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“Gatto a distanza” di Grazia Ciavatta, Piemme

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

gattodistanzaL’amicizia tra bambini e animali è un tema classico della letteratura per ragazzi proprio perché importante e di spicco, durante l’infanzia, è il legame che unisce i piccoli agli amici a quattro zampe.
Non perché non lo sia anche successivamente, ma nelle prime fasi della vita questo rapporto sovente si mostra salvifico e sempre fonte di gioco e crescita, soprattutto emotiva.
Ai bimbi che già godono della compagnia di una animale si aggiungono quelli che la desidererebbero, quindi, per la maggior parte dei ragazzini lo scambio ludico e affettivo con una bestiola è parte viva della realtà o dell’immaginario.
Per questi motivi, spesso i libri dove i protagonisti sono bambini e compagni pelosi – o pennuti – riscontrano successo tra i giovanissimi lettori.
Meglio ovviamente se sono sostenuti da una prosa godibile, leggera ma non banale e portatori di una storia interessante e originale, tra le cui vicende si rivela anche un messaggio importante, di sostegno e incoraggiamento alla crescita.

E’ questo il caso di “Gatto a distanza” di Grazia Ciavatta, edito da Piemme e vincitore nel 2012 del Premio Letterario Il Battello a Vapore (nella cui omonima, e ben nota, collana il libro è incluso).
Un racconto delicato, piacevole, lieve d’atmosfera ma non privo di note intelligenti di profondità, narrato con un’attenzione sensibile all’animo infantile.
I protagonisti, gatto e bambina, vengono seguiti alternatamente, capitolo dopo capitolo, mettendo sotto la luce dell’attenzione prima l’uno poi l’altro, parallelamente, fin quando le rispettive vicende non s’incontrano e si danno vicendevolmente senso ed epilogo.

Un cucciolo di micio è in viaggio su un furgoncino verso la casa designata a lui e ai suoi fratelli per l’adozione. Proviene da una fattoria, dove è nato, e conosce solo la sua mamma, il buon fattore che l’ha accudito e i giochi sereni all’aria aperta assieme al resto della cucciolata.
Durante il percorso, purtroppo, una buca incontra la ruota della vettura e nell’urto il gattino è sbalzato fuori mentre il resto del convoglio, ignaro, procede la sua marcia.
Dapprincipio il piccolo, pur sperso, non si perde d’animo convinto che i fratellini, una volta accortisi dell’accaduto, torneranno a prenderlo.
Per gioco e per curiosità si arrampica su una catasta di legna da ardere che lo porta fin sul tetto in lamiera di un vecchio garage. E lì si appisola.
Il risveglio che lo attende non è però, ahimè, felice: la scala fatta di tronchi durante il suo sonno è stata rimossa e, nel tentativo di balzare giù – come ogni gatto farebbe, con agilità e noncuranza – il cucciolo si accorge di…soffrire di vertigini!
Fatto insolito per un felino, così assurdo da suscitare perfino l’ilarità dei piccioni. Ma c’è poco da fare: il micetto è prigioniero del tetto, solo, senza cibo e per giunta sta arrivando l’inverno.
Non gli resta che piangere, disperato, per giorni e per notti, disturbando e tenendo sveglio tutto il quartiere.

E’ a questo punto che le vicende del gatto– diciamocelo, un tantino sventurate – si incrociano con quelle di Martina e Celeste, due bambine di nove anni che abitano vicino al garage.
Martina e Celeste, mora l’una e bionda l’altra, sono amiche per la pelle anche se diverse di carattere. Tranquilla la prima, peperina la seconda.
Martina vive una momento molto difficile e delicato avendo perso il papà in seguito ad una brutta malattia. Celeste è energica e un po’ prepotente, desidera tantissimo un cane al punto da averne inventato uno come amico immaginario. Nella realtà invece è appena diventata secondogenita, con un fratellino neonato – soprannominato Quello – che tollera poco.

Martina, appassionata di mici, si prende subito carico del caso del gatto bloccato sul tetto e, tirata dentro la questione una recalcitrante Celeste, dopo aver tentato di coinvolgere parenti e vicini in un improbabile salvataggio, decide di “adottarlo a distanza”, di curarlo cioè, da balcone a tetto, intessendo con lui una rapporto d’affetto intenso e ricambiato.
Cresceranno piano piano, sia il gatto che le bambine, ciascuno a suo modo, secondo le proprie necessità ma venendosi incontro.
Tutti e tre impareranno il valore dell’amicizia, la capacità di affidarsi, il coraggio di sfidare – e superare – le proprie paure.
E, dopo alcune peripezie, saranno ricompensati da un commovente lieto fine.

Pochi personaggi ma tutti ben caratterizzati, realistici perfino, soprattutto nelle loro imperfezioni, piccole scontrosità, difetti, che non impediscono ma anzi permettono il miglioramento e la crescita.

Diventare grandi infondo è un percorso disseminato di molti ostacoli, sovente arrendersi, ritirarsi è il primo istinto. Chiudersi agli altri, essere aggressivi, non affrontare la propria interiorità non sono sintomi di debolezza o cattiveria ma quasi sempre denotano una volontà non ancora matura, che non ha ancora ben formato le sue ali per spiccare il volo.
Ci vogliono pazienza e cura; poi, tramite gli altri, gli affetti, le amicizie importanti si può acquisire il coraggio, si può comprendere l’importanza di un tuffo, di un salto e con timore, ma fiducia, affrontarlo.

Un piccolo delizioso romanzo ricco di positività, che pare incitare i bambini, sostenerli, comprenderli, incoraggiarli. Pagine tenere ma vigorose, leggere ma significative.
Un’ottima lettura per chi si confronta con la fatica del crescere, con quella di alimentare e mantenere i rapporti di amicizia e per chi cerca strade per tirare fuori le proprie emozioni.
Ma anche per i giovani lettori che amano gli animali, meglio se buffi e simpatici, e le storie che si leggono d’un soffio.

Allegre e fresche le illustrazioni di Donata Pizzato animano le pagine incontrando perfettamente il testo sul terreno felice della dolcezza e della vivacità.
Divertenti e briose, si affacciano tra le pagine rendendo i personaggi ancora più simpatici e vivi e aggiungendo una nota di scanzonatezza e giocosità che impreziosisce e allieta.

(età consigliata: da 8 anni)

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