Il gasdotto South Stream, la colossale infrastruttura progettata per trasportare il gas russo verso l’Europa occidentale, non avrà più lo sbocco in Italia: il gigante energetico russo Gazprom ha deciso infatti di abbandonare i progetti per la costruzione del “braccio” italiano all’indomani della firma di un accordo con l’austriaca OMV per la costruzione di uno sbocco finale in Austria. La notizia, rilanciata dalla Reuters e non ancora confermata ufficialmente dalla compagnia russa, proviene da fonti molto vicine a Gazprom, e per questo è ritenuta molto attendibile. Il memorandum d’intesa con la compagnia energetica di Stato austriaca prevede la costruzione di un tratto finale del gasdotto dall’Ungheria fino all’hub di smistamento OMV per l’Europa centrale, nei pressi di Vienna. Questa intesa – secondo le fonti della Reuters – porterà automaticamente alla cancellazione del “ramo” italiano, che nel progetto originario avrebbe dovuto avere sbocco al Tarvisio: “Il gas proveniente dalla Russia si fermerà a Vienna, da dove poi raggiungerà le varie destinazioni di consegna attraverso gasdotti già esistenti”.
La motivazione di questa improvvisa variante di progetto sarebbe di natura economica: “Il consumo di gas in Italia è calato in modo significativo rispetto agli anni in cui il progetto venne ipotizzato per la prima volta – ha dichiarato la fonte anonima – e per questo consegnare il gas all’ hub austriaco rappresenta un’opzione molto efficiente”, anche perché “con l’eliminazione dello sbocco in Italia il costo del progetto, del valore di quasi 40 miliardi di dollari, si ridurrà almeno di un miliardo“.
Ma è difficile ipotizzare la totale assenza di motivazioni politiche dietro la decisione russa, che arriva al termine di un convulso periodo per le relazioni tra l’ Ue e Mosca sullo sfondo della crisi ucraina. Sebbene sia Gazprom che il suo boss Aleksej Miller (uomo vicinissimo a Putin) non siano stati colpiti dalle sanzioni che Bruxelles ha promosso contro la Russia, il Cremlino sembra aver messo in atto la prima delle minacciate ritorsioni contro l’Ue. Di certo, non deve essere piaciuto a Mosca l’annuncio del governo italiano (poi subito smentito) di un “congelamento” del progetto South Stream a favore del TAP, il Gasdotto Trans-Adriatico destinato a portare il gas dall’Azerbaijan fino in Puglia, e l’ITGI, il gasdotto d’interconnessione tra Italia, Turchia e Grecia.
Come pure, sembra non casuale che questa fuga di notizie sia avvenuta all’indomani delle dichiarazioni al New York Times di Paolo Scaroni, AD uscente di Eni, su di un ruolo attivo della compagnia energetica italiana in Ucraina al posto della Gazprom: il che farebbe ipotizzare ad una frizione molto seria tra i due principali azionisti e fautori di South Stream, di cui Eni detiene il 20 per cento del progetto.