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Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!

Creato il 24 febbraio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il febbraio 24, 2012 | CINEMA | Autore: Mario Turco

Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!Qualcuno tra i lettori ha per caso l’email di Umberto Eco? Vorrei linkargli la recensione di questo anime “Gankutsuou”, basato in gran parte sul romanzo “Il Conte di Montecristo”. Sono sicuro che apprezzerebbe. Lo cita a piè sospinto in quasi tutta la sua saggistica e narrativa, sin dai tempi del famoso Elogio del “Montecristo” (1984) e ne ha curato perfino la prefazione e le note per una recente edizioni Rizzoli. Ossessionato come lui dal capolavoro di Alexandre Dumas padre, è con maraviglia che ho scoperto solo recentemente questo anime di 24 episodi, prodotto dallo straordinario studio GONZO e distribuito in Italia da Yamato Video. La regia è di Mahiro Maeda, nome conosciuto all’infuori della cerchia otaku per aver curato principalmente l’inserto animato di Kill Bill Volume 1 sulla nascita di O-Ren Ishii e aver diretto un episodio della serie Animatrix, commissionata dai fratelli Wachowski agli esponenti più rappresentativi dell’animazione giapponese. “Gankutsuou” più che seguire come una mappa dettagliata “Il Conte di Montecristo” se ne serve come scheletro narrativo da cui “togliere” e “aggiungere” discrezionalmente. Il grosso dell’impianto fattuale è pressoché identico: Edmond Dantès, rinchiuso ingiustamente nel carcere d’If, riesce ad evadere dopo 25 anni (14 nel romanzo) e ritornato a Parigi sotto le spoglie del conte di Montecristo si vendica del procuratore Gérard de Villefort, del conte Fernando de Morcerf e del barone Danglars, ciascuno a suo modo responsabile del sopruso che lo ha visto innocente vittima. I cambiamenti apportati a uno dei più famosi plot di tutti i tempi sono tanti e denotano un coraggio e un’inventiva lodevoli. Innanzitutto la storia non si svolge più nei primi decenni dell’Ottocento ma è trasportata, mutatis mutandis, in un lontassimo futuro datato 5053.

Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!

I protagonisti continuano comunque ad agire secondo modi e tempi dell’etichetta aristocratica ottocentesca, e la straniante discronia che si viene a instaurare attraverso un contesto fantascientifico iperbolico, dapprima stordisce, per poi attirare sempre più. Merito di questo risultato è addebitabile prettamente a una tecnica d’animazione che non trova né precedenti né successori: tramite l’applicazione di texture fisse gli abiti, i capelli e certi sfondi brillano di luce propria, in aperto contrasto con i personaggi. E allora su vestiti e chiome fluenti si disegnano arabeschi e damaschi meravigliosi, scintillanti fantasmagorie che per la loro fulgente cromaticità abbacinano l’occhio e a volte lo distolgono dal contesto ampliando l’orizzonte sensoriale. Davvero stupefacente, ad esempio, la dimora sotterranea del conte, quintessenza di un grandioso barocchismo, luccicante di oro e chimere preziose. Così come ammalia il character design dei mecha (robot) con cui i protagonisti combattono, stridenti ma innovative giustapposizioni rispetto alla versione cartacea. La sceneggiatura di Yura Arihara reinventa soprattutto la figura del conte di Montecristo. Edmond Dantès riesce a fuggire da una spelonca del carcere d’If non più grazie all’aiuto dell’abate Faria ma per uno scellerato patto fatto con il demone Gankutsuou, alias “Il signore del palazzo sotterraneo”. Il conte allora prenderà le fattezze di un distinto vampiro verde con occhi eterocromatici e la dannazione dell’immortalità (“Sappi che a me non è concesso il privilegio di morire”). L’altro grosso cambiamento strutturale è la prospettiva dalla quale è narrata la vicenda. Il feuilleton di Dumas seguiva in maniera cronologica le vicende di Edmond, dall’arrivo a Marsiglia appena diciannovenne, fino alla compiuta vendetta.

Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!

