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Garibaldi e l’invasione del Regno delle Due Sicilie

Creato il 19 gennaio 2015 da Appuntiitaliani
Pubblicato il gennaio 19, 2015 da: Redazione Garibaldi e l’invasione del Regno delle Due Sicilie

La spedizione dei Mille — Fabio Calzavara

1) I preparativi

Durante il soggiorno a Genova, nei primi mesi del 1860, Garibaldi, iscritto a Montevideo nella loggia massonica “Gli Amici della Patria”, si incontrava con Gerolamo Bixio, detto Nino, iscritto con tessera numero 105 alla loggia “Trionfo Ligure”, con l’avvocato massone Francesco Crispi, e con numerosi altri avventurieri per progettare l’invasione della Sicilia, secondo le direttive inglesi.

L’Inghilterra, infatti, aveva vari motivi per eliminare il Regno delle Due Sicilie: un motivo era l’eccessiva fede cattolica di quel governo, troppo fedele al Papa; poi la continua persecuzione fatta contro le sette massoniche e, forse il fatto più importante, essa vedeva con preoccupazione l’avvicinamento dei Borbone all’Impero Russo che cercava uno sbocco nel Mediterraneo per i suoi commerci.

Inoltre la situazione geo-politica stava cambiando anche per la prossima apertura del canale di Suez, dove i porti del Regno borbonico avrebbero avuto una posizione strategica, tenuto conto anche del fatto che gli inglesi avevano dei forti interessi in Sicilia, non ultimi quelli riguardanti l’estrazione dello zolfo. Marsala sembrava quasi una colonia britannica, tanto che la popolazione inglese era più numerosa di quella locale.

In quel tempo Garibaldi ricevette dai massoni inglesi di Edimburgo una forte somma di denaro in piastre turche, pari a circa 3 milioni di franchi (oggi avrebbero un valore di molti milioni di euro). A quella somma avevano contribuito anche i framassoni U.S.A e quelli del Canada.

L’oro venne custodito dal massone Ippolito Nievo e sarebbe servito poi per “convertire” alcuni generali borbonici alla causa carbonara.

Il 10 Aprile del 1860, con la complicita’ dell’intendente Artale, sbarcarono a Messina Rosolino Pilo, Giovanni Corrao e, poco dopo, il massone Francesco Crispi (futoro Ministro sabaudo) per preparare il prossimo sbarco di Garibaldi. I congiurati si recarono presso i capi della mafia locale di Carini, Cinisi, Terrasini, Montelepre, S. Cippirello, S. Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi, Corleone, Partinico, Alcamo, Castellammare del Golfo e Trapani. In questi paesi si “accordarono” con i capi mafia locali perché accorressero “spontaneamente” con i loro “picciotti” a dare una mano alle camicie rosse dopo lo sbarco.

Il 13 Aprile del 1860 vi furono altri moti insurrezionali nelle campagne palermitane innescati per spingere favorevolmente la popolazione all’arrivo di dei sedicenti “liberatori”.

Il 6 Maggio Garibaldi partì con 1.089 avventurieri. da Quarto, sui vapori Piemonte e Lombardo, concessi dal procuratore della compagnia piemontese Rubattino, il massone G.B. Fauché, anche lui affiliato alla loggia “Trionfo Ligure” di Genova. Le due navi erano state acquistate con un regolare atto segreto stipulato a Torino la sera del 4 Maggio alla presenza del notaio Gioachino Vincenzo Baldioli tra Rubattino, venditore, e Giacomo Medici in rappresentanza di Garibaldi, acquirente.

Garanti del debito furono il re Vittorio Emanuele II e Camillo Benso conte di Cavour per il successivo pagamento. La spedizione era, dunque, organizzata consapevolmente e responsabilmente dal governo piemontese.

Il 7 Maggio Garibaldi arrivò nel porto di Talamone, vicino Orbetello, dove venne rifornito dalle truppe piemontesi, comandate dal maggiore Giorgini, di 4 cannoni, fucili e centomila proiettili. Sbarcarono anche 230 uomini, comandati da Zambianchi, con il compito di promuovere una sommossa negli Abruzzi, ma subito dopo Orvieto, a Grotte di Castro, furono messi in fuga dai gendarmi papalini.

