Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 113'
La trama (con parole mie): Los Angeles, 1949. Il gangster "importato" da Chicago Mickey Cohen, ex pugile, è il dominatore della scena criminale e non solo della Città degli angeli, e tiene sotto scacco gran parte degli organi di giustizia e degli uomini politici grazie ad un impero basato sulla corruzione e l'intimidazione. Parker, uno degli incorruttibili vertici delle forze dell'ordine, incarica l'altrettanto retto Sergente O'Mara di costituire una squadra di agenti che possa muoversi ben oltre i limiti della legalità per mettere all'angolo il gangster.Aiutato dalla moglie, il reduce della Seconda Guerra Mondiale assembla una squadra solo apparentemente male assortita che pezzo dopo pezzo e pallottola dopo pallottola riuscirà a mettere in difficoltà l'uomo che tutti ormai reputavano il sovrano incontrastato di L.A., rischiando la vita e anche l'anima.Riuscirà questo manipolo di folli sostenitori della Legge a completare la sua impresa? O alla fine Mickey avrà la sua vendetta?
I film di stampo derivativo finiscono sempre per caricarsi sulle spalle un bagaglio troppo pesante che finisce per limitarne, di fatto, la portata e l'effetto sugli spettatori: Gangster squad, pompatissima e superpatinata pellicola già ovunque associata a cult del genere gangsteristico come Gli intoccabili e L. A. Confidential - presto su questi schermi -, non è da meno.
Se, infatti, il lavoro di Ruben Fleischer - già noto da queste parti per Benvenuti a Zombieland e 30 minutes or less - appare curatissimo dal punto di vista estetico e tecnico e porta sullo schermo le giuste dosi di sparatorie, azione, dramma ed intrattenimento, l'operazione nel suo complesso risulta piuttosto vuota e posticcia, incapace di aggiungere qualsiasi elemento rispetto a quella che è, per l'appunto, la storia dei gangster-movies: restano una messa in scena elegantissima, rimandi videoludici legati a prodotti di nuova generazione - incredibile la somiglianza con il celebratissimo L. A. Noire, che in casa Ford furoreggiò un paio d'anni fa -, gigioneria a palate di tutto il cast - Sean Penn, sopra le righe e truccato in maniera quasi macchiettistica in primis - ed un pò di sano spara spara da distensione e poco impegno dei neuroni.
Nonostante l'assenza di spessore, comunque, Gangster squad si lascia guardare senza colpo ferire, con un'ora e quarantacinque ben distribuita nel ritmo che alterna momenti di azione serratissima ed altri giocati esclusivamente sull'atmosfera e sulla caratterizzazione dei personaggi, ben curati ma di nuovo - come lo stesso film - incapaci di entrare davvero nel cuore dell'audience.
Il cast è sicuramente di richiamo, dal già citato Penn a Josh Brolin nei panni dell'integerrimo sergente O'Mara, senza dimenticare la vecchia gloria Nick Nolte, gli ormai lanciatissimi Ryan Gosling ed Emma Stone e caratteristi di razza come Anthony Mackie, Michael Pena, Giovanni Ribisi e Robert Patrick - il suo personaggio, vecchio poliziotto cowboy di eastwoodiana memoria, è entrato subito nel cuore di questo cowboy da bancone -: altro elemento che contribuisce ad aumentare la patina esteriore di un titolo che, senza dubbio, non ha nella caratura il suo punto di forza, e che pur romanzando ampiamente le reali vicende del boss Mickey Cohen non riesce a far scattare la scintilla necessaria per compiere il salto di qualità che permette di passare dalla quasi anonima media allo status di piccolo o grande cult.
Nonostante tutto, in ogni caso, non credo valga la pena di gridare allo scandalo o all'occasione sprecata: in fondo rispetto a tante schifezze che girano in sala è sempre meglio avere a disposizione cose come questa, capaci di intrattenere senza pretese ma di essere allo stesso tempo convincenti dal punto di vista qualitativo: a questo proposito, segnalo anche i fantastici titoli di coda "vintage", una vera chicca d'altri tempi che ha riportato alla memoria del sottoscritto i lavori che, nel pieno della Golden Age, realizzava il Maestro Saul Bass.
Se, dunque, avete voglia di una serata che scorra liscia come l'olio e vi trascini come una giostra in un'epoca scintillante quanto pericolosa e senza dubbio traboccante dello charme che l'ha resa mitica, abbandonate ogni presupposto radical chic, armatevi di whisky - o birra - e patatine, e lanciatevi senza guardare indietro - e soprattutto, alle pietre miliari del genere - nella lotta che questo manipolo di poliziotti oltre le regole - tanto da manifestare dubbi loro stessi sulla somiglianza dei metodi applicati dalla squadra rispetto a quelli degli uomini di Mickey Cohen - ingaggia contro l'organizzazione di quello che è stato uno dei più grandi "padrini" della storia della Città degli angeli come se vi steste perdendo tra le pagine di un romanzo hard boiled in pieno stile Mike Hammer.
Se non altro, non ve ne pentirete.
MrFord
"Sometimes I feel like I don't have a partner
sometimes I feel like my only friend
is the city I live in, the city of angels
lonely as I am, together we cry."Red Hot Chili Peppers - "Under the bridge" -
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