Gasparri: “Qui si lavora troppo”. Crosetto: “Serve un rigore italiano all’evasione fiscale”. Cari connazionali, buon futuro!

Creato il 28 dicembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Maurizio Gasparri, Caspar per nemici e detrattori, è un altro dei miracolati dalla politica. Senza Fini, e la sua infinita disponibilità nei confronti dei diversamente abili, come dei clandestini di ogni genere e natura, oggi potrebbe fare tranquillamente il vetraio ai Parioli o lo stagnaro a Tastevere e nessuno si accorgerebbe della sua presenza. Anche se almeno un vetro riparato o una saldatura potrebbero lasciare un segnale tangibile del suo passaggio sulla terra, mentre in politica...Lo sapete, Caspar è uno che non perde occasione di dichiarare. Meglio quando nessuno gli pone domande perché anche declinare le generalità per lui è un’impresa improba, soprattutto quando si arriva alla voce “occupazione”. Ancora perso dalle parti dell’Acqua Acetosa, dove spera di trovare il Circolo del Polo delle Libertà che lo sta aspettando da cinque anni, Caspar si è lasciato andare a un giudizio estremamente pesante sull’attuale governo Monti reo di non rispondere in modo adeguato ai problemi degli italiani. Da quando è capogruppo del Pdl al senato dove, si sono accorti, fa meno danni di quando frequentava le poltrone ministeriali, Caspar sembra essere diventato un politico quasi serio, ovviamente considerata la media degli altri. Traditore senza se e senza ma di colui che lo ha tirato fuori dalle secche della strada, dove non riusciva a fare neppure il picchiatore fascista visto che le pigliava sempre, si è votato anima e corpo al berlusconismo del quale è diventato uno dei pasdaran più facinorosi. L’ultima uscita sui ministri del governo Monti, poi, è emblematica del personaggio fiore all’occhiello degli ex aennini e fraterno sodale di quel Gnazio La Russa che sta cercando ancora di montare senza esito il modellino della portaerei Garibaldi che la Marina gli ha inviato per Natale. Ha detto Caspar: “I ministri di Mario Monti sono iperattivi”. Il che fa supporre che i suoi colleghi non facessero un beneamato cazzo dalla mattina alla sera visto che non si vedono rivoli di umori di Passera né fiotti di sudore aromatizzato al gelsomino di Profumo. Insomma, secondo Caspar, i ministri lavorano troppo e questo fatto depone male nei confronti di chi dovrà prenderne il posto terminato il mandato salva-Italia. Brunetta ha immediatamente appoggiato la dichiarazione del capogruppo, seguito a ruota dalla Carfagna, dalla Gelmini, da Sacconi, dalla Prestigiacomo e da Romani il quale, dopo aver preparato il beauty contest per il suo padrone di sempre, aveva deciso di andarsene a pescare in Alaska. Ma c’è un altro soggettone del Pdl che in queste ora sta facendo molto parlare di sé. Si tratta dell’ex sottosegretario Guido Crosetto, detto “Benito o’ mascellone”, il quale ha detto papale papale che “esiste una via italiana alla lotta all’evasione fiscale”. In verità, le cronache di questi giorni ci raccontano di undici miliardi di euro che hanno già attraversato il confine italo-svizzero per andare a svernare nelle banche di Lugano e di Zurigo, facendo intendere che forse la via italiana è quella che passa per il San Gottardo. Ma Crosetto ha voluto precisare meglio il suo pensiero affermando: “Noi siamo italiani, non possiamo correre dietro al rigore tedesco e svizzero. Noi siamo un popolo fantasioso, mediterraneo, abbiamo bisogno dei nostri tempi e di chi ce lo metta nel culo senza farci troppo male, altrimenti addio godimento”. Mica è finita qui. In piena enfasi nazionalista, Crosetto ha sentenziato: “Il contraccolpo dell’intervento sui contanti e delle regole fiscali asfissianti, rischia di essere molto più negativo che positivo. Serve più intelligenza concreta e serve colpire l’evasione a monte, e non a valle, perché così si bloccano i consumi e si perde anche la possibilità di far pagare qualcosa attraverso l’Iva”. Crosetto invoca quindi “un rigore italiano”, costruito su misura per i paraculi e i loro amici. Spicca comunque la notizia che la situazione attuale ha riportato in auge un mestiere che pensavamo fosse scomparso ormai da tempo, quello degli “spalloni”, i contrabbandieri di denaro contante che, a proprio rischio e pericolo, attraversavano il confine per andare a depositare i milioni di lire dei cummenda, dei cavalieri del lavoro e dei mobilieri di Cantù nelle placide e segrete banche svizzere. Ricordate quell’imprenditore che la notte del terremoto dell’Aquila rideva come un pazzo dicendo al telefono: “Là c’è da ricostruire per i prossimi dieci anni”? Orbene, Francesco Maria De Vito Piscicelli, il giorno di Santo Stefano, ne ha combinata un’altra. Ha imbarcato mammà settantacinquenne sul suo elicottero personale e l’ha portata a pranzo atterrando direttamente sulla spiaggia dell’Argentario, davanti al ristorante. Essendo terreno demaniale, gli elicotteri privati non possono né atterrare né parcheggiare sulle spiagge italiane per cui, tempo un amen, Piscicelli si è ritrovato a dover dare spiegazioni ai carabinieri e ai vigili urbani chiamati dai turisti inferociti. La sua giustificazione è stata: “Io sono il comandante”. Resta il fatto che l’imprenditore ridanciano è stato denunciato a piede libero per uso improprio del demanio e non solo. Letti i documenti dell’elicottero, i carabinieri hanno inoltrato un rapporto alla Procura di Grosseto e all’Enav mentre la Guardia di Finanza sta indagando sull’immatricolazione slovena del mezzo. Non c’è niente da fare, Berlusconi o no questo paese sarà sempre pieno di coglioni e di mamme che diranno: “i miracoli accadono tutti i giorni!” (quiz cinefilo facilissimo).

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