L’8 Maggio Garibaldi fu costretto a ordinare che tutti rimanessero a bordo, dopo gli episodi di saccheggi e violenze che i garibaldini avevano fatto aTalamone.

2) Lo sbarco in Sicilia

Successivamente, dopo aver imbarcato circa un migliaio di “disertori” piemontesi, altre armi e carbone a Orbetello, scortato dalle navi piemontesi, ripartí il 9 e sbarcò a Marsala l’ 11 Maggio 1860.

Le due navi garibaldine furono avvistate con “ritardo” dalle navi borboniche. Erano in servizio in quelle acque la corvetta Stromboli, il brigantino Valoroso, la fregata a vela Partenope ed il vapore armato Capri.

Avvistarono i garibaldini la Stromboli e il Capri, comandata dal capitano Marino Caracciolo che non fece nulla per impedire lo sbarco, anche causa delle cannoniere inglesi “Argus” (comandata dal capitano Winnington Inghram) e “Intrepid” (comandata dal capitano Marryat), che erano in quel porto per proteggere i garibaldini. (Se i borbonici le avessero colpito anche per sbaglio quelle navi l’Inghilterra avrebbe avuto il pretesto per intervenire militarmente).

Solo dopo due ore il Lombardo, ormai vuoto, venne affondato a cannonate, mentre il Piemonte, arenato per permettere piú velocemente lo sbarco, venne preso e rimorchiato inutilmente a Napoli.

Il 13 Maggio i garibaldini occuparono Salemi, dove Garibaldi assunse la dittatura (ovviamente non democratica) in nome del Re Vittorio Emanuele e ordinò la leva obbligatoria di tutti i siciliani dai 15 ai 50 anni, per formare il nuovo esercito e per controllare le masse popolari dell’isola.

Il 30 di Maggio le truppe borboniche, dopo l’assedio si arresero e venne occupata anche Palermo. Molti volontari, circa 20.000, che non avevano fatto in tempo ad arrivare a Genova al principio di Maggio, raggiunsero Garibaldi in successive

spedizioni, organizzate prevalentemente dal Partito d’azione mazziniano, tra Maggio e Settembre.

Con l’aiuto della corruzione e della ferocia, le truppe garibaldine piegarono la resistenza del Regno Borbonico, aiutati anche dall’aggressione a Nord dalle truppe dei Savoia (le quali attraversando lo Stato Pontificio ne occuparono una parte).

3) I Mille Garibaldini

I partecipanti garibaldini al famoso “sbarco” in Sicilia, secondo la lista fornita dal Ministero della Guerra sabaudo, pubblicata nel 1864 dal Giornale Militare come risultato di un’inchiesta istituita dal Comitato di Stato, furono 1.090.

Per la maggior parte i volontari erano Lombardi (434), Veneti (194), Liguri (156), Toscani (78), Siciliani palermitani (45), altre Nazionalita’ (35); pochissimi i piemontesi, poco più di una decina. Solo 26 erano siciliani.

La composizione sociale: 150 avvocati, 100 medici, 20 farmacisti, 50 ingegneri e 60 possidenti, circa 500 ex artigiani, ex commercianti. E una sola donna.

Popolani e contadini non ce n’erano.

La composizione politica era una sola, quella di sinistra “laburista”, di stampo inglese, con la parte sociale composta per quasi la metà da professionisti (avvocati, giornalisti, etc.), l’altra metà artigiani, affaristi, commercianti e qualche operaio. Comunque tutti avevano alle spalle delle esperienze cospirative; alcuni erano reduci dei Cacciatori delle Alpi, c’erano alcuni siciliani che avevano avuto sull’isola guai con la giustizia (famosi quelli della grande truffa del lotto, che inseguiti dalla giustizia borbonica, si rifugiarono, guarda caso, proprio a Quarto e poi rientrarono sull’isola con la medesima spedizione garibaldina).

Al corpo dei volontari fu dato in un primo tempo il nome di “Cacciatori delle Alpi” poi, essendo evidentemente una denominazione “straniera”, venne cambiato.

