzato, ma anche efficace, fin quando non si presentino fisiologici cali di tensione e di qualità, tali da rendere (ed è questo il caso) l’episodio abulico ed inconcludente. Permangono poi i soliti problemi grafici: texture a volte davvero troppo grossolane, ed effetto acquerello portato all’esagerazione, tanto che non risulta differente la rifrazione del sole delle ambientazioni desertiche di Asher con la sgranatura applicata in tutte le altre location. Apprezzabili invece le espressioni, soprattutto facciali, dei protagonisti ed in generale di tutti i personaggi, i quali però difettano allo stesso modo di una buona mimica corporea, la quale risente della pochezza del motore grafico.


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