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"Gandalf nei Romanzi di Tolkien"

Da Risveglioedizioni

[Fu al tempo di re Eldarion, il quale dovette non poco lottare contro nuove trame (come narrato in The New Shadow, l'abbozzo pubblicato in The History of Middle-earth), che coloro che erano i più stretti seguaci del sovrano (denominatosi "i Fedeli" come i Signori di Andunië e coloro che amavano gli Elfi e i Valar a Númenor) cominciarono a credere, erroneamente, che Olórin-Gandalf fosse in realtà Manwë]. Gli Istari, incarnatisi in corpi di uomini, vennero inviati dai Valar per contrastare la mal-vagità proveniente da Est. Egli dimorava nel giardino di Irmo a Valinor ed era considerato il più saggio del suo ordine, sia dai Valar, quanto dagli altri tre Istari inviati nella Terra di Mezzo, i quali notarono, invece, cupidigia e brama di potere in Saruman. Gandalf fa il suo arrivo nella Terra di Mezzo all'inizio dell'XI° secolo della Terza Era, ultimo tra tutti gli Istari, per aiutare e sostenere coloro che si opponevano a Sauron. Egli venne scelto espressamente da Manwë, il capo dei Valar, ma Gandalf in un primo momento rifiutò, non ritenendosi all'altezza del compito, anche se Manwë e Varda, a riprova della considerazione che avevano per lui, gli ingiunsero di partire, "non come terzo" (due Istari erano già stati scelti). [E' interessante notare, come questa storia del rifiuto iniziale di Gandalf, somigli molto a quello di Mosè nei confronti della chiamata da parte di YHWH, per la liberazione e la salvezza del popolo ebraico in Egitto]. Gandalf è considerato il "Nemico di Sauron" (il Faraone del Male), anche se con lui condivide la razza (sono entrambi Maiar, come nella Bibbia erano egiziani), ma con la differenza che lo spirito di Gandalf, nella Terra di Mezzo, è incarnato, con tutte le molteplici conseguenze che questo implica (come paura, dolore, stanchezza, fame, sete, caduta); inoltre gli era fatto divieto di contrastare direttamente il potere di Sauron con il suo, non-ché di cercare di dominare Elfi e Uomini con la forza o con la paura. Infatti, al suo arrivo, Círdan il Carpentiere "che vedeva più lontano di chiunque altro sulla Terra di Mezzo", aveva riconosciuto in lui il più possente fra quelli che arrivarono, nono-stante fosse il più minuto e apparentemente il più vecchio, e gli aveva fatto dono di uno dei tre Anelli degli Elfi, Narya, l'Anello di Fuoco dal colore rosso, con queste parole: "Grandi fatiche e pericoli ti aspettano, e, per tema che il tuo compito si riveli troppo grande e gravoso, prendi questo Anello per tuo aiuto e conforto [...] Io ritengo che in giorni a venire dovrà essere in mani più degne delle mie, che lo tengano per accendere tutti i cuori al coraggio." [Narya, l'Anello di Fuoco o Anello Rosso, è uno degli Anelli del Potere descritti da J.R.R. Tolkien nei suoi ro-manzi fantasy, uno dei tre anelli creati dagli Elfi dell'Eregion; gli altri due sono Nenya e Vilya. Creato da Celebrimbor dopo che Annatar (Sauron) abbandonò l'Eregion, era libero dalla sua influenza, in quanto gli Elfi lo nascosero, consapevoli degli intenti malvagi di Sauron, così che non fu contaminato dal suo potere; tuttavia era legato indissolubilmente all'Unico Anello. Nei Racconti Incompiuti, all'inizio della Guerra tra Elfi e Sauron, Celebrimbor diede Narya e Vilya a Gil-galad, Supremo Re dei Nol-dor. Gil-Galad affidò poi Narya al suo Tenente Círdan, Signore dei Porti del Mithlond, il quale lo custodì dopo la morte di Gil-Galad. Nella Terza Era, Círdan dopo aver riconosciuto la vera natura