L’anime invece focalizza la sua attenzione su Albert de Morcerf, il figlio del conte Fernando de Morcerf. Naturalmente una tale scelta può far storcere il naso agli ammiratori del romanzo, ma essa si rivela, pur con qualche limite, piuttosto fortunata. In una serie da 24 episodi di 20 minuti ciascuno qualcosa del fluviale libro di Dumas doveva pur essere sacrificata. Lo spettatore viene allora subito catapultato in mezzo al Carnevale che si svolge sulla Luna (Roma nel romanzo), dove Albert e il suo fido amico Franz d’Epinay conoscono per la prima volta il conte, che li avvicina per tessere la sua complicatissima trama di vendetta. L’anime assume i toni del giallo e l’antefatto che ha portato Edmond a diventare il conte di Montecristo viene rivelato pian piano sia alle vittime che agli spettatori della serie. La perduta onniscienza del pubblico sui personaggi permette una migliore empatia tra loro. Nemmeno la figura del conte perde in fascino, nonostante alcune banalizzazioni tematiche sul suo vampirismo. Egli si muove con la stessa potenza divina, con l’ineluttabilità fatalistica di una Giustizia tremenda ma giusta (ripetizione significativa). La metafora romanzesca della perdita di umanità di Edmond che sull’altare della disperazione sacrifica la sua vita, qui si semantizza in una possessione diabolica altrettanto furiosa e terribile. La sete di vendetta dà al conte un Potere soprannaturale, una caparbietà che trascende i limiti umani e arriva a divenire la personificazione della Nemesi stessa. Montecristo come un novello Atlante porta su di sé tutti i crimini impuniti, addossandosi fino all’estremo il peso della loro punizione.

Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!

Il conte, così come la Vendetta, ammalia e seduce tutti i personaggi che incontra nel suo cammino, ma in fondo “li sacrifica come pedine di una scacchiera”. Haydée può allora diventare solo la sua schiava, il conte non ha nemmeno il tempo di accorgersi e coltivare il suo amore, obnubilato dai suoi propositi nefasti. Spara addirittura ad Albert, la cui riconosciuta innocenza non esita a sacrificare al suo dolore. “Gankutsuou” è una serie da vedere tutta d’un fiato perché, a differenza della quasi totalità degli anime, è stata pensata come opera autonoma e non dipendente da parametri commerciali. La forza dell’intreccio è così prepotente che sa fare tranquillamente a meno degli escamotage atti a fidelizzare il pubblico. I creatori hanno saggiamente deciso di eliminare alcuni personaggi che, pur importanti nel romanzo (mi riferisco alla commovente figura del padre di Edmond e soprattutto all’abate Faria), avrebbero rallentato l’intreccio. È stato invece deciso di concentrare la narrazione principalmente sulla nuova generazione dell’aristocrazia che il conte vuole distruggere. La cerchia degli amici di Albert è sviluppata piacevolmente e in particolare risalta la figura di Franz d’Epinay, il migliore amico di Albert. Anche se a tratti leggermente melensa, l’amicizia tra i due ragazzi è infatti uno dei motori pulsanti di questa nuova rielaborazione, e la sua veracità illumina ancor più di luce nera la cieca determinazione del conte. Un altro elemento più enfatizzato in questa versione animata, è la storia d’amore tra Eugénie de Danglars e Albert de Morcerf.

Gankutsuou: il Conte di Montecristo è un Vampiro!

Qui la serie compie un paio di sbandate stucchevoli: l’esibizione di Eugénie all’Opéra e la scena della rottura del contratto di matrimonio scadono nel soap-operismo. Il triangolo Albert-Franz-Eugénie comunque richiama quello ben più tragico di Fernando-Mercedes-Edmond. L’anime, rispetto al romanzo, è più netto nel giudicare i propri protagonisti. Se nell’opera di Dumas il conte non era figura completamente negativa e nel finale si ravvedeva facendo sposare Maximilien Morrel (che in “Gankutsuou” invece è indipendente rispetto a Edmond) questa versione animata compendia il proprio punto di vista nel “pistolotto” finale di Albert che esecra sia il padre che il conte. Il commento moralista poteva restare sottotraccia, l’ambizione senza scrupoli è deprecabile da sé, così come l’assurdità di una vendetta coltivata per anni. Altre figure che l’anime disegna un po’ troppo assolutisticamente sono il procuratore Gérard de Villefort e il barone Danglars. Troppo facile sparare addosso sulla figura del cinico burocrate e dell’avido speculatore, il romanzo li tratteggiava con molta più sottigliezza. Al di là di questi trascurabili difetti “Gankutsuou” resta un’opera potente, un’originalissima e al contempo fedele rielaborazione di un capolavoro letterario, che riesce nel suo proposito: adattare al proprio potenziale visivo una delle più belle storie mai narrate. Adesso attendiamo il giudizio di Umberto Eco.



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