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Game over per le scommesse in Ecuador: lo Stato chiude tutti i casino

Creato il 19 marzo 2012 da Eldorado

Game over per le scommesse in Ecuador: lo Stato chiude tutti i casinoIn Ecuador non si scommette più. Hanno chiuso ieri gli ultimi casino, come consequenza del voto di uno dei referendum dello scorso 7 maggio proposti da Rafael Correa. Il presidente aveva posto in dubbio non solo la moralità di questa pratica, ma l’impatto finanziario del gioco d’azzardo nel seno delle già provate famiglie ecuadoriane. Negli ultimi anni, complice la difficile situazione economica, si erano moltiplicate le sale illegali, sorte come funghi non solo nelle principali città, ma in ogni angolo della provincia. Le tragamonedas (le classiche slot machines) sono mano a mano apparse nei retrobottega dei negozi o nei ripostigli dei bar, alimentando il giro d’affari delle piccole mafie locali. La nuova normativa ora vuole fare piazza pulita di tutto ciò che ha a che fare con il gioco: per le sale legali, costrette a chiudere (erano trentadue), si tratta di un danno valutato in 180 milioni di dollari annuali, in un settore che occupava più di 6000 persone in forma diretta.

A differenza dei paesi europei, in America Latina la norma è che i principali hotel dispongano di un proprio casino interno. Si tratta di una consuetudine nata attorno agli anni Sessanta, quando iniziò a svilupparsi il turismo e le catene alberghiere pensavano a soddisfare le esigenze del visitatore che veniva soprattutto dagli Stati Uniti. Da allora, il gioco d’azzardo si è trasformato in un vero e proprio settore trainante delle economie nazionali, che muove centinaia di milioni di dollari (100.000 milioni in tutta l’America Latina). Il suo impatto sulla società non è quantificabile, ma è innegabile che la febbre del gioco è aumentata a dismisura negli ultimi anni. La concorrenza ai grand hotel si fa direttamente nei bar e nei negozi dei quartieri: le slot machines sono diventate una costante, una parte del paesaggio latinoamericano, dal Messico alla Patagonia. Si tratta di un’attività illegale, ma di fatto difficilmente controllabile. In Cile, per esempio, si parla di 250.000 tragamonedas che generano un movimento annuale di 1700 milioni di dollari, una manna per i commercianti che hanno investito in questi apparati che generano illusioni e producono perdite esose nelle tasche della gente comune. L’incremento della ludopatia si sta trasformando in un problema sociale: il gioco d’azzardo arriva direttamente nei barrios, e coinvolge non solo gli adulti, ma soprattutto i giovani, che non hanno molto da chiedere alle degradanti periferie in cui vivono.

In Ecuador, intanto, si cambia registro. Tutta da verificare, però, l’efficacia del provvedimento: non dimentichiamo che ora, chiuse le sale da gioco, rimane sempre aperto lo sportello di internet, dove si è già spostata una grande parte dei giocatori. La varietà offerta dalla rete è impressionante: lotterie, scommesse, tombole, giochi, lotto, casino virtuali. Non è da scartare il fatto che il presidente Correa abbia fatto infine il gioco –è il caso di dirlo- dei casino in rete, che attualmente concentrano già il 12% delle scommesse per internet. I giocatori non hanno che l’imbarazzo della scelta: sono 140 i casino virtuali a cui possono affiliarsi gli scommettitori ecuadoriani.


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