Quando i film si fanno ad episodi
L'hype che si crea attorno ad una nuova stagione, o anche solo ad un nuovo episodio de Il trono di Spade, non può essere paragonata con nessun'altra serie.
Ecco perchè, al contrario del mio solito programma, non ho potuto farmi una scorpacciata unica della serie, ma per evitare spoiler, anticipazioni e soffiate, ho dovuto cedere e vedermi come tutti gli altri un episodio a settimana. E tenendo conto che anche in questa stagione il caro George R.R. Martin non ha risparmiato personaggi amati o personaggi protagonisti da una tragica fine, è davvero stata la scelta più giusta.
Ma passiamo a parlare di questa quarta stagione, che rispetto alla scorsa sembra mettere almeno un po' di accelerazione. Non all'inverno (che, teoricamente, is coming) ormai passato in secondo piano, ma ai giochi di potere e di vita che si muovono tra Approdo del Re, il Nord e la Barriera.
In queste story line, va da sé che alcune funzionano, alcune meno: ancora devo capire l'importanza di raccontare le vicissitudini sempre più strazianti di Greyjoy, o la pesantezza all'arrivo sullo schermo di Stannis Baratheon, e, senza offesa, pure la Barriera non ha molto da offrire, o meglio, non aveva, perchè con l'episodio numero 9 a lei completamente dedicato, con 50 minuti di regia sopraffine che si muove nel campo di battaglia, dall'alto del ghiaccio allo scontro aperto, tra giganti e i loro mammut, incontri che fanno battere il cuore e morti come se piovesse, la suddetta Barriera (e il poco incisivo Jon Snow) riacquistano la loro dignità.
L'attenzione di tutti è però concentrato all'interno della famiglia Lannister, che dopo una dipartita che dà una soddisfazione inimmaginabile, tiene con il fiato sospeso, regalando i momenti più emozionanti della stagione con monologhi esaltanti e combattimenti dall'esito sorprendente, senza spoilerare troppo. Tyron si fa strada così nel cuore dello spettatore, scalzando una Daenerys che in 10 episodi combina gran poco se non cercare di mantenere una libertà tanto labile quanto il suo avanzare verso il trono.
E gli Stark superstiti?
La povera Arya poco a poco diventa la degna erede del padre, dando vita anche a siparietti ironici con il suo Mastino, la ancora più povera Sansa viene sballottata di qua e di là ma sembra finalmente tirare fuori gli artigli, e il poco interessante -per il momento- Bran risulta fondamentale solo nel finale, con la sua scoperta.
E arriviamo al finale, allora, dove quasi tutte le storie vengono riprese e portate giusto un po' avanti, quel po' necessario a far già salire l'hype per il prossimo anno, e che proprio in Arya, e in Tyron ha il suo fulcro.
I momenti di lentezza, dunque, ci sono, così come le storie di cui poco importa, ma ancora una volta la forza della serie sta nel sorprendere lo spettatore, con esiti mai scontati, con personaggi amati (anche i nuovi, cara Vipera Oberyn Martell) che non per questo devono rimanere in vita, con scene e scelte di regia da applauso.
Gli ambienti e le ricostruzioni sono infatti di una bellezza pari al loro uso all'interno degli episodi, e che sia una semplice scogliera dove allenarsi, una pianura che si estende incontaminata o un Porta Insanguinata, si resta a bocca aperta.
In attesa di scoprire sorti e approdi dei vari personaggi nuovamente in movimento, in attesa di un inverno che tarda ad arrivare e di un trono quanto mai insicuro, l'appuntamento è già fissato per aprile 2015.
Guarda il Trailer