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Garibaldi a Teano.

Creato il 23 settembre 2010 da Enricobo2
Garibaldi a Teano. Quando non c'erano i videogiochi, i bambini facevano altro. Già, mi direte, ma almeno non spendevano una lira. Mica proprio vero. Il marketing, proporzionalmente ai tempi, ha sempre cercato e inventato qualche cosa per fare strillare i pargoli al fine di convincere i vecchi a cacciare la grana. Riperto proporzionalmente ai tempi. Ai miei c'erano le figurine. Era un bel divertimento andare dal giornalaio, portargli sul palmo della mano le 10 o 20, se eri ricco 50 lire, e ricevere in cambio le bustine. Correvi subito in un angolo riparato, ne stracciavi un lembo con nervosismo, ma anche facendo attenzione per non strappare anche il contenuto ed estraevi le 5 figurine contenute, le esaminavi rigirandole per il diritto e allora gioia e dolori, celo, celo, manca e poi felicissimo se avevi fatto il colpaccio (più frequente come ovvio all'inizio della raccolta), correvi a casa e, coccoina alla mano, procedevi ad incollarle con attenzione maniacale, specie per quelle che prevedevano una giunzione.
Ogni famiglia aveva delle regole fisse; la mia non prevedeva le figurine dei calciatori, che non erano "istruttive", solo roba seria e una raccolta all'anno, quindi animali, le razze umane, storia d'Italia e compagnia bella. Non ci ho mai patito molto perchè il calcio, in fondo era un mio interesse molto secondario; mi rimiravo invece con gusto le figurine della donna etiope col piattello in bocca che in più aveva anche tutto il seno scoperto e il Circasso in costume tradizionale, sognando mondi lontani, senza poter prevedere che un giorno ci sarei andato a incontare la ballerina siamese, il guerriero Toraja o proprio in quella fantasticata Circassia, dove però la gente non era più vestita col turbante ma con il grigiore sovietico, ma questa è un'altra storia. Il mio budget era di 10 lire a settimana, quindi una sola bustina, per il resto mi dovevo arrangiare coi cambi. Quell'anno avevo avuto una deroga speciale, in quanto era uscita una raccolta su Garibaldi, che era in programma a scuola e dopo qualche insistenza avevo cominciato la seconda raccolta dell'anno.
Però dopo la dotazione iniziale che il pusher Panini regalava per accalappiare i marmocchi, in genere 5 bustine, con una acquistata per settimana, facevo poca strada, anche se con i cambi riuscivo ad incrementare la collezione, in quanto i bambini ricchi erano ben disposti a dare anche due o tre figurine in cambio di una loro mancante. Però quando l'anno finiva, il mio album era sempre a poco più di metà. Ma veniamo a Garibaldi. Come ricorderà chi era bimbo a quell'epoca, benchè ciò fosse assolutamente smentito dalla casa produttrice, ogni anno c'era sempre una figurina "difficile" che nessuno aveva ed era perciò preziosissima. Per Garibaldi era la 53 : l'eroe dei due mondi a Teano. Bene, io ce l'avevo. Per un colpo della sorte evidentemente benigna verso la mia carenza di materiale di scambio, in una delle prime bustine era apparsa come per magia, mentre me le esaminavo di nascosto (nessuno apriva le bustine pubblicamente di fronte agli altri bambini), ecco la mitica 53 con Garibaldi sul cavallo bianco di fronte al Vittorio. Conscio della fortuna che mi era capitata, non incollai subito la preziosa figurina sull'album, come la bramosia mi avrebbe indotto a fare per poi esibirlo agli amici. C'era nel gruppo, infatti, un bambino particolarmente ricco, oppure al quale i nonni non riuscivano a negarsi, per le continue richieste di denaro da portare all'edicolante spacciatore, a cui mancava solo quella figurina; ne comprava ogni giorno 10 bustine, senza mai riuscire a beccarla ed essendo ormai in possesso di centinaia di doppioni inutili, aveva fatto correre voce, confermate dalla zia, che non ne poteva più delle lamentele e degli esbosi continui, di essere disposto a darle tutte in cambio di quella mancante. Il luogo dello scambio era poco lontano dall'edicola; qui dopo la scuola si formavano gruppetti di ragazzini con i pacchetti in mano che venivano sfogliati rapidamente, quasi di nascosto, celo, celo, celo, celo, celo, era la litania continua che aleggiava nell'aria come un mantra, interronto ogni tanto dal manca, al cui suono la figurina scivolava sotto il mazzo invece che passare all'altra mano. Alla fine del mazzetto cominciava la trattativa.
Quello che si dice in economia, il mercato. Quel giorno aspettai con calma lo svolgersi degli scambi, poi mi avvicinai al mio bersaglio che ormai si aggirava svagato e come privo di interesse, rivelandogli con il dovuto tatto di esser in possesso dell'oggetto del suo desiderio. Gli occhi gli si accesero di colpo e in un attimo, dopo attento controllo, mi trovai in possesso di tutte le figurine che a me mancavano, tra l'invidia degli astanti a cui non era sfuggita la pur rapida trattativa. Se ne andò pieno di giubilo, io contento raggiunsi casa dove per tutto il pomeriggio incollai freneticamente tutte le mie figurine. Li guardavo l'altro giorno, ritrovati in un cassetto, quei vecchi album colorati, tutti pieni di spazi bianche tra una figurina e l'altra a testimoniare di un'epoca in cui anche le 10 lire avevano valore; solo quello di Garibaldi era lì con tutte le sue pagine completate, piene di figurine colorate, però che tristezza quell'unico buco bianco e vuoto che mi fissava come un'occhiaia di un teschio perduto nell'immondizia. La casella 53, mi rimproverara in silenzio, muta, rimasta orfana dopo aver ceduto la primogenitura per un piatto pieno di lenticchie colorate e senza valore.
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