La prudenza con la quale Bruxelles ha commentato la notizia lascia però trasparire che a Budapest qualcosa stia realmente cambiando nei confronti di Nabucco, e ci sono almeno due buoni motivi che spingerebbero Orban a ritirare la FGSZ-MOL dal Consorzio. Il primo è di natura tecnico-economica: i lavori per Nabucco avrebbero dovuto iniziare già l’anno scorso, ma sono stati più volte posticipati, con il risultato che uno slittamento del programma di costruzione sarà inevitabile. La data di entrata in servizio fissata per il 2014 si allontana, e tutto ciò accade a pochi mesi dell’avvio dei lavori per il gasdotto russo South Stream, che a questo punto “rischia” di partire prima del suo omologo europeo. Lo stop di Budapest sarebbe perciò legato all’esigenza di eliminare una congrua voce di spesa divenuta eccessiva a causa di questi ritardi, in un periodo di drastici tagli imposti dalla crisi del debito, che vede proprio l’Ungheria tra i paesi europei più colpiti.
Ma dietro a questa decisione, sempre che venga confermata, ci sarebbero anche ragioni politiche, le stesse che negli ultimi tempi agitano le acque tra Budapest e Bruxelles. L’Unione Europea ha recentemente avviato diversi procedimenti contro l’Ungheria, per via delle leggi-bavaglio sui media, delle politiche anti-immigrazione e del mancato avvio delle riforme imposte dagli accordi di adesione. Per ritorsione, Budapest avrebbe preso la decisione di uscire da Nabucco, bloccandone de facto la realizzazione. Ma non è da escludere che, se questo rischio dovesse effettivamente paventarsi, gli altri soci del Consorzio Nabucco (l’austriaca OMV, la bulgara Bulgargaz, la romena Transgaz, la turca Botas e la tedesca RWE) potrebbero cercare un nuovo socio in sostituzione della MOL.