di Gandalf come un Maia di Valinor, gli donò l'anello affinché potesse aiutarlo nel suo lavoro. "E quando si voltò e venne loro incontro, Frodo vide che Gandalf portava ora visibile al dito il Terzo Anello, Narya il Grande, e la pietra era rossa come fuoco." (Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re - J.R.R. Tolkien). È descritto nell'avere il potere di ispirare negli altri la resistenza alla tirannia, alla dominazione e alla disperazione, così come (in comune con gli altri due Anelli) nell'avere il potere di nascondere il possessore dai remoti osservatori (eccetto da colui che possiede l'Unico) e nel donare resistenza al logorio del tempo]. Ne Lo Hobbit, Gandalf aiuta la compagnia dei Nani di Thorin Scudodiquercia a recuperare il tesoro all'interno della Montagna Solitaria (Erebor), infestata dal drago Smaug, e nella compagnia organizzata dallo stesso stregone, entra a far parte anche lo Hobbit Bilbo Baggins nel ruolo di scassinatore. Durante il viaggio, Gandalf assume il ruolo di guida ed esploratore, infatti al ritorno di una di queste missioni salva i Nani e Bilbo da tre Troll, facendoli litigare e dando tempo al Sole di sorgere e di tramutarli in pietra, in questa occasione, inoltre, dopo essere riuscito a scoprire la caverna dei vagabondi, si impossessa di una delle loro spade elfiche, Glamdring. Successiva-mente, il gruppo viene attaccato dai Goblin, e Gandalf è l'unico, tramite la sua magia, a non essere catturato; sarà sempre lui, poco dopo, a salvare i Nani e lo Hobbit dalle grinfie del Re dei Goblin, uccidendolo. Fuggito dalle caverne insieme ai Nani e a Bilbo, viene inseguito da Orchi e Lupi Mannari, per poi essere salvato da Gwaihir, il Signore delle Aquile; egli infatti aveva un debito di riconoscenza con lo stregone, dato che egli, una volta, gli aveva curato una ferita. Dopo aver raggiunto la casa del mutaforma Beorn (che si trasforma in un Orso), ed essersi ripreso dalla fatica del viaggio, Gandalf abbandona il gruppo temporaneamente per sbrigare altre faccende. [Beorn, ultimo sopravvissuto della sua specie, è uno di quei personaggi parti-colari che, all'apparenza, sembrano slegati dal contesto mitolo-gico di Arda, ma che rapportati al nostro mondo, assumono un nuovo significato. E' un personaggio del tutto simile a quello di Zalmoxis, figura semi-mitica e leggendaria dell'antica Grecia, che si racconta andasse in giro indossando una pelle di animale, probabilmente quella di un Orso]. Nelle Appendici de Il Signore degli Anelli, viene rivelato che l'assenza di Gandalf è giustificata dal fatto che lo stregone si reca al Bianco Consiglio per decidere se attaccare Dol Guldur, la fortezza di Sauron. Successivamente, Gandalf, dopo l'attacco inferto a Sauron, ricompare in occasione della Battaglia dei Cinque Eserciti. [La Cerca di Erebor costituisce un racconto in prima persona di Gandalf sui fatti accaduti nella prima parte de Lo Hobbit. In questo rac-conto si narra di come Gandalf sia penetrato a Dol Guldur, tro-vando il delirante Thrain II, il quale lo prega di dare al figlio Thorin Scudodiquercia, una mappa della città di Erebor e una chiave. In seguito, Gandalf, concepisce l'idea di proporre lo Hobbit Bilbo Baggins come scassinatore per i Nani, intuendo che fosse necessario per loro riconquistare il regno perduto a discapito del drago Smaug. Gandalf, racconta, che ad un certo punto comprende l'utilità nella storia degli Hobbit, e di Bilbo nello specifico, e quando casualmente incontra Thorin, i fili della ragnatela si uniscono nella sua mente. Lo Stregone, inoltre, narra