I gattini sono creaturine molto “social”, tanto è vero che quando appaiono su facebook di solito scatenano una valanga di “mi piace”, sarà perché sono teneri, sarà perché hanno quasi sempre un’aria furba e un po’ buffa, sarà perché, tutto sommato, sono semplicemente gatti e i gatti fanno simpatia, comunque riscuotono un indiscutibile successo.
Come resistere alla tentazione di postare anche sul mio blog un gattino?
E allora eccolo qui, il piccolo profugo che ha seguito mio figlio fino in salotto in una fredda notte di ottobre in montagna, un gattino sperso fra i monti, dotato di collare e campanello, evidentemente abituato a starsene al calduccio in casa, magari vicino al camino, con uno sguardo un po’ smarrito e desideroso di coccole che sembrava cercare, tra gli umani fra i quali era fortunosamente capitato, un cenno di accoglienza o quanto meno di simpatia.
Anche se i gatti mi piacciono non l’ho adottato, innanzitutto perché sono così incasinata da non riuscire a prendermi cura di me stessa (figurarsi di un animaletto), ma soprattutto perché il micio in questione, così evidentemente domestico, così evidentemente smarrito, non doveva essere allontanato dai luoghi dove, probabilmente, qualche umano lo stava cercando.
Così l’ho affidato ad un amico che abita lassù che subito ha provveduto a diffonderne l’immagine in valle, ma non ho resistito alla tentazione di condividere il suo sguardo simpatico e circospetto.