Stanno uscendo talmente tanti libri di questo tipo da legittimare il neologismo: gastro-letteratura. Un genere che mi piace proprio tanto, con quelle narrazioni infarcite di ricette e annotazioni culinarie, e in cui le asiatiche sembrano trovare un ambito particolarmente ispirante. Ho già parlato qui de Il ristorante dell’amore ritrovato della giapponese Ogawa Ito (Neri Pozza), ora è la volta di Mango curry e souvenir (sempre da Neri Pozza), di Yasmin Alibhai-Brown. Comincio con il dire che il titolo scelto per l’edizione italiana è fuorviante, visto che l’originale è The Settler’s Cookbook. A Memoir of Love, Migration and Food. E proprio di ricordi d’amore, migrazione e cibo si tratta, ricordi spesso dolorosi, nella vicenda autobiografica della protagonista di origini indiane ma trapiantata con la famiglia in Africa Orientale (in Uganda precisamente), come molte migliaia di suoi compatrioti che l’impero britannico spedì nell’altro continente come forza lavoro. Da una colonia all’altra, non senza difficoltà di adattamento, poi via anche da lì, e in modo ancora più cruento, quando le colonie africane conquistarono l’indipendenza e i dittatori, l’ugandese Idi Amin primo fra tutti, bandirono gli asiatici.
Dagli anni ‘70 Yasmin, musulmana illuminata e no-velo, vive a Londra dove si è imposta come brillante giornalista e commentatrice radio-tv su temi di attualità e sui problemi dell’integrazione. Narra la sua storia con talento, illuminandoci su una vicenda poco nota, quella delle comunità indiane in Africa, di cui ci si ricorda solo quando si cita il soggiorno africano di Gandhi o quando si parla di V.S. Naipaul, indiano nato a Trinidad per analoghi motivi storici, premio Nobel per la letteratura che però all’autrice non è simpatico affatto (e nemmeno a noi).

Yasmin Alibhai-Brown
In tutto questo peregrinare alla ricerca di se stessa, nei tanti passaggi da una cultura all’altra, c’è qualcosa che tiene Yasmin ancorata al propria identità: il cibo, i ricordi di mamme e zie in cucina, di pranzi e pic-nic. E non a caso, ovunque migri si porta dietro utensili, come rassicuranti copertine di Linus: un vecchio arnese di legno per grattugiare il cocco, una pentola karai in acciaio. Li conserva ancora, segno di continuità e appiglio alle radici, ovunque esse siano. Alle radici dell’essere, infine. Il racconto è inframmezzato da decine e decine di ricette, scovate in quadernetti di appunti delle antenate vicine e lontane. Sono preparazioni all’inizio molto indiane, poi a poco a poco mescolate con ingredienti e tradizioni africane, alla fine con un tocco british. Belle e interessanti come questo libro e questa storia, ricette sapienti che diventano la metafora di sovrapposizioni culturali, del felice incontro in pentola (almeno lì) di terre e prodotti, di genti e piccole storie nella grande Storia. Nel percorso esistenziale della multi-profuga Yasmin, il cibo è l’ancora di salvezza, confortante sempre. Ecco due ricette dolcissime dal libro.

PS: Mentre scrivo questo post mi arriva un altro romanzo dello stesso editore e del medesimo filone. Si intitola Madame Mallory e il piccolo chef indiano, dell’americano Richard C. Morais ed è la storia di una famiglia di cuochi di Mumbai che emigra prima in Gran Bretagna e poi in Francia e dell’incontro-scontro fra culture, in particolare fra cucina francese e cucina indiana. Mi auguro da sola buona lettura, anche qui il cibo pare ottimo e abbondante.
Ricette da Mango curry e souvenir:
- Shrikand
per 8 persone
2 tazze di panna acida
4 cucchiai di zucchero
succo di ½ limone
½ cucchiaino di zafferano
1 tazza di giuncata o ricotta
¼ di cucchiaino di cardamomo macinato
¼ di tazza di mandorle a lamelle e pistacchi spezzettati
Amalgamate tutti gli ingredienti tranne le mandorle e i pistacchi e lasciate il composto in frigorifero per una notte, protetto da uno strato di pellicola trasparente. Mescolate la crema prima di servirla, dopo avervi aggiunto la frutta secca.
- Dudhpak
per 6 persone
¼ di tazza di riso a chicchi tondeggianti
1,1 l di latte intero
1 lattina di latte condensato non zuccherato
¾ di tazza di zucchero
½ cucchiaino di zafferano
1 cucchiaino di cardamomo macinato
½ cucchiaino di noce moscata grattugiata
½ tazza di mandorle affettate
Lasciate il riso in ammollo per due ore in acqua fredda e poi socaltelo. Cuocetelo nei due tipi di latte mescolati insieme e versati in una pentola antiaderente, rimestando di continuo. Cotto il riso, aggiungeteci lo zucchero e continuate la cottura, sempre mescolando con energia. Condite la crema con lo zafferano e le spezie, e cuocetela per altri cinque minuti, poi metteteci le mandorle e toglietela dal fuoco. Servite bollente