Per quanto riguarda le presenze straniere, spesso taciute dalla storia ufficiale e dai testi scolastici, vi erano diverse nazionalita’: inglese era il colonnello Giovanni Dunn, così come inglesi furono Peard, Forbes, Speeche (il cui nome, Giuseppe Cesare Abba, non potendo sottacere, trasformò nell’italiano Specchi). Numerosi gli ufficiali ungheresi: Turr, Eber, Erbhardt, Tukory, Teloky, Magyarody. Figgelmesy, Czudafy, Frigyesy e Winklen. La legione ungherese divenne preziosa per l’occupazione della Sicilia e per tante battaglie. La “forza” dei “volontari” polacchi aveva due ufficiali superiori di spicco: Milbitz e Lauge. Fra i turchi spicca Kadir Bey. Fra i bavaresi ed i tedeschi di varia provenienza si deve ricordare Wolff, al quale fu affidato il comando dei disertori tedeschi e svizzeri, già al servizio del Regno delle Due Sicilie.

4) La conquista del Regno delle Due Sicilie

 Il Re Borbone Francesco II, assediato con i suoi fedelissimi a Gaeta, capitolò definitivamente il 13 di Febbraio del 1861.

Garibaldi promise ai contadini di dar loro le terre, ma poi fece fucilare a Bronte, per mano di Bixio, i contadini siciliani che avevano osato “usurpare” le terre concesse in precedenza agli inglesi dai Borbone.

Evidentemente cambiavano solo i nomi dei privilegiati ed il fenomeno che scaturi’ da quei momenti, il famoso “brigantaggio” meridionale, fu la reazione delle popolazioni del Sud ai soprusi dei nuovi padroni.

Il sedicente “democratico” Regno d’Italia inizio’ una politica di spoliazione delle risorse nelle zone conquistate, opprimendo le culture locali e soffocando nel sangue le rivolte popolari che nel Meridione assunsero alle dimensioni di guerra civile. Una delle varie testimonianze riportate da un articolo del francese Oscar de Poli, pubblicato sul giornale “De Naples a Palerme” 1863 — 1864″ :”…secondo il ministro della guerra di Torino, 10.000 napoletani sono stati fucilati o sono caduti nelle file del brigantaggio; più di 80.000 gemono nelle segrete dei liberatori; 17.000 sono emigrati a Roma, 30.000 nel resto d’Europa… la quasi totalità dei soldati hanno rifiutato d’arruolarsi… ecco 250.000 voci che protestano dalla prigione, dall’esilio, dalla tomba… Cosa rispondono gli organi del Piemontesismo a queste cifre? Essi non rispondono affatto”.

Vi furono migliaia di profughi, centinaia di paesi saccheggiati, decine di chiese e monasteri completamente distrutti ed incendiati dai “liberatori”.

Il nuovo Stato italiano, organizzò un esteso sistema repressivo, aumento’ sensibilmente tasse e gabelle, istitui’ la leva obbligatoria, impose leggi e controllori piemontesi.

Il Regno delle due Sicilie, tra i primi Stati in Europa come livello di benessere, con le sue infrastrutture economiche e sociali distrutte od in preda all’illegalita’ diffusa precipito’ alla fame ed alla disperazione, le sue popolazioni conobbero la piaga della disoccupazione e l’umiliazione di una emigrazione biblica.

Problematiche che si trascinano ancor oggi.

 Fabio Calzavara

BIBLIOGRAFIA:

- G.Garibaldi, le memorie, vari editori;

- Indro Montanelli-Marco Nozza, “Garibaldi”, ed. Rizzoli;.

- Jasper Ridley, “Garibaldi”, Mondadori

- C. Patrucco, “Documenti su Garibaldi e la Massoneria”, ed. Forni 1914;

- Dennis Mc Smith, “Storia d’Italia”;

- Lorenzo del Boca, Maledetti Savoia, editrice Piemme;

- Compagnoni Giuseppe da Lugo,”Istituzione Riti e Cerimonie

dell’Ordine de’ Francs-Maçons ossia Liberi Muratori.”, Venezia 1785

- Antonio Ciano, “I Savoia e il massacro del Sud,”

- Anonio Pagano, Due Sicilie 1830-1860, Capon Editore, 2002.


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