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Troppo spesso siamo abituati ad identificare un videogioco con la sua grafica. Nel senso che ci scordiamo di tutto il resto e tendiamo a guardare solo l'aspetto visivo di un'opera video ludica. Non dico che l'estetica non sia importante, ma mi dispiace che si sia persa quella voglia di approcciarsi ad un gioco da un semplice punto di vista ludico, tralasciando il comparto video, quello grafico. Parlo da persona cresciuta con i giochi da 16 e 32 bit, da bambino preda dello stupore di fronte a omini di megapixel che si muovevano su ambienti a una dimensione vivendo avventure spettacolari. Da persona che ha osservato il lento (ma neanche tanto) evolversi di un mondo molto simile a quello cinematografico.
Siamo nel 2015. La next generation è già tra noi e sui nostri monitor scivolano immagini che ricordano più il cinema di animazione moderno che il buon vecchio Super Nintendo. Ma più si va avanti, più ci rendiamo conto che la magia sta venendo a mancare. Quell'atmosfera che calava nelle nostre stanze, quelle ore di divertimento, quel mondo le cui porte si spalancavano davanti i nostri occhi pieni di stupore.
Eppure non sempre è così, c'è ancora un modo di fare videogiochi che punta tutto sull'empatia con lo stesso. Che prova a ricreare quella magia dimenticata, che lascia perdere le innovazioni e riscopre l'amore per le storie e le sue meccaniche. Per questo, oggi, voglio tornare a parlare di videogiochi. Per questo oggi parlerò di To the Moon.
La dottoressa Eva Rosalene e il dottor Neil Watts arrivano in una villa costruita su una scogliera accanto a un vecchio faro abbandonato. Lì vive Johnny Wyles, anziano facoltoso sul punto di morire. Compito dei due scienziati è installare nella mente del moribondo ricordi artificiali che possano esaudire l'ultimo e più grande desiderio di Johnny: andare sulla luna. Per farlo però dovranno scoprire le motivazioni più intime del vecchio in un viaggio tra i ricordi che procede a ritroso, dalla più grande e antica storia d'amore alla tragedia che cambiò tutto.
To the Moon, quarto videogioco creato da Kan Reives Gao, è un opera del 2011, un prodotto indi sviluppato dalla Freebird Games. Grafica che ricorda i vecchi giochi per 386 o quelli del Game Boy, gameplay lineare, nessuna possibilità di personalizzazione (dei personaggi) o poca possibilità di esplorazione, To the Moon è una visual novel drammatica che racconta una storia fantascientifica risucchiando lo spettatore in un vortice di emozioni. Sì, non è un errore, ho proprio scritto "spettatore". Perché se da un punto di vista video ludico il gioco è privo di mordente essendo il gameplay, come già detto, assolutamente lineare (fino a rasentare la noia), da un punto di vista narrativo rasenta il capolavoro. In effetti il giocatore, per quelle poche ore (all'incirca 4) che To the Moon dura, non avrà altro compito che accompagnare i protagonisti lungo una strada già tracciata, risolvendo enigmi elementari, lungo una story-line ricca e misteriosa perché basata sulle ellissi, e di scoprire assieme a loro il segreto di una vita persa nel tempo e nella memoria. Una fantascienza umana, una storia che fa dello stupore infantile la sua forza, raccontando sentimenti che né la morte né la malattia possono seppellire. Sullo sfondo un'incredibile storia d'amore affrontata con ironia (per certi versi) e alternando un punto di vista più adulto e disincantato a quello più gioviale e infantile.
Alla fine, giocando a To the Moon, non vi potrete esimervi dal commuovervi, dal provare empatia per personaggi delineati perfettamente, forse addirittura umanamente. Personaggi che si perdono tra paure, sentimenti, umanità e coraggio, che attraversano lo schermo per diventare qualcosa di più. Senza tante pretese, senza soprattutto la pretesa di essere reali: il gioco ci ricorda prepotentemente di essere un gioco ma non ci tratta da videogiocatori, bensì da spettatori (come ho affermato prima). Addirittura sarei portato ad ammettere che, nel momento stesso in cui ci viene imposto di partecipare attivamente, To the Moon diventa snervante, fastidioso e noioso. Ma giocare si rivela l'unico modo per "scoprire", imparare, comprendere e perdersi, pure noi in una storia meravigliosa accompagnata da musiche che scaldano il cuore e disegni dalla potenza immaginifica enorme.
A completare il tutto, una mitragliata di citazioni che stuzzicherà il giocatore più nerd, momenti incredibilmente divertenti, due protagonisti assolutamente perfetti e alcuni cambiamenti nel gameplay che risollevano un gioco che, dal punto di vista ludico, ammetto di aver odiato. Sì perché si parte da un gdr poverissimo per arrivare ad una visual novel essenziale per precipitare in un action puro ma stantio e, infine, lasciarsi catturare da un finale incredibile. Non mancano le sorprese, non mancano i riferimenti a film come Se mi lasci ti cancello o anime come Elfen Lied. E alla fine diventerà chiaro che l'intento di Kan Reives Gao era sacrificare il gioco stesso in nome di un modo di fare giochi che non esiste più. E che a me manca, sinceramente. Manca parecchio. Ma, nonostante tutti i suoi difetti, To the Moon è qualcosa di unico e incredibile. Qualcosa di bellissimo da cui lasciarsi prendere e trasportare, senza preconcetti. Qualcosa che io consiglio di provare, almeno una volta.
REQUISITI MINIMI
Sistema operativo: Windows 98, XP, Vista, 7, 8, 8.1 Processore: Intel Pentium III 800 MHz Memoria Ram: 512 MB Grafica: 1024x768 High Color + Spazio Hard Disk: 100 Mb
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