di come sia stato difficile superare la diffidenza iniziale di Thorin verso Bilbo, il quale lo riteneva "molle come il fango del-la Contea, e stupido."] All'inizio de Il Signore degli Anelli, ambientato circa sessant'anni dopo il termine de Lo Hobbit, Gandalf consiglia a Bilbo di lasciare in eredità, al nipote Frodo, l'anello magico trovato nella precedente avventura. Riparte, quindi, dalla Contea per sincerarsi della natura dell'Anello e, una volta confermata, ritornerà a Casa Baggins, informando Frodo. Deciso a lasciare la Contea per tutelare l'incolumità dei suoi abitanti, Frodo e gli amici Sam, Merry e Pipino, si recano alla città di Brea, mentre Gandalf decide, sotto consiglio di Radagast, di partire verso Isengard, residenza di Saruman, ignaro del fatto che questi abbia deciso di tradire gli altri stregoni, volendo il potere dell'Anello per sé. Ne nasce un violento scontro, da cui Gandalf esce sconfitto e viene imprigionato nella torre di Orthanc. Fuggito da Isengard mediante l'aiuto di Gwaihir, il Signore delle Aquile, raggiunge Frodo a Gran Burrone e diventa membro della Compagnia dell'Anello, nove viandanti inviati alla distruzione del talismano, prendendone il comando. Gandalf tenta di condurre la Compagnia attraverso il passo di Caradhras, ma non riesce a varcarlo a causa di una tempesta di neve, li guida, allora, attraverso le miniere di Moria, ma durante il viaggio cade in un abisso a causa di un combattimento contro il Flagello di Durin, un Balrog. Sconfitto il demone, Gandalf muo-re, viene però rimandato dalla morte, purificato, prendendo il posto di Saruman come "Stregone Bianco" e divenendo una fiamma radiante (comunque ancora velata se non in momenti di estrema necessità). A spiegazione del cambiamento, in seguito, ebbe a dichiarare: "Sono molto mutato da quei tempi e non sono più impastoiato dai gravami della Terra di Mezzo com'ero allora." Lo Stregone si manifesta nuovamente presso la foresta di Fangorn, dove incontra Aragorn, Legolas e Gimli, che si trovavano sulle tracce di Merry e Pipino, rapiti dagli Orchi. La missione del nuovo Gandalf è quella di guidare gli uo-mini nella loro grande battaglia contro Sauron, la battaglia per la libertà della Terra di Mezzo. Egli organizza la difesa di Ro-han e ne libera il re, Théoden, dal malefico influsso di Grima Vermilinguo, al servizio di Saruman. Gandalf, in seguito, raduna gli uomini dispersi di Erkenbrand, facendoli arrivare in tempo per la fase finale della battaglia del Fosso di Helm; successivamente si reca ad Orthanc, dove parla con Saruman, respin-gendo un'ultima offerta di unirsi a lui come alleato. Dopo la scoperta dei piani di Sauron, si reca a Minas Tirith, capitale del regno di Gondor, ma incontra l'ostilità di Denethor, il Sovrintendente, su cui riesce tuttavia ad avere la meglio, impedendogli, nel suo manifestato delirio, di far uccidere il proprio figlio Faramir. Durante la grande battaglia dei Campi del Pelennor, lo Stregone Bianco dirige la difesa della città. Respinto l'assalto di Sauron e vinta la battaglia, Gandalf trasferisce il comando della guerra ad Aragorn, ora a tutti gli effetti Re di Gondor. Il felice esito della missione di Frodo sul Monte Fato e la distruzione dell'Anello, costituiscono il trionfo della sapienza e della saggezza di Gandalf, ma con la fine di Sauron viene anche meno la sua missione nella Terra di Mezzo, ed infatti, alla fine, egli parte con gli ultimi Elfi e con i portatori dell'Anello (Bilbo e Frodo) verso Valinor.


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